A partire da Bill Clinton, tutti e quattro i Presidenti degli Stati Uniti eletti dal 1992 hanno promesso di aggiornare e modernizzare le infrastrutture americane e ognuno di loro ha dato spettacolo cercando di far passare una legge in questo senso. Eppure le piattaforme infrastrutturali di base necessarie all’economia hanno continuato a diminuire e ad un ritmo crescente. Ciò è dovuto non solo al fallimento dei presidenti, ma al ruolo degli interessi speciali che controllano il Congresso e al livello infimo del dibattito economico in tutta la società.
Il passaggio sia alla Camera che al Senato dell’Infrastructure Investment and Jobs Act del presidente Biden in agosto ha provocato molte discussioni, ma in realtà non farà nulla per arginare questo declino, mentre i programmi “verdi” in realtà accelereranno il crollo degli Stati Uniti come potenza industriale ed agricola.
In primo luogo, il tanto sbandierato piano da mille miliardi di dollari aggiunge solo 550 miliardi a quello che era già stato approvato. Secondo, va spalmato sui prossimi dieci anni, quindi rivelandosi molto al di sotto del minimo necessario. Quanto ai trasporti, il sistema autostradale interstatale, che ha ormai quasi settant’anni, dovrà dividere 110 miliardi di dollari tra strade e ponti da riparare, mentre non sono previste nuove linee viarie. Questo problema è stato amplificato dall’attuale inflazione dei costi per il trasporto su strada per passeggeri e merci, dalle interruzioni nelle catene di approvvigionamento e dalla mancanza di un’alternativa di trasporto pubblico di massa. Si stima che la sola congestione del traffico costi agli automobilisti statunitensi 121 miliardi di dollari all’anno.
In termini di elettricità, molti Stati stanno affrontando i blackout e le inefficienze nella trasmissione di corrente che solo l’anno scorso sono costati all’economia USA 80 miliardi di dollari. Ma questo disegno di legge prevede 7,5 miliardi di dollari per la mobilità elettrica, comprese le stazioni di ricarica! La voce di bilancio più grande (3,5 miliardi di dollari) prevede disposizioni per migliorare la produzione e la distribuzione dell’elettricità, ma concentrandosi su sistemi inefficienti come l’eolico e il solare.
Mentre i neo-liberisti di entrambi i partiti lamentano che il costo sarebbe troppo alto, i sostenitori affermano che i progetti di legge sono il più grande impegno per le infrastrutture dai tempi del New Deal del presidente Franklin Delano Roosevelt. Questo argomento è falso. Roosevelt usò la Reconstruction Finance Corporation come una specie di Banca Nazionale hamiltoniana, che generava credito per programmi che servivano, non solo a migliorare le “infrastrutture”, ma a trasformare l’economia fisica della nazione, utilizzando nuove tecnologie che, unite ad ampi programmi di formazione, aumentavano la produttività di ogni lavoratore. Progetti come la Tennessee Valley Authority, la Grand Coulee Dam (nello stato di Washington, foto) e la Rural Electrification (che costruì oltre due milioni di miglia di linee di trasmissione elettrica) resero l’economia statunitense la più efficiente al mondo.
Il disegno di legge Biden, con la sua enfasi sull’energia verde e la tassa sulle emissioni, ribalterà i progressi del passato in termini di densità di flusso di energia, che sono fondamentali per lo sviluppo delle piattaforme infrastrutturali necessarie per un’economia moderna, favorendo invece gli speculatori che ambiscono ad un pezzo della bolla finanziaria verde.