Con la NATO dispiegata fino ai confini della Russia e un’amministrazione Biden avviatasi ad includere alcune delle più rabbiose figure anti-Russia della fazione imperiale britannica all’interno degli Stati Uniti, cresce il pericolo di uno scontro strategico, anche solo per un errore di calcolo. Questo problema è stato affrontato alla conferenza dello Schiller Institute da un autorevole ufficiale di carriera degli Stati Uniti.

Il colonnello Richard Black, ex capo della Sezione di diritto penale dell’esercito al Pentagono ed ex senatore della Virginia, è ben noto ai nostri lettori per la sua schietta opposizione alla strategia di guerra permanente portata avanti dalle potenze occidentali. Egli ha dichiarato apertamente che la NATO “rappresenta una gravissima minaccia per la pace nel mondo. Di fatto essa è al centro del Deep State”. Nel 1991, dopo la fine della guerra fredda e lo scioglimento del Patto di Varsavia, “la NATO non serviva a nulla, e avrebbe dovuto essere sciolta: sarebbe stata una grande cosa per la pace mondiale”. Invece, l’Alleanza ha rinnegato le promesse fatte alla Russia, si è spinta più a est, ed è cresciuta da 16 a 30 membri.

Il colonnello Black ha ricordato che Donald Trump, all’inizio del suo mandato, aveva paventato il ritiro degli Stati Uniti dalla Nato perché obsoleta e intendeva normalizzare i rapporti sia con la Russia che con la Siria. Ma questo “avrebbe distrutto la ragione stessa dell’esistenza della Nato e del Deep State”, che è il motivo principale del continuo tentativo colpo di stato contro di lui.

Quello che gli americani devono capire, ha sostenuto Black, è che “la Russia non vuole la guerra” e a maggior ragione una guerra nucleare. Ma la Nato, che è stata creata per difendere l’Europa, “sta ora combattendo guerre aggressive in Medio Oriente e viene spinta a sfidare la Cina… Ognuna di queste espansioni della NATO solleva lo spettro di una guerra nucleare. Se ci sarà la terza guerra mondiale, morrà un gran numero di cittadini americani e la colpa sarà della NATO”.

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