L’avvertimento da parte della Commissione europea ad Elon Musk, secondo cui Twitter “deve obbedire alle regole dell’UE, altrimenti…”, non solo suona come un avvertimento mafioso, ma rivela la natura dittatoriale della censura imposta dalle istituzioni europee alla libertà di parola e di stampa. Inoltre, smaschera il ruolo della Commissione europea, che ha redatto il cosiddetto “codice di condotta sulla disinformazione”, presentandolo come se fosse stato adottato volontariamente dai social media e dai fact-checker.
Viene in mente la famosa scena del film di John Ford del 1949 “I Cavalieri del Nord Ovest”, in cui il capitano Nathan Brittles (John Wayne) dice al sergente Tyree (Ben Johnson): “Le ordino di offrirsi volontario”. Solo che nell’iconico film western, John Wayne ha sia l’autorità, che la giurisdizione per dare ordini. Non è il caso della Commissione UE, a meno che non si vogliano violare tutte le costituzioni nazionali e gli stessi Trattati UE.
In effetti, la farsa è iniziata nel 2018, quando la Commissione UE ha riunito i rappresentanti delle principali aziende tecnologiche e dell’industria pubblicitaria online per sviluppare un quadro “volontario” per combattere le cosiddette fake news. Siamo all’indomani della sorprendente vittoria di Donald Trump alle elezioni americane, ottenuta grazie all’uso massiccio dei social. Nella sua comunicazione al Parlamento europeo del 24 aprile dello stesso anno, la Commissione fece riferimento al World Economic Forum come primo ente a lanciare l’allarme nel 2014 e presentò linee guida dettagliate sulle quali basare i contenuti del codice. Di fatto li ha redatti. Tra i primi firmatari “volontari” del codice ci sono Facebook, Twitter e Mozilla.
Alla fine, nel 2021, la Commissione ha ritenuto che il sistema di censura non fosse abbastanza severo e ha pubblicato una “guida” per un “codice di condotta rafforzato”. Il documento si articolava nei seguenti punti:
“Maggiore partecipazione con impegni personalizzati
“Migliore demonetizzazione della disinformazione
“Garantire l’integrità dei servizi
“Migliorare l’empowerment degli utenti
“Aumentare la copertura del fact-checking e fornire un maggiore accesso ai dati ai ricercatori.
“Creare un quadro di monitoraggio più solido”.
(https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/library/guidance-strengthening-code-practice-disinformation)
Il Codice rafforzato è stato sottoscritto, sempre “volontariamente”, da 34 firmatari e promulgato il 16 giugno 2022. Nell’annunciare il nuovo Codice, la Commissione ha offerto una excusatio non petita: “Il Codice di condotta 2022 è il risultato del lavoro svolto dai firmatari. Spetta ai firmatari decidere quali impegni sottoscrivere ed è loro responsabilità garantire l’efficacia dell’attuazione dei loro impegni. Il Codice non è approvato dalla Commissione, che però ha definito le proprie aspettative nella Guida e ritiene che, nel complesso, il Codice le soddisfi”.
Se l’UE non “approva” il codice, che è un’iniziativa privata e “volontaria” dei firmatari, perché diavolo l’UE interferisce nella decisione volontaria di Twitter di abbandonare quelle linee guida? Naturalmente, la verità è che il Codice di condotta è la “Cosa Nostra” dell’UE. Il che solleva un interrogativo: comportandosi come il capitano Brittles nei confronti dei social media statunitensi, l’UE non ha forse interferito nel processo politico statunitense?