Anche quest’anno, dal 19 al 30 luglio, si è tenuta la seconda edizione del Roncole Festival, che porta nei luoghi verdiani duetti e altre composizioni di Giuseppe Verdi nell’accordatura che il compositore volle anche in veste di senatore dell’Italia unita.

Confermando un’attenzione per i temi e le tecniche dell’arte classica occidentale, e dunque l’ostinata volontà di costruire ponti con l’Europa a fronte delle difficoltà dovute al paradigma neoconservatore e alla geopolitica, quest’anno la Cina, nelle persone dei soprani Liu Ling e Zhang Yi ha dato un importante contributo al festival diretto dal M° Frontalini.

Insieme al tenore puro Rino Matafù e al basso Ishchenco Vsevolod, le due soprano cinesi hanno cantato a fianco di Natalia Margarit, già presente alla prima edizione del festival.

Le due soprano del Conservatorio Musicale della provincia di Sichuan nella città di Chengdu, hanno cantato con una bella dizione italiana e con un sapiente controllo delle proprie voci, recitando alla maniera occidentale, osservazione che tornerà nella seguente intervista concessa a Flavio Tabanelli di MoviSol.

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Intervista con le soprano Liu Ling e Zhang Yi

FT: Siamo di un movimento internazionale che lavora sul dialogo tra le culture e le civiltà. Dopo aver ascoltato il concerto, ho due domande per la cantanti. La prima è: come vedete la nostra cultura classica, la tradizione del belcanto, dal punto di vista della vostra tradizione classica, della più alta espressione della cultura cinese?

LL: Quando ero bambina, ascoltavo molta musica classica europea, come la Butterfly, Oh mio babbino caro, la Carmen…

FT: Canto d’Opera…

LL: Le prime volte la trovai strana. Mi domandai come potesse accadere che la musica fosse così affascinante. Mi piacque. Ascoltai per la prima volta Mozart cantato da Mirella Freni. Che meraviglia! Fu così strano, data la mia giovane età. Era magica. Spesso eccitante, commovente. Fu un po’ se l’avessi ascoltata prima di essere nata. C’entra Dio: nel mio cuore potevo sentire il suo potere, ero eccitata nel sentire questa sorta di potere.

FT: Cantando?

LL: Anche ascoltando la musica operistica.

FT: Avete avuto un’educazione nel canto cinese tradizionale, classico, o nella musica “classica” cinese? I più alti risultati della ricerca e della musica… la conoscete in modo da poter comparare le due tradizioni, occidentale e cinese?

ZY: Sono troppo differenti: la melodia è differente, il sistema delle note, la rappresentazione delle emozioni… In Cina si è provato a usare opere europee nei termini del canto classico e della tecnica cinese, ma è rimasta una prova…

FT: A Berlino abbiamo tenuto un concerto alla fine di giugno, nell’ambito della nostra conferenza internazionale sulla pace da ottenere tramite lo sviluppo economico a livello globale, con delegazioni di oltre venti nazioni, la cinese compresa. Nel concerto abbiamo offerto agli ospiti brani di musica italiana e tedesca, ma anche cinese tradizionale, russa e ucraina, in un “Dialogo tra le Culture per via musicale”. Ecco il motivo delle mie domande. Possiamo dire che ancora dobbiamo avere una convergenza tra le due culture, che le due devono incontrarsi e condividere il meglio di quanto hanno scoperto a proposito del modo di cantare, del modo di comporre musica…

LL: Ci chiede se abbia valore la condivisione? È difficile dirlo. Devo pensarci su.

Che cosa ha pensato e sentito, ascoltandoci cantare? Ascoltando cantare due donne cinesi?

FT: Una impressione curiosa, particolare. Potremmo dire che non siete state cinesi. Avete cantato e recitato, controllando e gestendo la voce, come ci aspettavamo. Mi piaciuto molto, certo. Tuttavia, il problema resta: voi giudicate la nostra musica in una maniera, e noi giudichiamo la vostra alla nostra maniera. Abbiamo forse bisogno di individui che siano addentro alle due culture, nello stesso momento, per comprendere meglio ciò che possa essere sviluppato a partire da questo incrocio.

LL: Molti nel nostro Paese studiano la vostra Opera. Amano la musica, come noi. C’è questo incontro. La musica è un ciclo.

FT: Altre cose sono necessarie. Per esempio, quando cantate in italiano, dovete naturalmente conoscere quel che cantate. Nell’atto dell’incontro e della condivisione si hanno molte sfide..

LL e ZY: Voi conoscete il significato. Gli spettatori e gli ascoltatori cinesi devono studiare la storia, prima di venire a teatro ad assistere.

FT: Eccovi l’ultima domanda: poiché si dice che la lingua italiana è musicale in sé, più dell’inglese, dell’olandese, del tedesco, ecc., come trovate il cantare in italiano. Lo trovate più agevole, che in tedesco o altre lingue, o anche in cinese?

LL e ZY: Sì, l’italiano è più facile.

FT: Anche del cinese?

LL e ZY: Sì.

FT: È interessante…

LL e ZY: In cinese gli ideogrammi sono assemblati, ma ciascun carattere ha una sua pronuncia. Bisogna mettere da parte i toni delle vocali per cantare la melodia. In italiano, non è così.

Poi, non abbiamo la r rullante. Dobbiamo studiarla…

FT: Vi ringraziamo

LL e ZY: Grazie [in italiano].

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