Il 18 gennaio il Ministero tedesco per la Cooperazione (BMZ) ha finalmente rilasciato l’atteso documento Fondamenti di un Piano Marshall con l’Africa. Il piano discute la necessità di ristrutturare completamente la cooperazione economica, abbandonando la mentalità “donatore-ricettore che predomina da molti decenni” a favore di “un partenariato economico basato sull’iniziativa e la proprietà”. Questo comprende la creazione di piccole e medie imprese e sostegni a milioni di coltivatori diretti.
Il BMZ considera questa nuova attenzione al partenariato e alla co-decisione indispensabile per permettere all’Africa di creare venti milioni di posti di lavoro all’anno come risposta alla crescita demografica, in particolare dedicati alle giovani generazioni negli insediamenti urbani e rurali.
Il governo tedesco ha già annunciato che inserirà l’Africa nell’agenda del G20 in giugno. Il Ministro della Cooperazione Gerd Müller (nella foto) ha ripetutamente sottolineato che senza affrontare il problema dello sviluppo economico in Africa, sarà impossibile fermare il flusso dei migranti verso l’Europa.

Müller pianifica un numero di iniziative speciali per affiancare questo approccio. La più importante è una visita in Cina, che dovrebbe portare a un attivo partenariato tedesco/europeo con quel Paese sugli investimenti e i progetti in Africa. Questo è cruciale, perché le imprese cinesi sono delle leader nella costruzione di infrastrutture e di insediamenti industriali e agricoli senza le condizioni che impone di solito l’Occidente.
Secondo gli esperti dell’UNDP, una strategia per sviluppare l’Africa richiederebbe circa 600 miliardi di dollari l’anno. Ci si attende che quelle somme siano progressivamente elargite dai due nuovi istituti finanziari, l’Asian Infrastructure Investment Bank e la New Development Bank dei BRICS, in aggiunta a ciò che possono stanziare il FMI, la Banca Mondiale, la BEI e altri istituti tradizionali. La strategia include la creazione di istituti finanziarii genuinamente africani che garantiscano la continuità e l’affidabilità dei flussi finanziati in concreti progetti di sviluppo.

La proposta del BMZ non è ancora la politica ufficiale tedesca. Essa deve essere ancora discussa e coordinata con i Ministri dell’Economia, del Tesoro e degli Affari Esteri – e naturalmente, con le istituzioni europee, note per la scarsa comprensione dell’economia di base. In aggiunta ai molti ostacoli burocratici, dovrà essere superata la resistenza degli ambientalisti radicali e dei maltusiani che tradizionalmente dominano le politiche di aiuti allo sviluppo.