Il 21 novembre il governo ucraino ha bruscamente interrotto i preparativi per aderire ad un accordo di associazione con l’UE, che avrebbe dovuto essere firmato dal Presidente Viktor Janukovyč al vertice di Vilna del 29 novembre. Kiev ha motivato la decisione con “gli interessi di sicurezza nazionale dell’Ucraina”.

Infatti, il nocciolo delle 1200 pagine della bozza era un “accordo di libero scambio profondo e completo”, che avrebbe eliminato le protezioni per ciò che rimane dell’industria ucraina, già saccheggiata dal processo di privatizzazione degli anni Novanta e dai termini di ammissione all’Organizzazione Mondiale del Commercio nel 2008.

Il Vicepremier ucraino Yurij Bojko ha dichiarato che l’Ucraina non può permettersi di rinunciare alle relazioni commerciali con la Russia, e che né l’UE né il FMI sono pronti a compensarne la perdita. Mentre l’UE ha promesso vagamente di spingere il FMI a garantire fondi nel caso che la Russia imponga sanzioni, Bojko è stato brusco: “Non facciamo affidamento su alcun denaro del FMI, da quando il FMI ci ha chiesto in contropartita di aumentare del 40% le tariffe ai privati e di congelare i salari”.

Il Primo ministro Mykola Azarov ha notato che l’anno scorso, mentre si lavorava ai preparativi per l’accordo con l’UE, il commercio tra l’Ucraina e i mercati della CIS (i paesi dell’ex Unione Sovietica) è calato del 25 per cento. “Si tratta di una perdita economica significativa per noi… nella stesura del bilancio le cifre per il 2014 dipenderanno da quanto siamo capaci di creare una reciproca intesa con la Russia”, ha detto.

Come ha sottolineato Natalia Vitrenko, capo del Partito Socialista Progressista, il sessanta per cento delle esportazioni ucraine in Russia e nella CIS consiste in beni finiti, contro il diciotto per cento nell’UE. Ella ha ammonito che l’adeguamento ai circa ventimila standard dell’UE, previsto dall’accordo di associazione, sarebbe costato 160 miliardi e avrebbe inferto un duro colpo all’economia ucraina, provocando chiusure di stabilimenti, disoccupazione e indigenza.

Il governo ha annunciato di aver commissionato studi dettagliati su come il paese possa ripristinare le capacità produttive perdute e “creare un mercato domestico in grado di assicurare le relazioni tra l’Ucraina e i membri dell’UE su base paritaria”. Intanto, ripartono i negoziati con l’Unione Doganale Eurasiatica (Russia, Bielorussia e Kazakistan).

Nei giorni successivi, Azarov ha detto che la sospensione dei negoziati era solo “tattica”, e che per la fine dell’anno potrebbe essere firmato un accordo. Tuttavia, ha affermato, l’UE non provi a “costringere l’Ucraina ad accettare i suoi termini con ultimatum e pressioni”.