Il 20 novembre si è tenuta al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite una sessione speciale di tre ore su di un insolito tema: “Promuovere il mantenimento della pace attraverso lo sviluppo comune”. La sessione era stata convocata dalla Cina, che detiene la presidenza di turno a novembre, e riflette la crescente presa sulle popolazioni del principio fondamentale al centro della scienza dell’economia fisica di Lyndon LaRouche (foto).
I lavori si sono aperti con tre relatori invitati dalla presidenza: il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres, il Presidente della New Development Bank Dilma Rousseff e il Direttore del Centro per lo Sviluppo Sostenibile della Columbia University, nonché docente nello stesso ateneo, Jeffrey Sachs. Essi, così come molti dei diplomatici intervenuti successivamente, hanno fatto riferimento all’evidente associazione sociologica tra povertà, instabilità e potenziale conflitto. Ma durante la sessione speciale sono stati messi in evidenza diversi altri punti.
Dilma Rousseff, il testo integrale del cui intervento non è disponibile, ha spezzato una lancia a favore della riforma delle istituzioni di Bretton Woods (FMI, Banca Mondiale, OMC), che hanno “aumentato la fragilità sociale”, mentre le normative finanziarie internazionali non sono riuscite ad impedire la crescita di bolle speculative o problemi generati dalla eccessiva liquidità. La Rousseff ha inoltre denunciato la duplicità di pesi e misure applicati durante le crisi a seconda dei casi.
Il professor Sachs ha sottolineato che “tutte e quattro le guerre in corso [Ucraina, Palestina, Siria, regione del Sahel] potrebbero concludersi rapidamente con un accordo in seno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite… affrontando i fattori economici e politici sottostanti”. Sachs ha affermato che “il Consiglio di Sicurezza dovrebbe istituire un Fondo per la pace e lo sviluppo” e, in particolare per il lungo conflitto del Sahel, ha chiesto “finanziamenti esterni” per l’elettrificazione, le infrastrutture stradali, ferroviarie e per l’istruzione.
L’ambasciatore cinese presso le Nazioni Unite Zhang Jun ha osservato nel suo intervento che “pace, sviluppo e diritti umani sono i tre pilastri delle Nazioni Unite. Tra questi, lo sviluppo è la chiave principale per risolvere tutti i problemi e costituisce la base per promuovere la pace e proteggere i diritti umani”.
Il rappresentante dell’UE Olof Skoog ha parlato del legame tra sviluppo e sicurezza, ma ha subito aggiunto che “non dovremmo dimenticare i diritti umani”. Come sanno i paesi in via di sviluppo, questa è la solita frase ad effetto usata da Bruxelles per giustificare la negazione di fondi per infrastrutture e progetti di sviluppo…
Una posizione diversa è stata espressa dall’ambasciatore russo Vassily Nebenzia, secondo il quale il suo paese pone al primo posto, nella politica di aiuti allo sviluppo, “il trasferimento di tecnologia e competenze senza precondizioni ai paesi più poveri e vulnerabili e lo sviluppo dell’industria e delle infrastrutture critiche”. La Russia è coinvolta in progetti nei settori dell’industrializzazione, della digitalizzazione, dell’agricoltura… e della produzione di energia elettrica”.