Mentre le élite politiche e militari europee annunciano un progetto di riarmo dopo l’altro, un numero crescente di cittadini si chiede quando finalmente si farà qualcosa per arrestare il crollo della produzione industriale e migliorare le condizioni di vita della popolazione. Nel caso della Germania, l’Ucraina riceve cinque miliardi di euro in nuove armi, ma il governo sembra aver completamente dimenticato la promessa di compensare tutti i cittadini per il forte aumento dei prezzi dell’energia (dovuto all’interruzione delle forniture di gas russo a basso costo) riducendo la tassa sull’energia per un totale di 5,4 miliardi di euro. E dove sono le misure per fermare o almeno rallentare l’ondata di licenziamenti nel settore produttivo?
Se i politici ignorano tali questioni, che cosa hanno da dire gli imprenditori? Rainer Dulger, presidente della Confederazione delle associazioni dei datori di lavoro tedeschi, è molto chiaro sulla necessità di ridurre i costi sociali. Nel fine settimana ha dichiarato all’agenzia di stampa DPA che «abbiamo urgente bisogno di riformare questo Stato sociale» e di «discutere in modo aperto e onesto quali prestazioni sociali non possiamo più permetterci». Si attende quindi che la commissione annunciata per la riforma dello Stato sociale presenti al più presto proposte concrete su come riformare e migliorare i fondi di previdenza sociale.
Ma non sarebbe più efficace attuare riforme volte a migliorare l’economia reale? – ci si dovrebbe chiedere. L’industria automobilistica, per esempio, non fa che riportare notizie disastrose. La Porsche, che nel 2024 era uno dei principali contributori agli utili della casa madre Volkswagen Group, ha registrato una perdita netta del 91% (!) nel secondo trimestre del 2025. MAN ha subìto un calo netto delle vendite di autocarri del 24% nel 2024. Il gruppo tecnologico ZF, uno dei principali fornitori automobilistici, in difficoltà da mesi, ha già annunciato un programma di riduzione del personale su larga scala, che dovrebbe comportare la perdita di fino a 14.000 posti di lavoro in Germania entro il 2028. Nello stesso settore, ZF Friedrichshafen ha ora confermato che la sua divisione centrale dedicata alla trasmissione, la E Division, sarà scorporata dal gruppo, il che potrebbe comportare licenziamenti che colpirebbero il 15-20% dei 161.000 posti di lavoro dell’azienda. Per finire, ZF pianifica anche di trasferire alcuni impianti in Ungheria, dove il costo dell’energia, sovvenzionato dal governo, è quasi un terzo (il kWh al dettaglio costa 0,298 Euro contro 0,109).

Passando ad Audi, un’altra controllata del gruppo Volkswagen, il management ha appena informato i media che, a causa dei dazi statunitensi, dei costi di ristrutturazione del gruppo (nell’ambito della trasformazione “verde”) e della debolezza dell’attività in Cina, i profitti sono crollati del 37,5% nella prima metà di quest’anno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Il governo è allarmato? Il ministro dell’Economia Katharina Reiche non ha trovato di meglio da dire che „dobbiamo lavorare di più e più a lungo“.