Due giorni dopo il discorso sullo Stato dell’Unione in cui Trump ha fatto appello ai democratici perché partecipassero alla stesura di una legge per gli investimenti nelle infrastrutture, il deputato democratico Peter DeFazio (foto) ha presentato un disegno di legge nella Commissione Trasporti e Infrastrutture, che egli presiede. DeFazio ha indicato di essere aperto alla collaborazione con la Casa Bianca sul tema.
Il disegno di legge prevede di finanziare nuove infrastrutture con l’aumento di circa il 10% del prezzo della benzina. Tuttavia, ha tenuto a precisare che questo rappresenta una partenza “minima” rispetto alle dimensioni degli investimenti di cui ha bisogno l’economia e spera che il programma sia fortemente incrementato prima di passare in aula.

DeFazio ha presentato il piano a una conferenza per la stampa assieme al presidente della Camera di Commercio statunitense Thomas Donahue. Quest’ultimo si è appellato ai congressisti affinché nel nuovo bilancio assicurino la priorità agli investimenti infrastrutturali. “Avvisiamo il Congresso: non indietreggiate sulla riforma fiscale per finanziare le infrastrutture”.

Secondo Donahue, l’aumento di 25 centesimi per gallone sul prezzo della benzina porterebbe 400 miliardi di dollari in dieci anni allo Highway Trust Fund, il fondo nazionale finanziato dalle accise che si occupa della costruzione di strade e, in misura minore, anche del trasporto di massa. Senza questa iniezione di fondi, lo HTF avrebbe bisogno di almeno 140 miliardi prelevati dal gettito fiscale nello stesso periodo. Donahue ha detto che dalle amministrazioni statali e comunali e da fonti private proverrebbero altri fondi. Discutendo con il nostro corrispondente dopo la conferenza stampa, il capo della Camera di Commercio statunitense si è detto d’accordo sul fatto che una banca nazionale per le infrastrutture (NIB) sarebbe una soluzione ideale per raggruppare questi investimenti e potrebbe inglobare la partecipazione di altre nazioni come Cina, Giappone e Russia.

L’EIR ha chiesto anche a DeFazio se una NIB non sarebbe un’opzione preferibile all’aumento delle accise sulla benzina per finanziare il programma. Egli non ha scartato l’idea, a patto che la banca abbia il backstop della fiscalità generale e non si limiti a finanziare progetti “commercialmente pronti”. DeFazio spera anche che la sua legge “minima” possa nella Commissione Ways and Means del Congresso estendersi a tutte le infrastrutture, al di là di quelle di superficie, e arrivare alla somma di duemila miliardi in tredici anni.

Il comitato di azione politica di LaRouche (LPAC) propone da anni una banca nazionale per le infrastrutture e ha suggerito di coinvolgere la Cina nel capitale della banca anche come mezzo per ridurre gli squilibri delle partite correnti tra i due Paesi. Questa proposta è stata recentemente rilanciata dal sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico italiano Michele Geraci, un economista e profondo conoscitore della realtà cinese,

Il problema è che un grande programma infrastrutturale mal si concilia con l’agenda maltusiana portata avanti da una grossa fetta del Partito Democratico alla Camera dei Rappresentanti, che sostiene l’idea di un “New Deal Verde” per rottamare tutte le fonti di energia tranne le cosiddette “rinnovabili”.