Il 25 gennaio ventinove partiti e organizzazioni politiche in Ucraina hanno lanciato un appello al Segretario Generale dell’ONU, alla dirigenza dell’UE ed agli Stati Uniti affinché prendano misure per “fermare i saccheggi da parte dei guerriglieri, l’incitamento alla guerra civile, un colpo di stato e la disintegrazione del paese”. L’appello fornisce dettagli cruciali sulla natura neo-coloniale ed anti-russa dell’accordo di associazione con l’UE, che l’attuale governo ucraino ha congelato, ma anche sulle organizzazioni neofasciste che prendono parte alle proteste.

Una dei firmatari è l’economista Natalia Vitrenko, leader del Partito Socialista Progressista Ucraino, che più di un anno fa aveva messo in guardia da questi gruppi che, con l’incoraggiamento ed i fondi delle cosiddette ONG “per la democrazia” provenienti dall’occidente, avrebbero posto una minaccia al governo ucraino.

La dichiarazione esordisce: “La crisi politica ucraina peggiora di giorno in giorno, portando il paese verso una guerra civile fratricida, la perdita della sovranità e la disintegrazione dello stato. Si tratta di un progetto straniero per prendere il controllo dell’Ucraina. Viene attuato contro gli interessi e le esigenze del nostro popolo. Viene portato avanti violando la Costituzione e le norme e principii internazionali, basati sull’azione pacifica, sulle libere elezioni, la libertà di parola ed il rispetto dei diritti umani. Giacché i media internazionali riportano informazioni deliberatamente distorte sull’Ucraina, diffuse da politici e funzionari dell’UE e degli Stati Uniti, e queste vengono usate a sostegno di azioni illegali di guerriglia, ci vediamo costretti a lanciare il seguente appello”.

Quanto all’ideologia ed ai simboli neonazisti e neofascisti dell’Euromaidan, i firmatari si rivolgono direttamente ai leader occidentali: “Dovreste capire che, sostenendo le azioni di guerriglia in Ucraina, accordando loro lo status di ‘attivisti Euromaidan’ che prendono parte a presunte azioni pacifiche, state di fatto proteggendo, incitando ed istigando i neonazisti e i neofascisti ucraini”.

Voci fuori dal coro

Italia: Pino Arlacchi, ex direttore dell’Ufficio delle Nazioni Unite per la Prevenzione del Crimine e della Droga (ODCCP) e parlamentare europeo, ha chiesto all’Unione Europea di cessare le interferenze in Ucraina in un’intervista a Radio24 il 27 gennaio. “La piazza è finita in mano a estremisti di ispirazione nazista e neonazista oltre che ai nazionalisti del partito Svoboda ai quali dell’Europa non credo gliene importi molto”, ha dichiarato Arlacchi. Incalzato dall’intervistatore, ha aggiunto: “Favorevoli all’Unione europea significa che devono essere favorevoli anche ai metodi e ai valori della Ue. Andare in piazza armati e sparare, saccheggiare e distruggere edifici pubblichi, e poi pretendere che il governo faccia quello che loro dicono non mi sembra molto europeo”.

“Non sono a favore del governo ucraino, ma non cado nella trappola di pensare che una piazza violenta abbia il diritto di rovesciare un governo eletto democraticamente – le elezioni erano regolari, le abbiamo osservate. Una piazza che con la forza pretende di cambiare le regole del gioco democratico non mi può piacere”. L’intervento europeo in Ucraina è stato “disastroso perché ha diviso il Paese. Ha fomentato tutta la parte antirussa del Paese contro l’altra metà del Paese che è filorussa, senza avere in mente niente di preciso se non quello di una continuazione della guerra fredda. Ho sostenuto e continuo a sostenere, insieme a tanti altri colleghi, che spaccare un Paese in questo modo non è coerente con il messaggio europeo, non fa gli interessi dell’Europa, e che occorrerebbe fondare una nuova politica verso l’Est, basata sul dialogo e l’inclusione anche della Russia invece che comportarsi come se fossimo ai tempi della peggiore guerra fredda” (ascolta la traccia).

Germania: Alexander Rahr, autorevole esponente del Forum Russo-Tedesco, ha ammonito contro il rischio di guerra nucleare con la Russia nel numero di febbraio della rivista Cicero. “Oggi la protesta di massa contro il governo ucraino è ancora molto alimentata dalle istanze sociali”, ha scritto, “ma basta una scintilla per scatenare quasi una guerra civile tra la parte occidentale filo-europea e la parte orientale filo-russa del secondo paese più grande d’Europa”. A differenza della guerra civile jugoslava, ha aggiunto Rahr, “deve essere scartato ogni intervento di una forza NATO di peace-keeping. Il rischio di uno scontro militare con la potenza nucleare russa è troppo elevato. L’Occidente non può evitare la ricerca di una soluzione comune nel caso dell’Ucraina assieme alla Russia, invece che contro di essa”.

Stati Uniti: Il 29 gennaio il parlamentare repubblicano Dana Rohrabacher ha duramente contestato una risoluzione della Commissione Affari Esteri della Camera che contiene la minaccia di sanzioni contro il governo ucraino. Rohrabacher ha criticato la mancata aderenza alle regole dello stato di diritto, perché la risoluzione appoggia implicitamente le richieste dei dimostranti contro un governo regolarmente eletto, compresa quella che il governo si dimetta.

Rohrabacher si è chiesto come possa la Commissione proclamare che l’associazione con l’UE fosse nell’interesse dell’Ucraina, quando nessuno dei suoi membri conosce il trattato e sa quali siano le richieste. Inoltre, nessuno sa chi per primo abbia fatto uso della violenza, il governo o i dimostranti.

Rohrabacher è stato appoggiato dal democratico Alan Grayson, che ha affermato che i legislatori americani dovrebbero evitare di pronunciarsi sul se l’Ucraina debba aderire all’UE o meno, come pure dichiarare che le leggi legittimamente promulgate in Ucraina siano in qualche modo illegittime. Il democratico Gerald Connolly ha denunciato il pericolo che gli Stati Uniti diventino “il nuovo impero”, incuranti della sovranità nazionale degli altri paesi.