A ridosso del risultato delle regionali, il “partito del Britannia” ha lanciato un tentativo aperto (e altrettanto goffo) di rovesciare Matteo Salvini e portare la Lega in campo unionista europeo. A incaricarsi di illustrare il copione è stato Paolo Mieli, che giovedì 24 settembre ha concesso una lunga intervista all’HuffPost Italia, in cui ha sentenziato che i leghisti “devono fare una rivoluzione culturale … sennò inseguire i miti che hanno inseguito quest’anno, che furono i miti dell’estate del 2019, non servirà a niente … cambiare radicalmente l’atteggiamento nei confronti dell’Europa”. Salvini dovrà farlo “eliminando i personaggi che sono i più connotati da quelle politiche anti-europee” per poi farsi da parte: “Salvini e Meloni dovrebbero candidarsi rispettivamente a sindaco di Milano e sindaco di Roma”.
Per quanto il suggerimento di cambiare rotta e farsi da parte a un partito e a un gruppo dirigente che alle regionali ha conquistato seggi ovunque possa sembrare una barzelletta, ci ha pensato il numero due della Lega, Giancarlo Giorgetti, a far capire che il tentativo è serio. Precedendo di poche ore l’uscita di Mieli, Giorgetti ha dichiarato al Corriere della Sera che la Lega deve convertirsi all’Unionismo Europeo: “Se vorremo in futuro governare, Matteo dovrà incontrare Draghi e poi chiedere l’iscrizione al Ppe”.
Giorgetti ha usato come pretesto il voto del gruppo ID al Parlamento Europeo, sulla mozione Bielorussia, accusando il gruppo guidato dal leghista Marco Zanni di “non aver votato la mozione contro il dittatore Lukashenko”. Concetti ribaditi il giorno successivo in un’intervista a La Repubblica, in cui Giorgetti ha aperto al Recovery Fund e data per scontata l’adesione futura al gruppo PPE.
Giorgetti e Mieli si sono beccati una dura risposta da Leoniero Dertona, che scrivendo su scenarieconomici.it ha anche lanciato un avvertimento a Salvini.
“Giorgetti parla, ma non sembra aver letto la ‘Famosa’ mozione contro Lukashenko (O Lukashenka)”, scrive Dertona, “anzi appare proprio telecomandato dai poteri forti, in questo caso. Perchè se l’avesse letta saprebbe benissimo che era un documento essenzialmente falso. Indicare Putin come complice dei brogli in Bielorussia è una sfacciata falsità che viola la realtà dei fatti: 30 russi erano imprigionati dal governo Lukashenko proprio alla vigilia delle elezioni con l’accusa di essere dei mercenari al soldo di Mosca per far cadere il governo di Minsk. Il piccolo alleato aveva rifiutato seccamente l’autorizzazione a Putin per costruire una base aerea nel proprio territorio, ed erano evidenti i tentativi di Lukashenko per staccarsi dal proprio ingombrante vicino. Solo persone disinformate o francamente superficiali possono appoggiare una mozione che si basava su una sorta di falsa premessa secondo la quale Mosca e Minsk avevano tramato assieme per falsare le elezioni.”
È evidente il tentativo di addomesticare la Lega e imbarcarla in una grande coalizione che dovrà blindare il governo che aderirà al MES (e quindi alla Troika) e somministrando le “riforme” chieste dal Recovery Fund (peraltro già annunciate da Conte riguardo a pensioni e reddito di cittadinanza). Ma dietro a tutto ciò c’è l’estrema debolezza del governo Conte2. “Il problema per Mieli (e Giorgetti) – conclude Dertona – viene a sorgere se Salvini e Meloni non si tireranno indietro. Il Governo Conte è in via di implosione e le elezioni NON lo hanno rafforzato. Hanno ritardato il voto anticipato, questo si, ma non impediscono che a nuove elezioni si giunga con un governo diverso. anzi è molto probabile che, cancellata l’illusione “Recovery Fund”, Gualtieri e Conte esplodano come due palloncini troppo gonfiati. Se Salvini e Meloni non saranno inertizzati saranno loro a definire le strategie ed i partner, con grande scorno dei poteri sporchi.”