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Oltre due settimane fa il blocco improvviso della produzione e l’annuncio del licenziamento di trecento, o più, dei quattrocentocinquanta dipendenti (almeno i 2/3 della forza lavoro) della ex Bellco (“Bella compagnia”), una delle storiche ditte fondate nella Bassa modenese dal venerato dott. Mario Veronesi, provocavano una forte reazione sia dei diretti interessati sia della comunità.

Poiché nessuna autorità ha fatto riferimento al precedente del 2011, costituito dal minacciato licenziamento di quattrocento (400) lavoratori della Gambro (oggi Baxter), siamo sollecitati a ripubblicare il volantino che distribuimmo per l’occasione.


Le idee esposte nel volantino del 2011

«Sui Quattrocento della Gambro: I primi caduti sul fronte di una crisi annunciata?»

Il volantino proponeva di «far rifiorire l’economia produttiva, sacrificando la finanza speculativa» responsabile della crisi (ri)esplosa nel 2007, non ancora risolta nelle sue articolazioni strutturali, allora come oggi.

Proseguiva, aggiungendo: «Possiamo proteggere alle dogane la produzione nazionale […] per eliminare gli ingiusti margini di profitto delle delocalizzazioni […]»

La protezione doganale… Da molti respinta per l’immediato pensiero a storiche distorsioni in senso corporativo, quella delle tariffe d’importazione è una misura non di guerra, bensì di armonizzazione tra nazioni in rapporti di squilibrio tra loro. Tariffe concordate possono favorire in una nazione le industrie nascenti o vittime del cosiddetto dumping e nell’altra l’espansione del mercato interno per i prodotti ottenuti con bassi livelli di retribuzione, proprio per sostenerne la crescita.

Il volantino proseguiva: «Urge una risposta alle minacce delle “politiche globali” delle multinazionali e alla perdita di poteri e competenze locali, sia d’impresa e di manodopera, sia sul piano del credito».

«C’è un’alternativa allo sfascio», affermavamo. «Non ci lasciamo umiliare da un sistema “europeo” che equipara gli investimenti ai consumi e alle spese, che ci nega il sostegno statale dei settori produttivi nascenti o strategici, che ci vieta i dazi di protezione, che ci ha sottratto la sovranità sul credito produttivo, che subordina la nostra Costituzione! L’Italia è sorta sulla base di ben altri principii. […] Dobbiamo ripartire da una precisa tradizione: quella del Cavour costruttore di infrastrutture, del senatore Alessandro Rossi, l’imprenditore tessile vicentino che ripudiò il liberismo, e di Enrico Mattei, fondatore dell’ENI…»

Con la consapevolezza che l’intera industria nazionale soffre per una molteplicità di fattori, il testo si concludeva con richieste di carattere strategico:

1. separazione tra banche ordinarie e banche d’affari;
2. sistema creditizio nazionale e banca nazionale per il credito produttivo;
3. grandi infrastrutture ad alta tecnologia;
4. rilancio della pubblica istruzione.

 

Il volantino del 2011

Vent’anni di paziente critica

In quel volantino indicammo punti già esposti in interventi precedenti (vedi l’elenco alla fine di questo testo).

Punti ribaditi negli anni successivi, nei “momenti della comunità locale” determinati dal terremoto del 2012; dalle preoccupazioni per le sorti dell’unico ospedale rimasto dopo la chiusura degli altri tre; dalle incertezze sullo stato finanziario di una locale cassa di risparmio; da comizî politici e dibattiti elettorali.

Punti che di tanto in tanto echeggiano in qualche timida dichiarazione di altre parti:

2014 Assobiomedica: assurdo portare la spesa sanitaria al 5,25% del Pil https://distrettobiomedicale.it/assobiomedica-assurdo-portare-la-spesa-sanitaria-al-525-del-pil/

2022 Biomedicale di Mirandola: la lotta ai rincari delle materie prime
https://www.ilbollettino.eu/2022/11/30/biomedicale-di-mirandola-la-lotta-ai-rincari-delle-materie-prime/

2024 Assessore E-R alla Bellco, servono dazi come nell’automotive
https://www.ansa.it/sito/notizie/fisco_lavoro/2024/06/24/assessore-e-r-alla-bellco-servono-dazi-come-nellautomotive_d92272b9-67f0-4814-a608-754ee098ac31.html

 

Un distretto “incompiuto” e il suo contesto

Nonostante il 2% circa del PIL nazionale provenga da questo “distretto incompiuto” (leggi su aboutpharma.com la valutazione dello stesso Mario Veronesi e di Alberto Nicolini, «le multinazionali […] rappresentano circa il 70% degli addetti e sono concorrenti tra di loro, ma si tengono alla larga da elementi di natura associativa territoriale»), alle autorità sembrano mancare idee e strumenti per proteggerlo e svilupparlo, oltre all’elasticità di accogliere osservazioni e proposte.

Il dott. Veronesi tentò invano, due volte, di far aprire nel locale ospedale di Mirandola un reparto di nefrologia, che avrebbe rifornito a proprie spese di macchine per la dialisi, per poter proseguire con la propria ricetta di innovazione, fondata sulle critiche e sulle osservazioni di medici e infermieri, iniziata con la frequentazione di ospedali più lontani.

La proposta, risalente a decine di anni fa, di uno stabilimento comune per la sterilizzazione dei prodotti fu lasciata cadere nel vuoto. In un vuoto tanto spinto che la sua storia si conosce nella forma di un segreto sussurrato in confidenza tra i pochi interessati alla creazione di nuove prospettive.

I collegamenti stradali verso i capoluoghi Modena, Bologna, Ferrara, Mantova, Verona e Reggio Emilia sono tutti inadeguati a sostenere le industrie. Il collegamento ferroviario verso Modena fu soppresso alla metà degli anni Sessanta dello scorso secolo, anziché essere sviluppato seguendo i progetti riguardanti l’integrazione con le province adiacenti. La stazione ferroviaria di Mirandola sulla tratta Verona-Bologna negli scorsi anni fu declassata a fermata e un parcheggio per le auto private prese il posto di un potenziale spazio di carico di vagoni commerciali. La promessa strada Cispadana fu ripensata in forma di autostrada, da costruire con il cosiddetto partenariato pubblico-privato, cioè prolungando in un altro modo le sciocche politiche di austerità che hanno sfavorito per oltre sessant’anni l’esasperata imprenditoria locale.

L’ITS Biomedicale di recente istituzione, i cui diplomati hanno un’alta percentuale di assunzione nelle aziende del luogo, risponde tuttavia parzialmente al generale declino degli istituti tecnici industriali, senza tener conto che la sua creazione è avvenuta con un ritardo di almeno vent’anni da una proposta di attivazione presso l’ITIS “G. Galilei” di una specializzazione biomedica, che le miopi autorità del tempo lasciarono cadere e di cui, pure, si parla sottovoce e raramente.


Una recente impietosa analisi operativa

Al recente convegno denominato “Biomedical Valley” una impietosa analisi dell’ospite d’onore Alberto Forchielli ha incontrato un imbarazzato silenzio da parte del pubblico di settore, apparentemente impreparato o mancante della preziosa autonomia, a rispondere a necessità come quella di esprimere un «capofila» di rappresentanza di istanze comuni, per esempio avverso al «regolamento europeo sui medical devices (MDR) che raddoppia tempi di certificazione, burocrazia e sanzioni mettendo in ginocchio la competitività europea» (il modello di raffronto sarebbe quello del distretto ceramico di Sassuolo, il quale è però assai meno interessato dal fenomeno del controllo esercitato da multinazionali o da fondi di cosiddetto “investimento”, per i quali «sarebbe autolesionistico […] chiedere all’Europa dazi antidumping») oppure di attirare studiosi e innovatori.


Scongiurato per ora il peggio, si deve comunque assumere una prospettiva strategica

Abbiamo accennato alla molteplicità di fattori in questa crisi industriale, ma concludiamo con lo stesso auspicio espresso nei giorni del terremoto: che le autorità nazionali e i rappresentanti delle istituzioni locali sappiano infine riconoscere il valore costruttivo delle proposte strategiche del Movimento Solidarietà.

L’accordo raggiunto il 26 giugno con la Regione Emilia-Romagna ha scongiurato il peggio: Medtronic non chiude e accetta la prospettiva di un tentativo, «anche attraverso l’individuazione di possibili acquirenti», di perseguire un nuovo progetto industriale, una «soluzione industriale, produttiva e occupazionale» tutta da inventare e che alcuni imprenditori salutano come occasione di innovazione. Se il tentativo dovesse fallire, però, si ritornerebbe ai licenziamenti. È dunque evidente l’impotenza cui le autorità politiche si condannano, continuando ad aderire alla assiomatica che in questi anni abbiamo con pazienza criticato.

Movimento Internazionale per i Diritti Civili – Solidarietà | MoviSol.org



Riassumiamo gli interventi nella zona

2004
MoviSol al centro culturale islamico di Mirandola
https://archive.movisol.org/ulse072.htm

2008
MoviSol contesta Draghi a Mirandola
https://archive.movisol.org/08news146.htm
Cispadana? Meglio puntare sulle nuove tecnologie. Tre le proposte anche quella di creare una rete di treni a levitazione magnetica (intervista per L’informazione di Modena)
(vedi Allegato 1)

2010
MoviSol interviene a Modena alla prima Conferenza Nazionale sul Settore Biomedicale
https://archive.movisol.org/10news200.htm
Poca ricerca, molta speculazione: una modesta proposta terapeutica
https://archive.movisol.org/volantini/101005_Volantino_Modena_Biomedicale.pdf

2011
Sui Quattrocento della Gambro: I primi caduti sul fronte di una crisi annunciata?
(volantino sopra riprodotto)

2012
Dall’Emilia: separare le banche per ricostruire
https://archive.movisol.org/12news119.htm
Napolitano a Mirandola: oltre le proteste, la proposta della separazione bancaria
https://archive.movisol.org/12news121.htm
Ricostruzione delle zone terremotate: soprattutto la separazione bancaria
https://archive.movisol.org/12news228.htm
Alcune figure storiche che ci sono d’esempio nella nostra lotta all’austerità
https://archive.movisol.org/12news222.htm
La separazione bancaria è una proposta alla portata dei sindacati
https://archive.movisol.org/12news223.htm

2013
MoviSol a Medolla: separazione bancaria, ricostruzione e ripresa economica
https://archive.movisol.org/13news040.htm
Ricostruzione post-terremoto e ripresa economica: con la separazione bancaria
https://archive.movisol.org/13news177.htm

2014
Riproposta la separazione bancaria mentre Matteo Renzi viene contestato a Medolla
https://archive.movisol.org/14news203.htm
(allegata la lettera aperta alle associazioni di categoria: https://archive.movisol.org/media/Bollettino%20MoviSol%2020140809.pdf)
Flavio Tabanelli intervistato dal Secolo Trentino su separazione bancaria, speculazione e uscita dall’euro
https://archive.movisol.org/14news211.htm

2017
MoviSol interviene a Mirandola alla serata di presentazione del documentario di denuncia “Mani sulla Sanità: la rivolta”
https://movisol.org/movisol-interviene-a-mirandola-alla-serata-di-presentazione-del-documentario-di-denuncia-mani-sulla-sanita-la-rivolta/
Galloni e MoviSol a Mirandola venerdì 28 aprile 2017
https://movisol.org/galloni-e-movisol-a-mirandola-venerdi-28-aprile-2017/
Crisi economica o nuovo umanesimo?
https://movisol.org/crisi-economica-o-nuovo-umanesimo/

2018
Ai soci della ex Banca Popolare di San Felice: separazione bancaria e rinascita
https://movisol.org/ai-soci-della-ex-banca-popolare-di-san-felice-separazione-bancaria-e-rinascita/
Cispadana, non bisogna arrendersi (lettera con titolo assegnato da Il Resto del Carlino)
(vedi Allegato 2)

2019
MoviSol sulla sanità: inversione di rotta rispetto ad austerità e privatizzazioni
VIDEO: https://youtu.be/i0IjciYJJhA
MoviSol a Mirandola: Salvini separi le banche
https://movisol.org/movisol-a-mirandola-salvini-separi-le-banche/
Smantellamento della Sanità: ce lo dissero in faccia!
https://www.imolaoggi.it/2019/11/15/smantellamento-della-sanita-ce-lo-dissero-in-faccia/

2022
Mattarella a Medolla: MoviSol ricorda alle autorità le priorità – separazione bancaria e banca nazionale
https://movisol.org/mattarella-a-medolla-movisol-ricorda-alle-autorita-le-priorita-separazione-bancaria-e-banca-nazionale/

 


Allegato 1


Allegato 2
Lettera pubblicata da Il Resto del Carlino il 5 aprile 2018

 

Lettera originale inviata alla Gazzetta di Modena, quindi a Il Resto del Carlino

Gentile Direttore,

Cercando di sottrarLe il minor tempo possibile, Le manifesto il mio dispiacere per le dichiarazioni del Sindaco di Mirandola sulla Cispadana. Mi riferisco all’intervista di giovedì scorso [19 marzo 2018].

Nel 2008, cercai di qualificare l’azione del Comitato Cispadana nel senso di un “Sì” alle infrastrutture interconnesse e più tecnologicamente avanzate, alternative all’autostrada a pedaggio. Arrivai a evocare treni a levitazione magnetica e sistemi automatici di trasporto come il “Cargocap”, ma dovetti presto arrendermi davanti alla diversa direzione presa dal comitato stesso.

In occasione della visita di Giorgio Napolitano a noi terremotati, nel giugno del 2012 manifestai per la prima volta affinché le autorità politiche di ogni livello considerassero l’urgenza e la necessità della separazione bancaria e dell’emissione di credito pubblico produttivo, per la ricostruzione e la ripresa economica generale. Eravamo nel mezzo della crisi finanziaria mondiale. Ciò che tuttavia abbiamo maggiormente patito è stata l’incapacità dei dirigenti politici nell’impostare la ripresa economica: hanno avuto oltre dieci anni di tempo per studiare i precedenti storici come il New Deal di Franklin D. Roosevelt.

Con queste premesse, ritorno alla Cispadana, che è in questo territorio l’esempio lampante dei frutti, se così di può dire, dell’austerità e dell’adesione ideologica alle sue premesse teoriche. Per oltre mezzo secolo sono mancati i fondi per farne una mera superstrada, figuriamoci un’autostrada a pagamento. Ora anche l’infatuazione per la partnership pubblico-privata è svanita. Mancano i privati e manca lo Stato.

È da questo mio punto di vista e valutazione, che per Suo tramite mi rivolgo a Maino Benatti per esortarlo pubblicamente a non accontentarsi di una bretella Mirandola-Reggiolo. Se, infatti, a livello nazionale si spostano i numeri dalla speculazione finanziaria alle infrastrutture, risulta immediatamente possibile costruire tutta la superstrada originaria, senza caselli e al servizio del territorio. Lo stesso vale per la manutenzione sua e di altre opere, come la complessa rete di argini e canali.

Mentre viene meno il paradigma entro il quale, tra l’altro, fu eliminata la ferrovia che collegava Modena alla Bassa, dobbiamo lavorare per stabilirne uno nuovo. Questo deve riflettere le pratiche di investimento che ci fecero ricostruire il Paese dopo la guerra. È per questi motivi che invito tutti a contrastare lo spirito di rinuncia e a non rappresentarsi l’esito delle elezioni del 4 marzo come uno tsunami di natura imprevedibile, poiché è chiaro che i cittadini hanno risposto – anche se in maniera assai scomposta – al tentativo di conservare uno status quo ormai di scarsa tenuta.

Penso spesso a Enrico Mattei: ritornando a programmare il futuro alla sua maniera, potremo forse chiarire l’apparente mistero di questa trasformazione.

Cordiali Saluti…

 

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