Il 27 marzo il Parlamento ucraino (Suprema Rada) ha approvato la finanziaria dettata dal Fondo Monetario Internazionale, che ridurrà drasticamente i livelli di vita della popolazione. Il bilancio subirà tagli draconiani, compensati soltanto da aumenti delle tasse.

Il giorno prima il FMI aveva annunciato le sue dure condizioni per un prestito di 18 miliardi di dollari, che comprendono l’aumento del 50% dei prezzi del gas dal 1 maggio ed un tasso di cambio meno stabile. Già ora gli arretrati salariali sono il 23,5% più alti dello scorso anno. Il governo ha annunciato un piano per risparmiare 1,2 miliardi di dollari rinunciando all’aumento del minimo salariale, riducendo vari sussidi e programmi sociali. Sono previsti anche licenziamenti di massa degli statali, tra cui 80.000 poliziotti, nonostante le continue tensioni nelle strade.

Come mai il FMI e le potenze occidentali pretendono tutti questi tagli al bilancio? Per ripagare il debito estero dell’Ucraina, dovuto principalmente a banche ed hedge funds che hanno investito in titoli di stato per scopi speculativi. Il FMI sostiene che, oltre ai 18 miliardi di dollari, arriveranno altri aiuti dalla comunità internazionale, ma la cifra che Kiev dovrà pagare nel 2014 è già di 17 miliardi di dollari.

Molti hanno paragonato il disastro che si prospetta in Ucraina a quello subito dalla Grecia sotto il tallone della Troika. In realtà sarà peggio. Per l’Ucraina non è prevista nessuna remissione del debito e i creditori non accetteranno alcuna sforbiciata sugli utili.

Questo ha indotto Ambrose Evans-Pritchard a scrivere sul Daily Telegraph del 28 marzo che il pacchetto di aiuti del FMI per l’Ucraina significa “un profitto per gli hedge funds”, i fondi speculativi e le banche degli oligarchi russi (questi ultimi, tra l’altro, sono curiosamente esentati dalle sanzioni USA ed UE).

Il premier illegittimo Arsenij Yatseniuk ha dichiarato alla Rada, prima del voto, che se l’Ucraina non riuscisse ad ottenere la prima tranche dal FMI in aprile ci sarebbe il default, e che ora sono indispensabili “riforme dure e impopolari”.

Tutto ciò non sarebbe accaduto se l’Ucraina fosse entrata a far parte dell’Unione Doganale Eurasiatica proposta dalla Russia prima del golpe a Kiev. Ora, per via del governo molto instabile e del suo orientamento ostile alla Russia, la Gazprom non offrirà più tariffe preferenziali per le forniture di gas. L’Ucraina ha già accumulato una bolletta di 1,89 miliardi di dollari con la Gazprom. L’aumento dei prezzi verrà aggravato dai tagli dei sussidi governativi all’energia dettati dal FMI.