Il 19 dicembre è stato macchiato da due gravissimi attentati, l’assassinio dell’ambasciatore russo in Turchia ad Ankara e la strage al mercatino di Natale a Berlino. Il Presidente uscente degli Stati Uniti Barack Obama va inchiodato alle sue responsabilità.

Il 16 dicembre Obama aveva emesso quella che LaRouche ha immediatamente definito una minaccia di morte mirata. “Non c’è dubbio che quando un governo straniero cerca di avere un impatto sull’integrità delle nostre elezioni, è necessario che intraprendiamo qualche azione. E lo faremo, a tempo e luogo di nostra scelta. Qualcuna sarà esplicita e pubblicizzata; qualcun’altra potrà non esserlo”, aveva dichiarato Obama.

Quello stesso giorno, durante la webcast del venerdì, Lyndon LaRouche ha commentato: “Quelle parole nella sua bocca sono […] una minaccia di assassinio contro personalità importanti. Perché questo è ciò che a Obama ha insegnato il suo patrigno ed è il modo in cui Obama ha operato ogni martedi uccidendo persone durante quel periodo” [LaRouche si riferisce alle liste di bersagli umani dei droni, scelti personalmente da Obama].

“Perciò, si trattava di una una minaccia di morte”.

La scelta dell’ambasciatore Andrej Karlov non è stata casuale. Il diplomatico russo aveva svolto un ruolo chiave nella normalizzazione delle relazioni tra la Turchia e la Russia che hanno permesso una rapida evoluzione delle operazioni militari in Siria e la liberazione di Aleppo. In una recente conferenza internazionale ad Ankara, intitolata “Approfondire le relazioni Turchia-Russia, Karlov aveva annunciato che “la crisi apertasi dopo l’abbattimento del nostro aereo è stata superata. Siamo tornati a relazioni normali”. Il presidente russo Putin, aveva riferito, “non ha mai parlato tanto con qualcuno quanto con Erdoğan al telefono”.