La crescita del movimento indipendentista catalano è in gran parte conseguenza della politica di austerità imposta dall’Unione Europea e dalla BCE a seguito del crac finanziario del 2008 e dei salvataggi bancari. La disoccupazione supera il 20% (per i giovani il 50%) e molti lasciano il Paese in cerca di un lavoro.

Secondo la banca centrale spagnola, lo stato ha speso 54,3 miliardi per salvare le banche fallite, di cui solo 3,8 sono stati rimborsati e altri dieci si prevede rientrino nel futuro. Questo significa che i contribuenti hanno versato 40 miliardi per salvare le banche.

La Catalogna sta meglio di altre regioni della Spagna, ma la mancanza di una prospettiva e altre considerazioni politiche hanno alimentato lo scontento. La soluzione non sta in uno staterello indipendente.

Il 2 ottobre, all’indomani del referendum e della repressione brutale ordinata da Madrid, il Movimento di LaRouche in Spagna ha pubblicato una dichiarazione proponendo un paradigma diverso: “La vera secessione di cui si dovrebbe discutere in Spagna non è quella della Catalogna, che bene farebbe per solo i giochi geopolitici della City di Londra e di Wall Street, ma quella della Spagna dal sistema fallito e genocida dell’Unione Europea e della Troika, che è l’espressione europea del fallito sistema monetario le cui misure di austerità hanno lasciato milioni di spagnoli senza futuro. Una Spagna unita deve dichiarare la propria indipendenza, riappropriarsi della sovranità nazionale e unirsi alla Nuova Via della Seta”.

C’è un altro aspetto, meno ovvio, del proliferare di istanze separatiste in Europa, di cui ha parlato Karel Vereycken, ex portavoce elettorale di Jacques Cheminade, in un’intervista per Sputnik il 6 ottobre. Per gli irriducibili euristi nella tradizione di Leopold Kohr, un sodale di Winston Churchill, “i grandi stati nazionali europei devono essere frantumati in piccole entità di 5-8 milioni di abitanti, per far sì che la popolazione europea accetti un superstato sovrannazionale UE”, ha spiegato Vereycken. “Questo vale sia per la Catalogna sia per molte altre regioni, tra cui le Fiandre, la Scozia e la Lombardia”.

Questi piani esistono da decenni, ma ora diventano più o meno attuali a seconda delle circostanze. Per quanto riguarda la Spagna, non trascuriamo il fatto che il governo ha recentemente espresso l’intenzione di partecipare alla Belt and Road Initiative cinese, il che potrebbe costituire un casus belli per l’UE.

Intervento radiofonico su Radio Rai 1

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