Non si può rimanere indifferenti alle foto diffuse dai media internazionali durante il fine settimana del 18-19 settembre, che mostravano più di dodicimila migranti haitiani ammassati in condizioni disumane sotto il ponte dell’autostrada a Del Rio, nel Texas. Reagendo alla voce che gli Stati Uniti avrebbero concesso l’asilo, molti di loro avevano affrontato il pericoloso viaggio verso nord dai paesi dell’America latina, dove si erano rifugiati anni prima dopo il devastante terremoto del 12 gennaio 2010 che uccise 319.000 persone.
La voce era falsa e l’amministrazione Biden, che sostiene a gran voce di avere una politica di immigrazione “umana”, ha risposto il 19 settembre caricando gli haitiani sul primo dei molteplici voli giornalieri che avranno luogo nelle prossime cinque settimane per riportarli in un “Paese d’origine” in cui non si identificano e che ora è devastato dalla pandemia di COVID, dal collasso economico, dalla violenza delle bande e dalle conseguenze del nuovo terremoto di magnitudo 7,2 del 14 agosto.
Delle diverse nazionalità al confine degli Stati Uniti, solo gli haitiani sono stati deportati. Molti hanno riferito che non è mai stato detto loro dove sarebbero stati deportati e che sono stati incatenati ai piedi, alla vita e alle mani durante il volo verso Port-au-Prince. “Ci hanno trattato come animali”, ha detto un deportato al Guardian. L’amministrazione Biden è rimasta moralmente indifferente alle suppliche delle autorità haitiane che esortavano a fermare i rimpatri, perché non possono gestire un così grande afflusso di persone in condizioni di crisi.
A questa politica occorre rispondere con aiuti umanitari urgenti, l’attuazione immediata di un programma d’urto e l’accettazione della missione delineata dallo statista americano Lyndon LaRouche poco dopo il terremoto del 2010. All’epoca, egli chiese che gli Stati Uniti firmassero un trattato venticinquennale con Haiti per aiutare a ricostruirne l’economia “in una forma in cui potrà sopravvivere come Paese funzionante”. Il programma per ricostruire Haiti, appena completato dallo Schiller Institute come parte di un più ampio programma di sviluppo regionale per i Caraibi e l’America Centrale, è stato presentato durante il seminario del Progetto Manhattan del 25 settembre, “Need Creative Genius of the World to Bear on Haiti and Afghanistan” (https://schillerinstitute.com/blog/2021/09/26/) e sarà pubblicato nel numero del 1° ottobre dell’Executive Intelligence Review (https://larouchepub.com/).
Il programma dello Schiller Institute riflette la missione morale che LaRouche definì un decennio fa, aggiornato con la necessaria collaborazione tra Cina e Stati Uniti nel contesto dell’Iniziativa Belt and Road e della Via della Seta Marittima. Il seminario del 25 settembre e la pubblicità precedente alla pubblicazione hanno suscitato una vivace discussione tra la diaspora haitiana negli Stati Uniti e tra gli amici haitiani e dominicani dello Schiller Institute nella Repubblica Dominicana, dove due quotidiani hanno dato molto risalto al programma.