Tra le fonti più autorevoli che hanno sollevato dubbi sulla qualità dell’intelligence USA che ha motivato l’attacco contro il gen. Soleimani c’è il col. Lawrence Wilkerson, che fu capo dello staff del Segretario di Stato Colin Powell nel periodo che precedette la guerra in Irak e successivamente denunciò come “truffa” le famose prove presentate da Powell all’ONU e che egli stesso contribuì a preparare.
Riferendosi in particolare all’accusa del Vicepresidente Pence secondo cui l’Iran fu coinvolto negli attacchi dell’undici settembre, WIlkerson ha dichiarato: “Queste sono assurde menzogne”. Tutto ciò che va storto in Medio Oriente, ha detto Wilkerson, “lo hanno messo in moto gli USA quando invasero l’Iraq”.
Un interrogativo simile è stato sollevato dal giornalista Patrick Lawrence in un articolo pubblicato su Consortium News il 6 gennaio. Lawrence si chiede chi abbia ordinato l’assassinio di Soleimani: è stato Trump? O sono stati “gli iper-falchi nell’amministrazioni, capeggiati dal segretario di Stato Mike Pompeo e dal segretario alla Difesa Mark Esper”, che hanno nuovamente usurpato i poteri del presidente “in una chiara violazione della Costituzione”.
Lawrence è il giornalista che nel 2017, sul settimanale The Nation, scrisse che William Binney (ex NSA) aveva dimostrato che nel 2016 non erano stati degli “hacker russi” a introdursi nei computer del Comitato Nazionale Democratico. Questo quando nessun giornalista osava farlo per timore di rappresaglie.
Nel suo articolo su Consortium News, Lawrence passa in rassegna i continui sforzi di Trump per disimpegnare le forze USA dai cambiamenti di regime in tutto il mondo, dalla Corea del Nord al Venezuela, dalla Siria al Golfo Persico. In ognuno di questi casi, gli sforzi di Trump furono frustrati dall’ex consigliere per la Sicurezza John Bolton (foto), che spesso era in combutta con Pompeo, allora direttore della CIA.
 Lawrence è convinto che la mancanza di prove addotte per supportare l’accusa che il generale Soleimani stesse preparando attentati contro le truppe americane in Irak sia un indizio dell’esistenza di un “asse Pompeo-Esper” nell’amministrazione, che si coordina con il capo degli Stati Maggiori Riuniti Mark Milley per spingere gli Stati Uniti in una guerra.
Bolton, che è stato licenziato da Trump per averne sabotato il tentativo di risolvere diplomaticamente crisi come quella della Corea del Nord o dell’Iran, ha reagito all’uccisione di Soleimaini congratulandosi e scrivendo di sperare che “questo sia un primo passo verso il cambiamento di regime a Teheran”. Bolton è ancora na voce influente negli ambienti neocon che si oppongono all’intenzione di Trump di disimpegnarsi militarmente dal Medio Oriente.
Anahce se al Dipartimento di Stato e a quello della Difesa si sostiene che Trump ha dato l’ordine, scrive Lawrence, “se abbiamo appena assistito a ciò che ammonta a un golpe di palazzo eseguito da questi due ministeri, che valore hanno queste affermazioni?.. Esse sembrano un modo di non perdere la faccia di fronte ad una sfida temeraria e illegale alla sua autorità. Non dimentichiamo che Trump ha sempre favorito il negoziato invece che il conflitto con Teheran”.