Quando fu introdotto nel 2008, il pacchetto iniziale di 700 miliardi di dollari per il salvataggio degli istituti finanziari scatenò un forte contraccolpo. Il fondo, denominato TARP – il Troubled Asset Relief Plan – fu correttamente visto come un salvataggio degli speculatori, che avevano creato una bolla delle cartolarizzazioni immobiliari su una bolla insostenibile dei prezzi delle abitazioni. Quando questa bolla scoppiò e Lehman Brothers fallì, divenne chiaro che molti altri istituti erano nella medesima condizione e fu presa la decisione di salvare l’intero sistema finanziario in bancarotta. Allo stesso tempo, nulla fu pianificato per proteggere i proprietari delle case, che erano intrappolati in ipoteche impagabili, e più di sette milioni di famiglie persero la casa.
Vi furono dure proteste espresse sia dai cosiddetti conservatori sia da parte della sinistra che marciava sotto la bandiera di Occupy Wall Street. La mobilitazione intimidì i membri del Congresso e il progetto di legge iniziale di salvataggio fu bocciato dalla Camera dei Rappresentanti. Dopo una forte pressione da parte della squadra del Presidente George W. Bush, con il pieno sostegno dei candidati presidenziali John McCain e Barack Obama, il disegno di legge fu ripresentato e la seconda volta fu approvato.
In totale, si stima che il salvataggio totale cumulativo sia stato di oltre 23.000 miliardi di dollari, salvataggio che ha dato vita a nuove bolle, sostenute nell’ultimo decennio dal Quantitative Easing, da tassi di interesse zero o negativi, ecc. Queste nuove bolle sono ora scoppiate.
Eppure, oggi viene seguito lo stesso copione. La Camera dei Rappresentanti ha appena approvato, con un solo voto negativo, un progetto di legge di aiuti per 2.200 miliardi di dollari. Anche se contiene fondi per la sanità pubblica e aiuti per milioni di persone perdenti il lavoro e per le imprese, quasi un quarto dei fondi di quel disegno di legge andrà ai salvataggi bancari, insieme ad oltre 4.000 miliardi di dollari di fondi della Federal Reserve, che saranno regalati agli speculatori.
Tuttavia, il presidente Trump è intervenuto con un’azione che potrebbe cambiare il copione: scrivendo su twitter.com il 31 marzo, ha chiesto un disegno di legge “BIG & BOLD” per 2.000 miliardi di dollari “destinati esclusivamente ai posti di lavoro e alla ricostruzione di quelle che un tempo erano grandi infrastrutture”. Ciò indica che Trump è consapevole del fatto che le misure finora adottate non solo sono inadeguate a far fronte ai bisogni economici messi in luce dall’emergenza sanitaria, ma controproducenti per una ripresa dell’economia reale.
Durante la campagna elettorale del 2016 e nei primi giorni della sua presidenza, Trump aveva ripetutamente invitato i democratici a unirsi a lui nel ripristino delle infrastrutture americane in degrado, tra cui l’alta velocità ferroviaria, nuovi ed efficienti aeroporti, l’ammodernamento di strade e porti e le connessioni telematiche a banda larga. Purtroppo si è scontrato con la stessa ottusità ideologica che ha creato la crisi, ovvero il dogma neoliberista che dominava entrambi i partiti. Secondo tale dogma questi programmi devono “pagarsi da soli” e rispettare le esigenze di austerità di un “pareggio di bilancio”. Entrambi i partiti sostengono una qualche forma di “partenariato pubblico-privato” per coprire i costi, il che significa inazione, dato che gli investitori privati cercano un rapido ritorno. Inoltre, i Democratici, che sostengono di voler finanziare le infrastrutture, chiedono che i fondi vadano a un Green New Deal, che in realtà accelererebbe il decadimento degli Stati Uniti facendone un cumulo di macerie post-industriali.