Col nuovo anno, tra il Meridiano di Greenwich e quello di Parigi si sono svolti scioperi e grandi manifestazioni per protestare contro l’inasprimento delle misure di austerità adottate a seguito del passaggio ad un’economia di guerra in tutta Europa. Proteste simili sono scoppiate in Danimarca e Germania.
In Francia, un movimento sostenuto, secondo i sondaggi, da due terzi della popolazione e in costante crescita è mobilitato contro la “riforma delle pensioni” che il presidente Emmanuel Macron e il suo governo insistono ad imporre. Mentre esige che i francesi lavorino più a lungo prima di avere diritto a tutte le prestazioni pensionistiche e paghino i prezzi dell’energia alle stelle, il governo sta per aumentare le spese militari di un terzo nei prossimi anni. Nel 2030, il bilancio militare sarà raddoppiato rispetto al 2017, anno in cui Macron salì all’Eliseo.
Il 31 gennaio, oltre due milioni di persone hanno aderito alle proteste in una forma o nell’altra (2,8 milioni, secondo il sindacato CGT), di cui 500.000 nella sola Parigi e decine di migliaia in città di medie dimensioni. Le proteste hanno causato gravi disagi ai trasporti, con la cancellazione di tre quarti dei treni in partenza dalla capitale. Secondo la CGT, nelle grandi raffinerie di petrolio e nei depositi di carburante della TotalEnergies, almeno il 75% dei lavoratori ha aderito allo sciopero, mentre le centrali elettriche hanno dovuto ridurre la produzione a causa del numero di lavoratori in agitazione presso la principale compagnia elettrica, EDF. Uno dei principali sindacati degli insegnanti riferisce che circa il 55% dei docenti delle scuole secondarie non si è presentato al lavoro. La CGT ha collegato le rivendicazioni alla guerra, criticando l’invio di altre armi all’Ucraina da parte dei paesi della NATO nella rivista Unité il 30 gennaio. La lotta per la pace in Ucraina e contro l’escalation militare, si legge, “è inseparabile dalle nostre lotte per il progresso sociale in Francia”.
Nel Regno Unito, il nuovo governo del primo ministro Rishi Sunak ha appena iniziato ad aumentare le spese militari, dopo aver aumentato le tasse, mentre le famiglie dei lavoratori affrontano un’inflazione a due cifre e scarsità di carburante. Dopo che, il 30 gennaio, la Camera dei Comuni ha approvato la legge sul “servizio minimo”, che mirava a depotenziare gli scioperi obbligando i dipendenti a recarsi al lavoro, mezzo milione di lavoratori ha incrociato le braccia (300.000 insegnanti, a cui si sono aggiunti 100.000 dipendenti pubblici, 100.000 conducenti di treni e autobus, 70.000 lavoratori universitari e molti altri). Gli autisti delle ambulanze e gli infermieri scioperano ad intervalli da mesi ed intendono continuare le proteste. Il 30 gennaio, il sottosegretario per le imprese e i mercati Kevin Hollinrake, criticando gli scioperi programmati, ha spiegato che “un aumento salariale dell’11%, corrispondente all’inflazione, per tutti i lavoratori del settore pubblico, costerebbe 28 miliardi di sterline”.
Questa cifra va vista in prospettiva. L’ex primo ministro Boris Johnson ha aumentato la spesa militare di 24 miliardi di sterline nel triennio 2019-22, e l’attuale governo propone di aumentarla di altri 157 miliardi di sterline nel periodo 2023-2030, con un incremento medio annuo di 20 miliardi di sterline (il 40%). Si tratta di una cifra di molto superiore all’11% di “aumento degli stipendi in linea con l’inflazione”, che Hollinrake trova così inaccettabile.