La scorsa settimana la comunità scientifica ha appreso, per esempio da theverge.com, che la NASA ha annullato il proprio programma di sviluppo di un mezzo di allunaggio e prospezione mineraria. Per quattro anni gli ingegneri hanno lavorato al Resource Prospector (RP), destinato a ispezionare il Polo Sud lunare con la capacità di compiere carotaggi di tre metri di profondità. Per quattro anni hanno lavorato, producendo prototipi collaudati nel 2015 e nel 2016. L’abbandono di questo programma è stato ottenuto con una manovra di carattere burocratico: prima il programma di esplorazione umana dello spazio è stato associato a quello delle scienze spaziali, poi è stato dichiarato non coperto da sufficienti finanziamenti.

La risposta giunta dal gruppo di Analisi dell’Esplorazione Lunare, che riunisce consiglieri indipendenti tra i più grandi esperti del nostro satellite naturale, è stata immediata. Con una lettera del 23 aprile a Bridenstine, a capo della NASA, i consiglieri affermano di aver appreso dell’abbandono del programma “con incredulità e smarrimento da parte della nostra comunità, in particolare se consideriamo la Direttiva n. 1 sulla Politica Spaziale del Presidente che incoraggia la NASA a puntare alla superficie lunare. RP era l’unico programma della NASA di costruzione di un mezzo di allunaggio polare”. Dunque, affermano gli estensori della lettera, “l’abbandono del programma di RP potrebbe essere visto come una prova che la NASA non è seria a proposito del ritorno sulla superficie lunare”.

La sostanze volatili depositate al polo “potrebbero costituire risorse per il sostentamento delle missioni esplorative umane nel Sistema Solare e anche per una fiorente economia lunare”, affermano gli scienziati. Facendo riferimento all’enfasi data dalla NASA alle attività commerciali nello spazio, ricordano, “ci sono alcune società private che stanno pianificano attività di estrazione mineraria sulla Luna” e “vi sono sei missioni robotiche internazionali destinate alle regioni polari, pianificate tra oggi e il 2025, di altre nazioni reclamanti le risorse che sappiamo essere disponibili sulla Luna”.

Bridenstine ha risposto vagamente su twitter.com che “gli strumenti di Resource Prospector procederanno in una campagna ampliata sulla superficie lunare”. Nessuna indicazione sui tempi, nessun luogo preciso. Anche la sua NASA ha pubblicato una vaga dichiarazione: “più tardi” vi saranno missioni lunari. Ma il bilancio assegnato alla NASA non dovrà aumentare per i prossimi cinque anni, stando all’orientamento dell’Amministrazione di Trump, che sembra preferire, assieme a Bridenstine, l’iniziativa privata per lo sviluppo di alcune delle infrastrutture richieste da una programma lunare. I funzionari della NASA calcolano infatti che l’allunaggio di americani sulla Luna sarà ritardato fino a circa il 2030, cinque anni più tardi del previsto.

Il Presidente Trump aveva annunciato, l’anno scorso, che gli Stati Uniti sarebbero ritornati sulla Luna. La promessa dovrebbe essere mantenuta.

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