Mentre è in corso la mobilitazione del LaRouchePAC per bloccare la nomina a ministro del Tesoro di Steven Mnuchin, un collaboratore di George Soros, Wall Street è mobilitata per imporla al Congresso. Il Presidente della Commissione Finanze al Senato, Orrin Hatch, repubblicano dell’Utah con stretti legami con il mondo della finanza, ha annunciato che avrebbe messo fine al dibattito per arrivare al voto già la sera del 30 gennaio.

Mnuchin è inciampato durante uno scambio con la senatrice Maria Cantwell, che gli aveva chiesto se fosse a favore del ripristino della legge Glass Steagall. All’inizio Mnuchin ha sostenuto che la Federal Reserve ritiene che la separazione bancaria ridurrà la liquidità alle banche, ma il rapporto della Federal Reserve che ha citato in realtà si riferisce alla legge Dodd-Frank, ovvero la finta riforma bancaria di Obama, e non alla legge Glass-Steagall. Mnuchin si è quindi detto favorevole a “modificare” la Dodd-Frank, invece di ripristinare la Glass-Steagall.

Questo non sorprende, se si considera la sua storia. Già molti sostenitori di Trump erano rimasti sbigottiti dalla sua nomina, in quanto Mnuchin ha lavorato per 17 anni alla Goldman Sachs, una delle banche “Too Big to Fail” che, grazie all’abrogazione della legge Glass-Steagall nel 1999, ha potuto vendere cartolarizzazioni immobiliari tossiche, garantite dagli enti parastatali Fannie Mae e Freddie Mac, e a essere rifinanziata dai contribuenti quando nel 2008 è crollato il castello di carte immobiliari che avevano creato. Durante la campagna elettorale, Trump aveva denunciato ripetutamente la Goldman Sachs per nome, una banca predatoria che aveva sostenuto i suoi oppositori repubblicani ed Hillary Clinton.

Durante un comizio a Charlotte, nella Carolina del Nord, Trump aveva definito la legge Dodd-Frank un “disastro” che rende “più difficile per i piccoli imprenditori ottenere i crediti di cui hanno bisogno” e aveva lanciato un appello per il ripristino della legge Glass Steagall. Quindi, l’uomo di Golman Sachs Mnuchin è espressamente in conflitto col Presidente.

Ma la questione è ancora più complessa, come sottolineano gli attivisti del LaRouchePAC nella loro mobilitazione contro la nomina. Nel 2002 Mnuchin si è unito al megaspeculatore George Soros, uomo dell’Impero Britannico, assumendo la guida del fondo speculativo SFM Capital, creato da Soros per acquistare “titoli rischiosi”. Mnuchin ha lavorato anche per il Soros Fund Management. Col sostegno finanziario di Soros, ha fondato il Dune Capital Management, e nel 2009 ha acquisito la IndyMac bank, che era fallita, con 9 miliardi di dollari di aiuti dalla FDIC, di nuovo con Soros come partner.

Solo due settimane fa, parlando a Davos, Soros si è dichiarato deciso a far deragliare Trump. Ha aggiunto che il Presidente cadrà non a causa sua, ma a causa di “conflitti con la sua Amministrazione e il suo Gabinetto”.

Sta ora a Donald Trump e ai suoi sostenitori decidere se vogliano davvero una talpa di Soros nella loro Amministrazione.