di Aureliano Ferri

“La crisi dell’informazione, tra crollo finanziario e pericolo di guerra”, questo il titolo dell’incontro che lo scorso 28 marzo il professor Marcello Foa, intervistato da Pier Paolo Flammini di Piceno Oggi, ha affrontato ad Ascoli Piceno, un evento organizzato dall’associazione Piceno Tecnologie.

Come ha sottolineato nella sua introduzione Andrea Pomozzi, presidente di Piceno Tecnologie, l’informazione dovrebbe essere uno snodo importantissimo di un sistema democratico; se l’informazione è disfunzionale, la democrazia ne soffre o addirittura è in pericolo, specialmente quando si tratta di guerra o di scelte economiche che hanno un impatto molto forte sulle generazioni a venire.

Il professor Foa, che tiene un seguitissimo blog su Il Giornale, dirige il gruppo editoriale Corriere del Ticino ed insegna presso la facoltà di scienze della comunicazione della Svizzera Italiana, ha mostrato come nasce una notizia e quale sia il processo attraverso il quale essa diventa di massa, mettendo in luce le dinamiche che portano gli informatori di professione a posizionarsi all’interno di una cornice che, già nei primi minuti in cui la notizia circola, viene definita dai grandi media internazionali, spesso senza verificarne la veridicità.

Foa ha esplicitato la figura dello spin doctor, il professionista che si occupa della campagna elettorale di un politico, e che, invece di defilarsi una volta che il politico di riferimento viene eletto, rimane a svolgere un compito che è quello di influenzare l’opinione pubblica con le stesse tecniche che, in fase elettorale potrebbero anche essere lecite, ma poi non lo sono più.

Il professore ha portato alcuni esempi come quello della inesistente strage di Timisoara, delle bugie che hanno portato alla guerra in Iraq per poi mettere in evidenza l’insistenza dei media su un tema come quello dell’ISIS, anche utilizzando acriticamente i loro video palesemente truccati. Altro esempio è stato quello attualissimo dell’Ucraina dove i media occidentali hanno fatto passare per rivolta popolare un colpo di stato finanziato dagli USA, portato avanti anche con l’uso di milizie neo-naziste.

Sulle questioni economiche il problema è lo stesso. Riguardo gli squilibri creati dal sistema Euro o sulle cause stesse della crisi economica attuale, la disinformazione regna incontrastata così come sulla reale portata della disoccupazione (in Italia e all’estero), tema molto sentito dalla città di Ascoli, pesantemente colpita dalla crisi iniziata nel 2008, che ha avviato una serie lunghissima di chiusure e delocalizzazioni aziendali che hanno lasciato dietro una massa di disoccupati, in una delle zone, una volta, a più alto tasso di industrializzazione d’Italia.

Il professor Foa ha anche citato il caso della persecuzione giudiziaria a carico di Lyndon LaRouche, come un caso emblematico di manipolazione della verità su cui i media hanno speculato (e spesso speculano tuttora) senza cercare di valutare la bontà delle informazioni, in quanto provenienti da fonti istituzionali e pertanto ritenute “affidabili”, quando quelle stesse istituzioni avevano imbastito la persecuzione stessa.

Non sono mancate le note positive: il fatto stesso che si possano organizzare eventi del genere, la presenza crescente di informazione alternativa, anche di buona qualità, fa ben sperare per il futuro della democrazia, anche se occorre mantenere alta la guardia.