Diventando il primo paese europeo ad eseguire tamponi di massa, la Slovacchia ha appena completato il test di quasi tutta la popolazione sopra i dieci anni. Il programma, soprannominato “Responsabilità comune”, è iniziato il 23 ottobre nelle due regioni, Orava e Bardejov, con il maggior numero di casi Covid-19. Nei tre giorni del progetto pilota sono state sottoposte a tampone quasi 141.000 persone, ovvero il 91% degli aventi diritto. Nel resto del Paese, il test si è svolto il fine settimana successivo.
Il programma era volontario, ma il governo ha incoraggiato tutti coloro che hanno più di dieci anni a partecipare, con deroghe per alcuni gruppi (gli over 65 che passano la maggior parte del loro tempo a casa, i disabili, i malati di cancro, altri gruppi vulnerabili). Coloro che risultano positivi vanno in quarantena obbligatoria per dieci giorni e lo stesso fanno coloro che, pur non godendo della deroga, si rifiutano di partecipare. Come in tutti i test, l’idea è quella di identificare anche i casi asintomatici di infezione e quindi rompere le catene di trasmissione.
Complessivamente sono stati sottoposti a tampone circa 3,6 milioni di persone su una popolazione totale di 5,4 milioni. La decisione è stata presa a seguito di un improvviso e fortissimo aumento dei contagi a metà settembre, anche se il tasso è ancora al di sotto della media UE. Un secondo ciclo di test è stato effettuato il 7-8 novembre nelle regioni in cui il numero di casi positivi è stato il più alto.
L’esercito slovacco è stato incaricato della campagna di tamponi che ha richiesto il dispiegamento di circa 40.463 persone, tra cui 14.500 operatori sanitari e 6.319 soldati, in quasi 5.000 località in tutto il paese. I test rapidi antigenici che sono stati utilizzati possono fornire risultati in pochi minuti e sono più economici rispetto ai test di diagnostica molecolare (PCR), che devono essere esaminati in laboratorio, ma la loro affidabilità è bassa. Mentre i test PCR cercano il materiale genetico del virus, il test antigenico cerca pezzi di proteine del virus.
Il resto d’Europa è rimasto finora molto indietro in termini di test di massa per il COVID-19. Un’eccezione, tuttavia, è la città di Liverpool, nel Regno Unito, dove è stato avviato un programma sperimentale. I test sono iniziati il 7 novembre e offriranno un mix di test molecolari e test rapidi volontari a tutti i residenti, circa mezzo milione. Le persone in luoghi ad alto rischio (scuole, ospedali, case di riposo) possono essere sottoposte a test una volta alla settimana. Liverpool è stata scelta per il progetto pilota perché un terzo dei pazienti ricoverati ha contratto il virus, il che significa che è stato raggiunto il livello di allarme rosso.
Nel frattempo, la pandemia continua a diffondersi ad un ritmo allarmante in molti paesi europei. Il sistema sanitario francese è totalmente in sovraccarico a causa della mancanza di strutture ospedaliere, ma ancor più per la mancanza di personale qualificato. In Italia i pronto soccorso sono sotto forte stress a causa della carenza di medicina territoriale, e si stanno riempiendo anche le terapie intensive di alcune regioni. In Germania la pressione sulle strutture ospedaliere è minore, ma preoccupante, soprattutto per la carenza di personale.