Nel 2017 la CIA discusse e stilò piani per mettere a tacere il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, rapendolo e/o assassinandolo. Questa è la sostanza (non smentita) di un articolo scritto dai dei giornalisti Zach Dorfman, Sean Naylor e Michael Isikoff pubblicato su Yahoo News il 26 settembre. Essi riferiscono che i piani furono ordinati dall’allora direttore della CIA, Mike Pompeo, che era “ossessionato” da Assange e WikiLeaks.
Questo articolo conferma in gran parte la segnalazione da parte di Max Blumenthal, pubblicata nel maggio 2020 su Gray Zone, secondo cui la CIA usò la ditta di sicurezza privata di Sheldon Adelson per spiare Assange mentre godeva dell’asilo dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Esso conferma anche le preoccupazioni e i timori di molti che il duro trattamento a cui è sottoposto Assange in una prigione di Londra e la sua possibile estradizione per essere processato negli Stati Uniti, abbiano lo scopo di ucciderlo.
Nel 2017, Assange viveva da cinque anni nell’ambasciata dell’Ecuador per evitare l’estradizione. Anche se gli enti di intelligence statunitensi lo sorvegliavano da vicino durante quel periodo, i piani per assassinarlo furono stimolati dalla pubblicazione su WikiLeaks di strumenti di hacking della CIA altamente sensibili, noti come “Vault 7”. La CIA credeva che questa rivelazione avesse causato la più grande perdita di dati nella storia dell’Agency. Gli autori citano una fonte non identificata secondo cui Pompeo si infuriò alla notizia.
Infatti, il 13 aprile 2017, nel suo primo discorso come direttore della CIA, Pompeo disse: “WikiLeaks opera e parla come un servizio di intelligence ostile, e ha incoraggiato i suoi seguaci a trovare lavoro alla CIA per ottenere informazioni. È tempo di chiamare WikiLeaks per quello che realmente è: un servizio di intelligence ostile non statale, spesso spalleggiato da attori statali come la Russia”. Identificando il sito web fondato da Assange come un “servizio di intelligence”, si giustifica l’uso del controspionaggio nei suoi confronti, che non richiederebbe un’autorizzazione speciale del presidente (allora Donald Trump). Infatti, nonostante gli sforzi per collegare Trump alle azioni contro Assange, i giornalisti non hanno potuto trovare alcuna prova del suo coinvolgimento.
L’inchiesta di Dorfman, Naylor e Isikoff include conversazioni con più di trenta ex funzionari statunitensi – otto dei quali hanno descritto i piani della CIA per rapire Assange. Il loro articolo dichiara: “E’ stata una campagna guidata da Pompeo per annullare importanti restrizioni legali, che avrebbero potuto mettere in pericolo qualsiasi processo contro Assange, rischiando un episodio dannoso nel Regno Unito” e nota che c’era chi si opponeva sia nella National Security Agency, sia nel team legale di Trump.
Alla fine, coloro che sostenevano un approccio basato sulle vie legali, invece che lo spionaggio o l’azione segreta, hanno vinto il dibattito politico. Alla fine, l’11 aprile 2019, il nuovo governo dell’Ecuador revocò l’asilo ad Assange e lo sfrattò. La polizia britannica lo arrestò immediatamente, e il governo degli Stati Uniti formulò lo stesso giorno il capo d’accusa, chiedendone l’estradizione dalla Gran Bretagna.