Al di fuori dei media dominanti, numerosi osservatori politici hanno stigmatizzato il tentativo spudorato del governo britannico di alimentare una nuova ondata di russofobia, sottolineando l’inconsistenza della versione ufficiale del “caso Skripal”, a cominciare dalla mancanza di prove fornite e nell’assenza di ogni movente da parte dei russi.

Mentre il governo ha tratto conclusioni immediate sui colpevoli, la polizia metropolitana ha dichiarato che potrebbero volerci dei “mesi” per concludere l’inchiesta, e anche l’Organizzazione per la Prevenzione delle Armi Chimiche (OPAC), che è stata attivata solo oltre due settimane dopo l’incidente, impiegherà delle settimane per eseguire i propri test.

Tuttavia, il Ministro della Difesa britannico Gavin Williamson ha reagito alle proteste russe dichiarando che “la Russia dovrebbe stare zitta e andarsene”, mentre il Ministro degli Esteri Boris Johnson ha osato paragonare Putin e i mondiali di calcio a Mosca con Hitler alle olimpiadi del 1936 a Berlino.

L’atteggiamento britannico sembra riflettere la regola secondo la quale la migliore difesa è l’attacco. Infatti, i riflettori sono puntati su Londra per operazioni di intelligence la cui matrice britannica è venuta allo scoperto.
La scorsa settimana si è venuti a conoscenza del fatto che Cambridge Analytica (nella foto il suo AD Alexander Nix), una ditta di estrazione di dati, ingaggiata dall’organizzazione elettorale di Trump, si procurò in modo improprio dati da facebook.com per influenzare le elezioni presidenziali del 2016. Immediatamente, una pioggia di attacchi è caduta su Trump e facebook.com.

Tuttavia, questi attacchi sono serviti a distogliere l’attenzione dai veri colpevoli, svelati da un articolo pubblicato il 20 marzo dal giornalista investigativo Liam O’Hare, intitolato “SCL, un colpo veramente britannico”. O’Hare ha ficcato il naso in una ditta parente di Cambridge Analytica, chiamata SCL (Strategic Communications Laboratories), il cui consiglio d’amministrazione è pieno “di una sfilza di Lord, finanziatori del partito conservatore, ex ufficiali dell’esercito e clienti della difesa” e le cui prestazioni come impresa privata consistono in operazioni psicologiche di qualità militare. Le due imprese, secondo The Observer, sono una stessa e identica cosa (vedi http://bellacaledonia.org.uk/2018/03/20/scl-a-very-british-coup/)

L’organizzazione si vanta di aver eseguito programmi di cambiamento del comportamento in oltre sessanta Paesi e di annoverare tra i suoi clienti il Ministero della Difesa britannico, il Dipartimento di Stato americano e la NATO. SCL ha un contratto con il Dipartimento di Stato americano per contrastare la propaganda terroristica e la disinformazione, e ha partecipato a “contrastare le operazioni di propaganda russa” per conto della NATO a sostegno dell’Ucraina.

Mark Turnbull, che guida SCL Elections, era solito guidare una campagna di pubbliche relazioni finanziata dal Pentagono nell’Iraq occupato, che comprendeva la produzione di falsi video di Al Qaeda. Il presidente di SCL è Sir Geoffrey Pattie, Ministro della Difesa sotto la Thatcher.

O’Hare conclude la sua inchiesta notando che “gli oscuri attori che usano sporchi trucchi per truccare le elezioni” non si trovano a Mosca ma sono “britannici, istruiti a Eton, con gli uffici nella City di Londra e legami stretti col governo di Sua Maestà”.

Il 21 marzo in Parlamento Ian Blackford del Partito Nazionale Scozzese ha chiesto a Theresa May del ruolo del Regno Unito nel “sovvertire il processo democratico in altri Paesi”, documentando numerosi legami tra Cambridge Analytica e il partito della May.

In aggiunta, il 22 marzo Julian Assange (Wikileaks) ha pubblicato una decina di messaggi su twitter.com sul ruolo britannico nel tentativo di golpe contro Donald Trump, nominando una serie di personaggi tra cui Christopher Steele, Claire Smith della Commissione Congiunta sull’Intelligence e Sir Andrew Wood, ex ambasciatore in Russia.