Esattamente come rintracciare il “Paziente 0” che per primo ha contratto un virus è una parte essenziale delle operazioni di contenimento epidemiologico, così lo è anche il tracciamento dell’origine delle operazioni virali di diffamazione e calunnia, al fine di metterle a tacere. Nel caso del format “Incolpa la Cina” che ha infettato gran parte della leadership repubblicana e connessi media “conservatori”, l’eliminazione di quel virus menticida ha fatto un passo avanti la scorsa settimana, quando Vanity Fair ha pubblicato un articolo che mappa il contagio fino alla sua fonte, mostrando il DNA del parassita. Come con in una serie di “malattie mortali” di questo tipo, la fonte è Londra.

Il 10 aprile Vanity Fair ha pubblicato un articolo dal titolo “Dentro la diffusione virale di una teoria sull’origine del Coronavirus”, in cui l’autore Joe Pompeo (nessuna parentela con il Segretario di Stato USA) ha tagliato la cacofonia del rumore e ha mappato la storia fino alla sua fonte: la “Calunnia 0”. La prima citazione che è riuscito a trovare è una storia pubblicata sul Mail Online (gestito dallo stesso editore del tabloid Mail on Sunday), che, ripescando un rapporto dalla rivista Nature del 2017 sul (allora) nuovo laboratorio di bio-ricerca di Wuhan, pacatamente osservava che “alcuni scienziati fuori dalla Cina si preoccupano della fuga di agenti patogeni”. Nature è stata ora costretta a includere un disclaimer su quell’articolo, affermando che “non ci sono prove” che questa “teoria non verificata” sia vera.

Il 26 gennaio, il Washington Times riprendeva il filo conduttore, sotto il titolo spaventoso di “Il coronavirus potrebbe aver avuto origine in un laboratorio collegato al programma di guerra biologica cinese”. Anche se questo articolo del neo-con Bill Gertz non fa menzione dell’articolo del Mail, include citazioni minacciose da diversi “esperti” di guerra biologica. Oggi, allo stesso modo, la storia del Times comprende un disclaimer che semplicemente diffonde paura: “L’origine esatta rimane oscura e gli esperti discutono se possa essere fuoriuscito da un laboratorio cinese”.

La calunnia ha raggiunto la propria condizione “virale”, infettando molti altri, nei mesi di febbraio e marzo. Diffondendosi attraverso blog, social media, un podcast di Steve Bannon che ha infettato facilmente il senatore Tom Cotton, persino gli articoli che la respingevano la aiutavano a diffondersi.

Nella sua rubrica del 2 aprile, “Come è iniziato il Covid-19? La storia della sua origine è traballante”, nel Washington Post , David Ignatius, collegato alla sicurezza nazionale, condannava per anmissione: “i funzionari dell’intelligence statunitense non pensano che la pandemia sia stata causata da intenzioni illecite, ma gli scienziati non escludono che un incidente in un laboratorio di ricerca a Wuhan … “

Il 4 aprile, il virus mutato è tornato alla sua fonte, quando Glen Owen ha scritto sul Daily Mail, assumendo un’aura di “verità”: “I ministri temono che la pandemia di coronavirus potrebbe essere stata causata da una perdita da un laboratorio cinese, può rivelare il Mail on Sunday. Importanti fonti del governo affermano che mentre ‘l’equilibrio dei pareri scientifici’ propende ancora per il fatto che il virus mortale sia stato trasmesso per la prima volta all’uomo da un mercato di animali vivi a Wuhan, una perdita da un laboratorio ‘non viene più messa da parte’”.

Le “fonti” a cui Owen fa riferimento nel suo articolo provengono da Cobra, il team di “esperti di sicurezza” che Boris Johnson ha messo insieme nel periodo di emergenza COVID-19 a marzo. Il Daily Mail, editore del Mail Online che ha dato origine a questo filone contagioso a gennaio, ha continuato a collaborare con la neo-conservatrice e anti-cinese Scoop Jackson Society, della cui nascita fu promotore l’ex capo dell’MI6 Sir Richard Dearlove.

La calunnia ” Incolpa la Cina”, che ora pare in circolazione senza freni, proveniva da Londra. È ora che venga messa in quarantena.