C’è stato un pericoloso aumento della tensione tra gli Stati Uniti e la Cina negli ultimi mesi, in particolare sulle questioni di Taiwan e del Mar Cinese Meridionale. In questo contesto, l’amministrazione Biden ha nominato ambasciatore in Cina Nicholas Burns, un falco della linea dura, legato ai grandi think-tank anglo-americani del “complesso militare-industriale”.
Durante l’audizione per la conferma al Senato il 20 ottobre, Burns ha accusato la Cina di commettere un “genocidio nella provincia di Xinjiang” contro la minoranza uigura, senza fornire alcuna prova per questa accusa. Infatti, la popolazione uigura, che è in gran parte musulmana, è raddoppiata nello Xinjiang, ed anche il suo reddito è raddoppiato negli ultimi anni, dati difficilmente interpretabili come segni di un gruppo sottoposto a persecuzione genocida. Burns ha aggiunto la linea standard secondo cui la Cina starebbe “maltrattando” i suoi vicini e conducendo “campagne di intimidazione” contro di loro. Ha concluso le sue osservazioni provocatorie affermando: “Dovremmo essere fiduciosi”, e “possiamo resistere ai cinesi” che, stando a lui, sono “la più grande minaccia alla sicurezza del nostro Paese”.
Nicholas Burns non è nuovo a Washington, avendo ricoperto posizioni di rilievo nella National Security Agency e nel Dipartimento di Stato. È stato portavoce del Segretario di Stato Madeleine Albright durante l’amministrazione Clinton dal 1995 al 1997, periodo durante il quale mezzo milione di bambini iracheni morirono a causa delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti (la Albright difese la strage dei bambini sostenendo che “ne valesse la pena”, per minare il governo di Saddam Hussein). È stato nominato ambasciatore degli Stati Uniti alla NATO da George W. Bush e vi ha prestato servizio dall’agosto 2001 al 2005, dove ha svolto un ruolo nel coordinamento delle invasioni USA-NATO di Afghanistan e Iraq. Dopo di che, è stato sottosegretario di Stato con Condoleeza Rice, nel periodo delle “guerre permanenti” condotte dagli Stati Uniti.
Nel 2016, all’epoca fuori dal governo, si è detto favorevole al sostegno degli Stati Uniti ai “ribelli moderati” che combattono contro Assad in Siria e ha chiesto la creazione di “rifugi sicuri”, protetti da zone di interdizione aerea. Questa politica è stata sostenuta dalla candidata presidenziale Hillary Clinton, per la quale Burns ha funto da consigliere per la campagna elettorale.
Dopo aver lasciato il governo, Burns è diventato membro del consiglio dei principali think-tank anglo-americani che sostengono lo scontro geopolitico con la Russia e la Cina. Tra questi l’Atlantic Council, il Council on Foreign Relations e il Rockefeller Brothers Fund. È tuttora direttore esecutivo dell’Aspen Security Forum e consigliere del Royal Institute of International Affairs di Londra. Lavora per il Cohen Group, una società di consulenza e un gruppo di lobbying per i produttori di armi.
Wang Wenbin, un portavoce del Ministero degli Esteri cinese, ha reagito duramente all’audizione di Burns, dicendo che dovrebbe “considerare la Cina e i legami Cina-Stati Uniti in modo razionale ed evitare di sottovalutare la forte determinazione e la capacità del popolo cinese di difendere i propri diritti”.
Dati i precedenti di Burns, è difficile immaginare che accetterà tale consiglio.