Ray McGovern, che è stato per 27 anni analista della CIA sulla Russia, ha fondato la Veteran Intelligence Professionals for Sanity (VIPS). Il 15 gennaio, partecipando ad un webinar della The LaRouche Organization, ha offerto le sue valutazioni sullo stato dei rapporti USA-Russia e Nato-Russia dopo gli ultimi colloqui, con spunti che sicuramente non si leggono sui grandi media.
McGovern è convinto che “siamo sulla strada di un allentamento delle tensioni” e che Vladimir Putin abbia “ottenuto una grande concessione dal signor Biden”, ma ha detto ai suoi di tenere un basso profilo, e che “i colloqui proseguiranno”. Finora, il principale risultato dei colloqui è che “sarà reinventato il Trattato sulle Forze Intermedie” (INF), dal quale gli Stati Uniti uscirono unilateralmente nel 2018. Un nuovo trattato garantirebbe che anche se la lettera delle richieste russe (nessuna espansione della Nato) fosse respinta, la sostanza (nessuna minaccia alla sicurezza della Russia) sarebbe accettata, ponendo limiti ai missili offensivi in Europa Orientale.
McGovern ha poi ricostruito il processo che ha portato all’apparente svolta, per cui nei colloqui con Putin, il 30 dicembre, Biden ha sottolineato che Washington non ha intenzione di dispiegare armi offensive in Ucraina. “Lo stesso Putin è forse rimasto sorpreso dall’aver intimorito Biden con il dispiegamento di centomila truppe vicino al confine con l’Ucraina”. Ma lo ha convinto che questa è fondamentalmente una Crisi dei missili di Cuba al contrario e la Russia reagirebbe allo stesso modo in cui reagirono gli USA nel 1962.
Da anni i russi sono preoccupati del fatto che i sistemi ABM già installati in Romania e previsti per la Polonia, possano anche accogliere missili Tomahawk, che potrebbero cambiare l’equilibrio strategico. “Ora, Putin ha ascolto e sul piatto c’è la concessione da parte di Biden che gli USA non faranno la stessa cosa in Ucraina”.
Un altro fattore cruciale è che al vertice del 16 giugno, Biden non aveva ancora afferrato la realtà e la forza dell’intesa Russia-Cina. Imbarcandosi per tornare a casa, disse ai giornalisti che la Cina stava strozzando la Russia. Questo probabilmente è quanto gli avevano detto i consiglieri, basandosi su libri letti quarant’anni fa. Ma al vertice successivo, il 7 dicembre, “Putin gli ha detto: non hai capito una mazza del nostro rapporto con la Cina. Siamo molto, molto vicini”. E la settimana dopo, Biden ne ebbe la dimostrazione inequivocabile nel vertice virtuale tra Putin e Xi. Dunque, Biden “ha portato i pagliacci, ma almeno è stata impartita loro una lezione”. E nel caso che il messaggio non fosse arrivato, il 15 dicembre Putin ha richiesto e ottenuto di parlare nuovamente con Biden il 30 dicembre.
Ovviamente ci sono forze potenti, che McGovern chiama MICIMATT (Complesso Militar-Industriale, Congresso, Intelligence, Media, Accademia e Think-tank), che includono parti del governo, ma non la Casa Bianca e che non vogliono un allentamento delle tensioni. “Perciò, nelle prossime due settimane la questione è: quanto impiegheranno le pressioni del MICIMATT a farsi sentire sulla posizione aperturista della Casa Bianca?”