L’ex Vicepresidente della Nuova Banca di Sviluppo, l’economista brasiliano Paulo Nogueira Batista, ha scritto un editoriale per la CGTN il 21 agosto, intitolato “È fattibile una moneta dei BRICS?”, in cui si spinge oltre le speculazioni su “de-dollarizzazione” e nuova moneta dei BRICS, per legare il tema implicitamente alla NDB e all’abilità di una tale istituzione finanziaria di erogare volumi di credito produttivo (https://news.cgtn.com/news/2023-08-21/Is-a-BRICS-currency-feasible—1moz9CdDjcQ/index.html).
Nogueiro Batista ha sgombrato il campo da idee irrealizzabili, come quelle che preconizzano una moneta che non sia anche riserva di valore e slegata dall’emissione del credito. Ricordiamo che Lyndon LaRouche, seguendo il pensiero del primo Segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Alexander Hamilton, ha ripetutamente sottolineato che, quando si emette una moneta, si emette credito e si assume un debito.
La nuova valuta potrebbe essere chiamata R5, dato che le monete di tutti e cinque i membri dei BRICS cominciano tutte con la lettera R (real, rublo, rupia, renmimbi e rand). “L’unica alternativa fattibile (…) comporterebbe la convertibilità del R5 in obbligazioni garantite dai cinque paesi. La banca di emissione dei R5 sarebbe anche autorizzata all’emissione di obbligazioni R5, denominate in monete dei BRICS con scadenze e tassi vari. La R5 sarebbe convertibile in obbligazioni R5. Garantita da titoli creati dalla banca di emissione, la R5 sarebbe una vera moneta fiduciaria della stessa natura del dollaro e altre monete liquide a livello internazionale. Le obbligazioni R5 sarebbero l’espressione finanziaria concreta della garanzia che i cinque paesi darebbero alla nuova moneta”.
Nella storia americana, quest’idea echeggia l’introduzione dei Greenbacks da parte dell’amministrazione Lincoln. La moneta e le obbligazioni di tale banca, una volta acquistate, diventano anche riserve della banca, che potenzialmente potrebbero essere emesse come credito per generare “attivi creati dalla stessa banca d’emissione”.