Nello scorso fine settimana gli elettori hanno impartito sonore sconfitte alle élite neoliberiste in Argentina, Turingia (Germania) e Umbria, veicolando la richiesta di un Nuovo Paradigma di politica economica, sociale e di rapporti internazionali proveniente da tutti i continenti. In Argentina, il candidato dell’opposizione Alberto Fernandez, correndo in ticket con l’ex Presidente Cristina Fernandez de Kirchner (foto), ha vinto col 47,82% sul Presidente in carica Alberto Macri. In Turingia, il governatore uscente, l’anti-liberista Bodo Ramelow (Die Linke) è stato rieletto col 31% dei voti, più di quanto ottenne cinque anni fa, mentre i partiti di governo CDU e SPD sono crollati. Un altro vincitore delle elezioni è il partito populista AfD, giunto secondo col 24%. In Umbria, PD e Cinque Stelle sono crollati, mentre la coalizione guidata dalla Lega ha stravinto col 58%.

Questi voti popolari sono espressione di una più ampia dinamica che sta scuotendo il mondo transatlantico, che Lyndon LaRouche soleva chiamare “movimento di sciopero di massa”, prendendo in prestito un concetto elaborato da Rosa Luxemburg. In certi momenti della storia, i popoli si sollevano al di sopra degli interessi particolari per acquisire una coscienza nazionale. Questa può assumere varie forme: attraverso il voto, se è disponibile, o scendendo in piazza, come sta accadendo in diversi Paesi nel mondo. Il fenomeno si riflette anche nella rivolta degli agricoltori in Germania, Francia e Paesi Bassi contro le misure punitive adottate o minacciate dai rispettivi governi come parte della politica europea sul clima (vedi sotto).

Il fermento da sciopero di massa è talvolta manipolato e trasformato in una “rivoluzione colorata” o in “cambiamento di regime”, ma si evolve in una direzione positiva se guidato da una leadership nazionale con un chiaro programma a favore del Bene Comune. Le due alternative marcano la differenza tra il successo e la tragedia.

Il vertice Russia-Africa, di cui parliamo più avanti, è un esempio dell’applicazione del Nuovo Paradigma nei rapporti internazionali. La Russia, che ha un PIL inferiore all’Italia, mostra tuttavia che cosa possa fare una nazione con un impulso costruttivo nel creare sviluppo in Africa basandosi sugli investimenti ad alta tecnologia. Si paragoni ciò all’UE, che da anni parla di “Piano Marshall” ma distrugge le proprie capacità produttive mentre si rifiuta per principio di investire in grandi infrastrutture nel continente nero.

Un altro esempio è la Siria, dove si è arrivati a un accordo finale che ha permesso a Damasco di riappropriarsi della sovranità territoriale e di iniziare un dialogo con la popolazione curda. Questo è il risultato di una strategia win-win portata avanti in cooperazione tra Damasco, Mosca, Ankara e Teheran, alla quale si è unito a distanza il Presidente Trump e in favore della quale la Cina promette aiuti per la ricostruzione nell’ambito della Belt and Road Initiative.