Pubblichiamo la lettera dell’ex Ministro della Giustizia Ramsey Clark al Ministro della Giustizia Janet Reno trasmessa il 26 aprile 1995, che dimostra come quello contro LaRouche fu un processo motivato politicamente.

Egregio Ministro della Giustizia Reno,

sono stato avvocato difensore in questo processo dall’indomani della sentenza del gennaio 1990 a carico degli imputati e nel processo di appello e nelle successive mozioni e appelli nel procedimento previsto dall’art. 28 della Costituzione degli Stati Uniti, par. 2255 e dal F.R.Cr.P. Rule 33. Mi rivolgo direttamente a Lei, poiché credo esso implichi un ampio ventaglio di condotte malevole e abusi di potere, deliberati e sistematici, esercitati per un periodo di tempo e con sforzi di distruzione di un movimento politico e della sua guida, più estesi che in qualunque altro processo federale di cui sono a conoscenza. Tre tribunali hanno già condannato la condotta del Ministero in questa campagna persecutoria. Il risultato sono stati abusi giudiziari che, al momento, possono essere corretti soltanto tramite una revisione obiettiva e un’azione coraggiosa da parte del Ministero della Giustizia.

Come Lei ricorderà, nell’agosto 1993, un collega avvocato ed io richiedemmo una revisione del processo e lo stralcio o l’emendamento della decisione n. 792 del Ministero di sottoporre gli imputati alla commissione per la libertà condizionata. Entrambe le richieste furono respinte all’epoca, da Laurence A. Urgenson, sottosegretario al Ministero della Giustizia, il quale sostenne che la questione era stata lasciata al giudizio della Corte d’Appello del Quarto Distretto e che qualunque revisione direttoriale non dovesse interferire con la revisione giuridica.

L’appello è stato rifiutato e nessun’altra azione giudiziaria è in esame o prevista. Tutte le azioni tramite le quali chiediamo la revisione ebbero luogo sotto la precedente Amministrazione e il Sig. LaRouche e i suoi co-imputati sono in libertà vigilata oppure hanno concluso il proprio periodo di detenzione. Una revisione completa rimane tuttavia vitale, per via della gravità delle violazioni, dei precedenti che esse potrebbero avere sulla futura condotta del Ministero se non fossero affrontate, del prezzo di questa manifestazione di ingiustizia e del fatto che altri imputati giudicati dallo Stato delle Virginia, nell’operazione congiunta statale e federale, sono in carcere e stanno scontando sentenze draconiane, per le quali nutrono scarse speranze di essere rilasciati, a meno che non vengano riconosciuti gli abusi giudiziario commessi nei loro confronti ai diversi livelli governativi.

A causa della decennale vendetta contro di lui, sono anche preoccupato, in ragione degli eventi recenti che potrebbero minacciare l’azione della commissione sulla libertà vigilata, che questo possa mettere in discussione la libertà vigilata di LaRouche.

L’inchiesta che portò all’incriminazione di LaRouche et al. fu resa pubblica alla fine dell’ottobre 1984, quando il Ministro [della Giustizia] del Massachussetts William Weld tenne una conferenza stampa per annunciarne l’inizio, riferendosi alle accuse trasmesse dalla NBC TV di Boston. Nei fatti la persecuzione e le inchieste dei federali erano iniziate anni prima di questa accusa pubblica.

Il 6 ottobre 1986 le imputazioni furono presentate a Boston contro alcuni dirigenti del partito politico del Sig. LaRouche. Simultaneamente, fu condotta una perquisizione di due giorni, che coinvolse quattrocento agenti della pubblica sicurezza, degli uffici di diverse società associate al movimento politico dai quali furono sequestrati due milioni di documenti. L’indagine continuò e il Sig. LaRouche stesso fu infine imputato una seconda volta nel luglio 1987; il 4 maggio 1988 il processo fu annullato per vizio di forma. Durante il periodo intercorso William Weld era sottosegretario per la sezione penale, dove sovraintese alla prosecuzione ministeriale di Lyndon LaRouche.

Dopo l’annullamento del processo di Boston, con una decisione sulla mozione riguardante la scorrettezza procedurale, il giudice Robert Keeton rilevò per la prima volta il comportamento oltraggioso del governo. Anche se negò la revisione del processo, dichiarò che fossero state commesse “scorrettezze procedurali e istituzionali”. In un giudizio successivo al processo il giudice Keeton rilevò che l’agente dell’FBI Richard Egan aveva distrutto dei documenti in modo improprio e in “piena violazione” del diritto ad un equo processo in tribunale.

Nonostante il fatto che il processo di Boston fosse previsto per il 3 gennaio 1989, il Ministero della Giustizia decise di trovare una sede e una teoria legale più favorevoli, dunque frettolosamente passò a un’imputazione presso il Distretto orientale della Virginia il 14 ottobre 1988. Cinque settimane dopo il processo cominciava nel “frettoloso tribunale” di Alexandria, il 21 novembre 1988. Quattro settimane dopo tutti gli imputati, il Sig. LaRouche compreso, furono incarcerati. Il tribunale del Quarto Distretto negò l’appello e altri rimedi giudiziari.
Durante l’inchiesta federale di Boston, il governo aveva cercato di infliggere sanzioni contro le società associate al movimento politico. Le sanzioni, che superavano i 20 milioni di dollari, furono la base sulla quale l’ufficio del Ministro per il Distretto orientale della Virginia impose senza precedenti e in modo illegittimo la bancarotta della società sanzionate nel 1987. Il Ministero non intendeva raccogliere denaro, ma far tacere voci e distruggere un movimento. Il governo, ex parte, cercò e ricevette un ordine di effettiva chiusura delle società editoriali, tutte oggetto del primo emendamento costituzionale, impedendo in modo efficace l’ulteriore solvibilità dei loro debiti. Una piccola posizione debitoria costituì la base di tutte le imputazioni in Virginia. Il tribunale fallimentare aveva reso impossibile il ripagamento del debito verso pochi creditori che avrebbero potuto protestare presso il governo. Quando il tribunale fallimentare sentenziò in modo definitivo nel 1989, dopo che gli imputati erano già stati incarcerati ad Alexandria, archiviò il caso. Il tribunale giunse alla conclusione che il governo avesse operato in “obiettiva mala fede” e con una “frode costruttiva della corte” sottoponendo un procedimento involontario. Le attività editoriali non furono mai riavviate.

Così, il governo creò un bacino di creditori che non poterono, per via legale, essere ripagati dai debitori, e da questo bacino scelsero un piccolo gruppo di creditori presentati al processo come vittime, chiedendo loro se fossero stati rimborsati. Dovettero ricorrere a questo stratagemma perché se fosse stato provato che il debito veniva ripagato non avrebbe avuto alcun senso istruire un processo. I pagamenti erano stati fatti fino al momento della bancarotta forzata, ma furono resi impossibili successivamente, con la chiara intenzione di far procedere l’accusa penale, come in seguito dimostrarono i documenti resi pubblici grazie al Freedom of Information Act e dalle dichiarazioni rese dal sottosegretario John Markham.

Il 18 febbraio 1995 su rilevata la terza grave scorrettezza procedurale da parte del giudice della corte suprema di New York, che emise una sentenza sulle violazioni commesse da Brady e Rosario durante un processo correlato. Dopo una “udienza per indagare sui rapporti e l’estensione della cooperazione tra la pubblica accusa federale in Virginia e la pubblica accusa a New York…”, il tribunale rimandò a un nuovo processo, ritenendo che:

Tutte le dette circostanze suggeriscono uno sforzo meticoloso e calcolato dell’uso contro gli imputati di enormi quantità di informazioni che la pubblica accusa [federale] in Virginia aveva reso disponibili al Ministro della Giustizia di New York senza l’onere di rivelare prove scagionanti o altre informazioni pertinenti che la pubblica accusa di New York ha l’obbligo di mettere a disposizione della difesa. Queste circostanze fanno pensare a un’inferenza di congiura per colpire gli imputati a qualunque costo sia qui sia in Virginia.

Processo n. 8654/87, Popolo contro Robert Primack et al., della corte suprema di New York, Contea di New York, Parte 81/83, opinione di Crane, J., 2/16/95.

Il giudice di New York Crane giudicò anche la veridicità delle testimonianze dell’agente speciale dell’FBI Klund, un agente coinvolto nelle indagini su LaRouche:

… la corte respinge la spiegazione dell’agente Klund che la sua tabella fu distrutta dalla fotocopiatrice. La corte trova dolorosamente ovvio che… la sua speculazione sotto testimonianza mirava a proteggere il segreto di questi resoconti [delle dichiarazioni di 302 testimoni fatte all’FBI].

In connessione con la mozione 2255 degli imputati nel Distretto orientale della Virginia, sei volumi di nuove prove furono aggiunti in appendice. Questi materiali comprendevano 83 indizi, scoperti dopo il processo, relativi agli abusi giudiziari commessi dal governo. Questo materiale, che non è mai stato passato in serio esame, rivela una serie di scorrettezze procedurali, tre le quali:

* falsificazione di fatti materiali [eviolazioni di Brady da parte della pubblica accusa;

* occultamento alla pubblica accusa di materiale rilevante da parte dell’FBI per impedirne la scoperta;

* perquisizioni e sequestri illegittimi da parte degli agenti governativi;

* corruzione e condono dello spergiuro;

* manomissione di testimonianze; mancanza di rispetto di promesse, premi e inviti allo spergiuro nei confronti dei teste

* uso improprio di materie civili per portare avanti un processo penale;

* negazione dell’esistenza di un dossier dell’FBI su Lyndon LaRouche e mancata trasmissione ex ordine esecutivo 12333 del dossier stesso;

* creazione di una campagna mediatica avversa tramite fughe di notizie e commenti non attribuiti [ai responsabili].

In breve, ciò dimostra la presenza di una congiura pervasiva e di un’azione concertata atta a ottenere quel che il giudice Crane rilevò, “colpire gli imputati a qualunque costo”, e quindi di insabbiare le prove scagionanti. Il fatto della motivazione politica in questa congiura è dimostrato in particolare da ciò che rivela la collaborazione tra il governo e gli antagonisti dichiarati di LaRouche e del suo movimento.

Questi materiali, uniti alle prove precedentemente disponibili degli abusi giudiziari, alle scoperte più recenti, alle sentenze giudiziarie sulle scorrettezze procedurali ed alla strabordante manifestazione di ingiustizia rendono indispensabile una revisione del processo, non soltanto per gli imputati, ma anche per il Ministero della Giustizia e per il pubblico.

Poiché Lei conosce meglio di tutti quale ufficio del Ministero possa condurre una revisione efficace, credo [di poter indicare] che esso dovrebbe essere un ufficio con la piena autorità ministeriale e che la Sezione penale sia inappropriata per via del suo coinvolgimento nel processo in tutti questi anni.

Presento questo caso a Lei direttamente non soltanto quale avvocato dei miei clienti, che credo siano vittime di un rozzo abuso di potere giudiziario da parte del governo, ma anche nella convinzione che rimediare a tali storture sia essenziale per la giustizia e per la fiducia nella nostre istituzioni. Vorrei discutere della questione con Lei. In quel momento porterei a Lei e all’ufficio da Lei designato i documenti a sostegno delle affermazioni contenute in questa lettera. Chiamerò il Suo ufficio per un appuntamento.

In fede,

Ramsey Clark

(Foto: Ramsey Clark col Presidente Johnson)