Quando la scorsa settimana il Segretario di Stato americano Rex Tillerson ha visitato Riad, la capitale dell’Arabia Saudita, ha assistito al varo del nuovo Consiglio iracheno-saudita, il cui scopo è quello di stabilire legami più stretti tra i due Paesi per contrastare l’influsso dell’Iran. La sua visita fa parte della “nuova strategia” dell’Amministrazione di Trump per contenere Teheran, ma è un’illusione cercare di fondarla sulla partnership tra Arabia Saudita e Iraq. Così come è irrealistico il piano di trasformazione del Consiglio per la Cooperazione nel Golfo in una sorta di nuova NATO locale per combattere il terrorismo nella regione e oltre.

Mentre Washington è ossessionata dall’Iran, gli attori locali cercano di andare oltre il conflitto tra sunniti e sciiti, e di stabilire un Iraq indipendente, libero dal controllo esterno di Iran, Arabia Saudita e Stati Uniti. Il Grande Ayatollah Ali al-Sistani, principale autorità religiosa sciita in Iraq e fervente patriota, preme affinché la Brigata Quds del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica Iraniani (IRGC) si ritiri dall’Iraq, ora che è stato sconfitto l’ISIS. Chiede anche che le milizie sciite nel Paese siano bandite o assorbite nell’esercito nazionale. La prossima primavera vi saranno le nuove elezioni e si spera che si presenti una lista elettorale della coalizione sunnita-sciita guidata dall’attuale Premier al-Abadi, che vuole essere rieletto. Anche se al-Abadi proviene dallo stesso Partito Da’wa dell’ex Premier Nouri al-Maliki, molto vicino all’Iran, vorrebbe diminuire l’influsso iraniano nel Paese. È alleato con alcuni politici sunniti e con il populista Muqtada al-Sadr, che è al comando di una base militare e cerca di eliminare l’influsso delle potenze straniere, inclusi gli Stati Uniti e l’Iran.

Anche la situazione in Siria va verso una nuova fase, da quando le Forze Democratiche Siriane (FDS) a guida curda e sostegno americano hanno preso il controllo dell’ex capitale dell’ISIS Raqqa alla fine di ottobre (nella foto). Fonti del Pentagono sottolineano che i russi sapevano della mossa delle FDS per occupare Raqqa e non hanno fanno alcun tentativo di interferire. Meno certa è la tenuta di un accordo tra Washington e Mosca sul destino futuro della Siria. Gli Stati Uniti vogliono impedire il consolidamento di un “corridoio sciita” che va da Teheran a Beirut passando per Damasco.

I funzionari militari russi, inoltre, hanno accusato Washington di aver consentito ai combattenti dell’ISIS di fuggire da Raqqa, perdendo l’occasione di sgominare i foreign fighter, inclusi i molti provenienti dalla regione caucasica della Russia, che ora cercheranno di tornare a casa e lanciare altri attentati contro Mosca.