Il primo luglio scorso con una vittoria schiacciante il progressista Andrés Manuel López Obrador è stato eletto Presidente del Messico. Che cosa implica questo per i rapporti con gli Stati Uniti, che erano allo stallo dall’elezione di Trump e per via delle schermaglie retoriche sull’immigrazione, e per il futuro del North American Free Trade Agreement (NAFTA)?

Trump ha mandato un messaggio di congratulazioni a Obrador dicendosi pronto alla cooperazione in progetti congiunti di sviluppo, altra dimostrazione che il “modello di Singapore”, quello di usare il dialogo per trasformare rapporti di inimicizia in una collaborazione positiva, ha applicazioni uni-versali. Obrador ha risposto di essere disponibile per un’ampia discussione, anche sull’immigrazione e sul NAFTA. Ha aggiunto che tale discussione dovrebbe includere il tema della povertà nei Paesi a Sud del Messico, come Guatemala, El Salvador e Honduras, responsabile del recente flusso di migranti dal Messico agli Stati Uniti. Il Segretario di Stato americano Pompeo è stato a Città del Messico, confermando nei suoi colloqui con funzionari del nuovo governo che Trump è disposto a partecipare a progetti congiunti.

La questione è come procedere: è possibile “riformare” pessime idee, come il NAFTA, che ha danneggiato l’economia sia degli Stati Uniti sia del Messico, e renderle meno dannose?

Ovviamente no! Kesha Rogers (foto), candidata indipendente al Congresso nella IX circoscrizione del Texas, ha lanciato una proposta definita “un’idea brillante” da Helga Zepp-LaRouche, presidente dello Schiller Institute. La Rogers, la cui candidatura viene sostenuta dal LaRouchePAC, vinse due volte le primarie per la nomina democratica al Congresso. La sua proposta è di sostituire il trattato NAFTA con il trattato NABRI — North American Belt-and-Road Initiative, ovvero l’Iniziativa Belt and Road Nord Americana. Partendo dall’invito di López Obrador agli Stati Uniti a investire in progetti infrastrutturali in Messico, la Rogers ha dichiarato che la strategia usata dalla Cina per alleviare la povertà, investendo nella costruzione di “corridoi di sviluppo e nell’ammodernamento dei porti”, funziona non solo in Cina, ma sta trasformando l’Africa. Perché non applicarla alle esigenze del Messico e dell’America centrale, dove i cinesi sono già presenti, e anche degli Stati Uniti, le cui città hanno visto aumentare la povertà man mano che i centri urbani e industriali venivano distrutti dagli effetti degli accordi di libero scambio, dalla speculazione finanziaria e dall’austerità?

La Rogers ha aggiunto che se Trump adottasse una politica creditizia hamiltoniana per finanziare lo sviluppo infrastrutturale negli Stati Uniti e nel Messico in collaborazione con la Cina, gli Stati Uniti potrebbero eliminare la povertà entro il 2030, affrontando al contempo le cause dell’immigrazione dalle nazioni limitrofe distrutte da anni di politiche imposte dal Fondo Monetario Internazionale. Nella sua dichiarazione, la Rogers conclude: “Mi candido al Congresso con i pieni impegno e determinazione a portare gli Stati Uniti verso un futuro luminoso di cooperazione e sradicamento della povertà una volta per tutte”.