Poteva essere una grande opportunità per gli Stati Uniti di fare un passo avanti in uno spirito di collaborazione ed amicizia, per affrontare i problemi dell’emisfero occidentale, tra cui le profonde turbolenze economiche, politiche e sociali. Invece, l’amministrazione Biden-Harris si è resa responsabile di un desolante flop al Vertice delle Americhe, tenutosi a Los Angeles dal 6 al 10 giugno, al quale si sono presentati solo 23 dei 35 capi di Stato iberoamericani e caraibici.
Washington aveva annunciato unilateralmente quali governi potevano o non potevano partecipare, escludendo così gli “autoritari” Cuba, Nicaragua e Venezuela e scatenando la rivolta di numerosi capi di Stato che hanno minacciato di disertare il vertice. Il Presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador (AMLO, vedi foto) ha avvertito che non avrebbe partecipato, a meno che gli Stati Uniti non avessero invertito la loro politica di esclusione, e dal momento che non l’hanno fatto, ha mantenuto la parola data, il che è stato un duro colpo personale per il Presidente Biden.
Un altro duro colpo è venuto dall’assenza dei presidenti di El Salvador, Guatemala e Honduras, tutti cruciali per affrontare il problema migratorio che preoccupa l’amministrazione Biden. Il presidente argentino Alberto Fernandez ha partecipato, ma ha osservato in modo acuto durante la sessione plenaria del 9 giugno: “È chiaro che avremmo voluto un altro tipo di Vertice delle Americhe. Il silenzio degli assenti è molto rumoroso… Intendo stabilire per il futuro che indire un vertice non dà il diritto di imporre ‘diritti di ammissione’ ai paesi membri”.
Solo grazie a forti pressioni, minacce e lusinghe, l’amministrazione è riuscita a convincere altri capi di Stato a partecipare, offrendo incontri bilaterali con Biden come contentino. Ma non c’era nulla di buono nell’imbarazzante collezione di “iniziative” che sono state offerte loro, anche se Washington, non solo sosteneva che porteranno un’enorme prosperità nella regione, ma ha assurdamente sostenuto che sarebbero state di gran lunga superiori a qualsiasi cosa che la Iniziativa Belt and Road della Cina potesse offrire. In realtà, la “Partnership delle Americhe per la prosperità economica” proposta da Biden e le altre misure per combattere la migrazione si riducono alla promozione del liberismo, della decarbonizzazione e dell'”energia pulita” e di più investimenti privati, ma senza crediti produttivi per lo sviluppo delle infrastrutture. È un tentativo grossolano di rinchiudere le nazioni delle Americhe nel mondo unipolare che sta affondando.
La ribellione contro l’ordine imperiale “basato sulle regole” è in corso in altre regioni del mondo e la tipica arroganza di Washington nei confronti delle nazioni delle Americhe spingerà molte altre di loro nella stessa direzione. Venti Paesi iberoamericani e caraibici hanno già aderito alla BRI, e Cuba e Venezuela stanno cercando di stringere legami con l’Unione economica eurasiatica, il blocco economico guidato dalla Russia strettamente integrato con l’Iniziativa Belt and Road.