Pubblichiamo l’intervento di Jacques Cheminade, candidato presidenziale francese, alla conferenza internazionale dello Schiller Institute che si è tenuta il 25-26 giugno a Berlino

Il sistema finanziario transatlantico in cui viviamo, fondato sulla predazione monetarista, conduce al caos o alla guerra – o più esattamente e più tragicamente, a una combinazione dei due. I relatori precedenti hanno mostrato che il mondo attuale è più pericoloso di come lo fu nel pieno della guerra fredda. Esso è per sua propria natura anche criminogeno, la giustizia essendo diventata una merce monetizzabile allorché si froda in silenzio, frodi dagli effetti sistemici che hanno reso le nostre piazze finanziarie delle vere scene del crimine gigantesche.

Too big to fail, too big to manage, too big to jail: un’industria della corruzione impunita è diventata la norma e i presidenti delle nostre banche centrali dei falsificatori di moneta. Le ammende derisorie che colpiscono i criminali finanziari si trasformano in diritti a frodare e trafficare, il cui costo è anticipato tramite provvigioni, quindi viene ripartito gravando sui salariati, sui clienti depositanti e anche sugli azionisti. Le magabanche riconoscono, come lo fece JP Morgan Chase nella sua analisi pubblicata il 28 maggio 2013 con il titolo “The Euro Area Adjustment: About Halfway There”, che la loro intenzione è di dissolvere i sistemi democratici per imporre ai popoli misure di austerità sempre più feroci.

La previsione fatta da Lyndon LaRouche negli anni Settanta viene ripresa, ora che si realizza, da tutti coloro che si preoccupano per l’avvenire dell’umanità: criminali operanti alla luce del sole e capitali fittizi fatti di debiti e di titoli finanziari in accumulazione a discapito della creazione della ricchezza nell’economia reale. Contrariamente agli analisti che praticano l’entusiasmo o l’indignazione più o meno selettiva, LaRouche reagì sin dall’inizio a questa situazione inaugurando il cammino di un contro-progetto. Non si contentò di denunciare i politici destinati a diventare sempre più intollerabili e a portarci alla guerra con la loro logica di saccheggio, cercando per esempio una volta ancora lo “spazio vitale” a Est, ma ha proposto a più riprese dei progetti di mutuo sviluppo a scala mondiale: il “Triangolo produttivo Parigi-Berlino-Vienna” nel momento in cui cadde il Muro di Berlino, il “Ponte terrestre euroasiatico”, la “Nuova via della seta” insieme a sua moglie Helga, e un “Ponte terrestre mondiale” per la pace attraverso il mutuo sviluppo. LaRouche disse subito “no”, senza esitare, per definire un altro orizzonte.

Quando fui messo a parte delle sue idee, oltre quarant’anni fa, tre cose mi colpirono immediatamente. La prima è che la sua concezione dell’economia non parte dalle statistiche o dalla moneta, ma dalla capacità creativa dell’uomo. Come nella “Lettera rubata” di Edgar Allan Poe, questo fatto ci sfugge, anche se è davanti ai nostri occhi. Erede di una tradizione rivoluzionaria americana e lettore critico di Marx, LaRouche insorse contro la visione maltusiana del Club di Roma, che aveva come punto comune con il capitale finanziario la tendenza a valutare linearmente le risorse disponibili, senza considerare quelle che è capace di scoprire l’intelletto umano.

LaRouche ha questo di unico: che impartì al suo movimento il fondamento della necessaria alternativa. Criticare senza proporre, dice spesso, porta soltanto al pessimismo o, peggio ancora, alla violenza distruttiva. Criticare l’ordine dominante senza apportare alternative conduce soltanto a un nichilismo pieno d’odio, di cui sperimentammo gli effetti deleteri nel XX secolo e nella nostra Europa odierna che diventa sempre più xenofoba e comunitarista. Il cammino di LaRouche va oltre la deduzione e l’induzione; esso si fonda su una volontà senza falla di cambiare l’ambiente sociale per renderlo degno dell’uomo, con, lo direi in francese, un’empatia universale che lo porta a dire sempre ad alta voce quel che pensa. Si definisce e agisce come un essere umano che abita il futuro, ispirato da coloro che, nel passato, permisero l’uscita da vicoli ciechi per mezzo delle loro capacità di scoprire delle cose al di là del dominio egoista dei sensi – questa agape che distingue gli esseri umani da qualunque altra specie ora conosciuta.

La seconda cosa che mi colpì nel suo pensiero è che egli discerne come l’ideologia liberale non vada in nessuna direzione e autorizzi ogni forma di trasgressione. Vide immediatamente come la deregolamentazione dei costumi, prodotta da Woodstock e dal maggio del 1968, avrebbe proceduto per l’arco di una generazione la deregolamentazione della finanza, questa “cupidità mutua assicurata” che genera crimini. Mostrò allora le conseguenze distruttive dello sganciamento dell’oro dal dollaro, il 15 agosto 1971, esponendo il mondo come un pollaio senza protezioni alle volpi della finanza, e del Big bang di Margaret Thatcher, il 27 ottobre 1986, che aprì la City di Londra alle più folli speculazioni degli istituti finanziari del mondo intero. Nel 1999 denunciò l’abrogazione del Glass-Steagall Act di Roosevelt, poiché questa non fu una misura tecnica ma il via libera al saccheggio per i grandi istituti finanziari nella giungla così creata, rendendo gli Stati impotenti nel difendere i loro popoli. Al contempo, e ciò è ancora tipico della sua originalità, LaRouche avvertì che il liberalismo scatenato, come nel corso degli anni Trenta del XX secolo, conduce a un domani fascista, cosa che è stata messa nera su bianco dal rapporto di JP Morgan Chase. Mi ricordo di quando LaRouche ci disse che i liberali e i libertari finanziari sono come degli ubriachi che si inondano di prodotti finanziari, hanno i postumi della sbornia il fine settimana e si svegliano fascisti il lunedì mattina.

Il 2 dicembre 1971, durante un dibattito presso il Queen College di New York, LaRouche portò Abba Lerner, economista keynesiano in voga all’epoca, a dire che se il mondo avesse sostenuto la politica di Hjalmar Schacht, si sarebbe potuto evitare Hitler, la guerra e i campi di concentramento. Ora, Schacht era il Ministro delle Finanze di Adolf Hitler che aveva organizzato la sua ascesa al potere adoperando l’austerità e le manipolazioni finanziarie, con il sostegno della City e di Wall Street. Lerner difendeva nel 1971 questa politica nei confronti del Brasile della dittatura militare, la politica “liberale autoritaria” che due anni più tardi sarebbe diventata la politica di Pinochet e dei generali argentini, con il loro corollario di atrocità.

È da questa data che i giornali americani furono “autoritariamente” incitati a non parlare più di LaRouche e, se vi fossero costretti, a diffamarlo e gettare ombre sulle sue idee. Ciò può sorprendere soltanto chi non abbia sfogliato la stampa americana e britannica dal 1930 al 1938…. Nel 1989, al termine di un processo motivato politicamente e riconosciuto come tale da tutti coloro che in séguito l’hanno esaminato, compresi i partigiani gollisti francesi, dovette passare cinque anni in prigione, dalla quale uscì ancor più disposto a combattere.

La terza cosa che mi colpì in LaRouche è la sua capacità di concepire il mondo come un tutto in costante divenire. Patriota americano, ha sempre cercato (“fino alla Cina” come direbbero i musulmani), ciò che gli altri patrioti apportarono al mondo, e si è battuto per un dialogo delle culture e della civiltà. La capacità creativa degli esseri umani ha come sorgente le opere di una cultura “classica”, nel senso che tale cultura risveglia in ogni essere umano il meglio di sé stesso per ispirarne lo spirito di scoperta, facendo così avanzare l’arte e la scienza.

Di qui l’importanza sempre attribuita da LaRouche ad Einstein, che impiegò i Gedankenexperiment, come egli stesso definì la sperimentazione del pensiero nell’universo fisico, cui arrivava quotidianamente suonando il violino, in compagnia di Mozart e di Beethoven. All’opposto, Bertrand Russell partiva dai princìpi matematici, da un universo formato da assiomi e da postulati, dai quali deduceva, in un numero più piccolo possibile, delle proprietà logiche. Einstein disse:

“Anche se io sono un solitario tipico, la mia coscienza di appartenere alla comunità invisibile delle persone assettate di bellezza e di giustizia mi ha impedito di sentirmi isolato”

È questa stessa coscienza che ha sempre ispirato LaRouche, che la prigionia non ha mai scoraggiato, in ragione del suo impegno. È anche questa coscienza che l’ha sempre spinto a combattere l’ideologia di Russell, del quale portiamo l’impronta distruttrice, quella di un Impero che gestisce la propria logica di un mondo finito, che esclude il progresso e incita “le razze le meno prolifiche a difendersi dalle più prolifiche con dei metodi che sono ripugnanti, anche se sono necessari”.

Pensiamo a tutto quel che LaRouche combatte oggi, dalle provocazioni divenute criminali della NATO fino alla politica di spopolamento, e ci troviamo di fronte ad un’implacabile coerenza di un cultura della morte, della quale dobbiamo combattere la logica, affinché il mondo abbia un futuro. Alla fonte del male v’è questa concezione del mondo finito, creato una volta per tutte, in cui le tecniche messe in atto dagli uomini non servono a migliorare le condizioni di esistenza di tutti, ma a opprimerli e, alla fine di tutto, a distruggerli.

Così, il metodo dell’economia fisica di Lyndon LaRouche è innanzitutto situato in opposizione a questo mondo giunto al capolinea, incapace com’è di produrre delle risorse che permetterebbero di assicurare le condizioni di un futuro alla popolazione mondiale. I “realisti” e “ragionevoli”, che pensano seguendo le regole del gioco del sistema, contribuiscono al suo affossamento per il semplice fatto di operare al suo interno, senza combatterlo.

Siamo arrivati a un momento della storia in cui un cambiamento del sistema, guidato da una giusta concezione dell’economia e dell’uomo, è necessario per la sopravvivenza generale. Il denaro non ha alcun valore intrinseco, non è che un mezzo e non acquista valore se non per quel che promette. Qual è, dunque, l’obiettivo cui puntare?

LaRouche stabilisce che l’obiettivo di una politica economica degna di questo nome è quella di creare le condizioni più favorevoli allo sviluppo delle capacità creative dell’individuo posto in uno stato sociale che ve lo porti: sanità, istruzione, ricerca. Il criterio economico non è quello di acquistare per rivendere a prezzo maggiorato, né quello di acquistare beni rari che i propri simili non possiedono, ma di accrescere ciò che LaRouche chiama il “potenziale di densità demografica relativo” della società, cioè – e questo è il senso del termine “relativo” – la portanza demografica resa possibile dall’introduzione costante di tecnologie nuove applicanti la scoperta di nuovi princìpi fisici. Questo criterio fondamentale è stato battezzato “L” (da LaRouche) dallo scienziato ed esperto di economia spaziale Pobisk Kuznetsov.

L’economia fisica, in questo modo opposta all’economia monetarista che rende la moneta una valore in sé, ha per criterio la crescita del fattore “L”, il potere di trasformazione, funzione del potenziale di sviluppo fisico della società, per unità d’area e per nucleo familiare. Non si tratta di sfruttare “a fondo” una tecnologia data in un dato momento, poiché altrimenti si produce progressivamente una dispersione di energia, ma di superare questa dispersione con l’introduzione di modi nuovi di produrre. Ciò significa un aumento di energia libera in rapporto a quella che si fornisce al sistema. Nei termini di energia e nei termini di tecnologia, la sfida è di aumentare la densità di flusso energetico prodotta dall’essere umano, per unità d’area e per grammo di materia prima apportata. Ciò definisce, per esempio, la superiorità relativa dell’energia nucleare rispetto alle altre forme di produzione d’energia e la sua inferiorità, se permaniamo nel mondo della produzione tramite fissione nucleare, come lo prescrisse Westinghouse negli anni Sessanta.

Ciò che definisce il progresso è il passaggio a modi di produzione sempre più produttivi tramite la fissione, e quindi alla fusione termonucleare controllata. Il nucleare è, così, non un metodo tecnico a un dato momento, ma una dinamica intrattenuta e accresciuta dalla creazione umana. Il vincolo fisico che porterà il nucleare al di là dei metodi attuali sarà quello del viaggiare nello spazio, che renderà necessario l’apporto della fusione, e senza dubbio, più tardi, il controllo delle relazioni materia/antimateria.

Stiamo sognando? No, poiché queste cose esistono in un universo in continua creazione, e il controllo sempre più avanzato di questi princìpi si fonderà su una cooperazione tra le differenti componenti dell’umanità attorno a un obiettivo comune. Ciò significherà chiaramente una pace attraverso lo sviluppo economico reciproco, non tanto per il fine da raggiungere, ma per la mobilitazione necessaria per ottenerla e la qualità dello sviluppo di coloro che vi parteciperanno.

Lyndon LaRouche insiste da sempre sulla qualità del lavoro cooperativo necessaria alle messa in opera del suo metodo – anche se non amo molto la parola “metodo”, che odora di formalismo, al quale preferisco il termine di “spirito di scoperta” che dell’economia fa la più bella delle scienze, poiché essa ne esige la costante rimessa in opera. Immaginate, certuni di voi l’hanno visto, dei bambini o degli adolescenti nell’atto di riscoprire dei princìpi fisici e di sperimentarli.

All’opposto del metodo russelliano (questo sì che è un metodo a tutti gli effetti, come quello del Discorso di Cartesio), i bambini non apprendono e non recitano formule, ma scoprono, come dei piccoli Einstein, delle costruzioni entro l’economia fisica. È così che, tra i bambini e gli adolescenti, comincia questa economia fisica al servizio di ciò che vi è d’umano nell’uomo, voluto da LaRouche.

Rimane da individuare la fonte con la quale nutrire questa economia. Fondamentalmente, per LaRouche non è né la rendita né la tassa, che sono aspetti relativi a ciò che esiste già in termini monetari, ma l’anticipazione della creazione consentita dal credito produttivo.

Allorché il sistema anglo-olandese si definisce, lo ripetiamo, col possesso e l’emissione di moneta, e tramite il controllo da parte di un’oligarchia finanziaria di banchieri sullo Stato, il sistema americano di LaRouche si esprime attraverso il credito pubblico produttivo, cioè tramite il potere riconosciuto allo Stato di elargire credito destinato alle grandi opere, con il criterio di accrescere il fattore “L”, la densità di flusso energetico e la tecnologia.

Questa è la concezione di Alexander Hamilton, fondatrice del sistema americano, ancora poco conosciuta in Europa. Hamilton fece introdurre nella Costituzione americana l’articolo 1, sezione 8, che attribuisce al Congresso il potere di emettere delle lettere di credito dello Stato a favore del Tesoro pubblico, il quale ricorre alla Banca Nazionale per coordinare lo stanziamento di tali crediti. Questa concezione del credito pubblico ridefinisce il concetto di debito: l’intenzione del governo di intraprendere un’azione che esso stima necessaria e d’indebitarsi per realizzarla. V’è sì un “debito”, ma non v’è moneta circolante in questo processo: la moneta-credito non è altro che il mezzo tramite il quale questo credito governativo si trova trasferito e non è “liquido”. Così, questo sistema di credito pubblico definisce il “valore” come un mezzo per accrescere la capacità produttiva del lavoro (come abbiamo visto: procapite, per unità d’area e per unità di massa di materia coinvolta). Si tratta proprio di un’economia fisica al servizio dell’umano, nella quale sarà la produzione dei beni tangibili, discendente dal profitto generato dalla messa in opera del progetto, che permetterà di rimborsare il debito. La moneta non ha valore se non è legata all’emissione di credito; possiamo dunque parlare di sistema anti-usura.

Abraham Lincoln diceva che “l’uomo non è l’unico animale che lavora, ma è il solo a migliorare il modo di svolgerlo”. È su questo miglioramento e non sulle speculazioni monetarie o sulle speranze di profitto finanziario, che poggia l’intero sistema hamiltoniano, esteso e sviluppato da Lyndon LaRouche.

È l’opposto della concezione prevalente negli Stati Uniti e in Europa, dall’abolizione delle banche nazionali e del sistema di credito pubblico. Negli Stati Uniti il sistema fu consegnato alle megabanche e a Wall Street con lo stravolgimento della Costituzione. In Europa, fu l’evoluzione distruttiva dell’Unione Europea a consegnare gli Stati alla dipendenza per il credito dalle stesse megabanche. Il risultato è quel che abbiamo definito all’inizio della nostra presentazione: il saccheggio finanziario e un mondo, come quello degli anni Trenta del XX secolo, che si dirige verso la guerra se nulla è fatto per impedirlo.

Il punto di vista di Lyndon LaRouche è in parte ripreso dall’accordo dell’Unione Economica Eurasiatica e l’iniziativa cinese de “Una Cintura, Una Via” (la Nuova Via della Seta), con i loro istituti finanziari, in particolare la Nuova Banca per lo Sviluppo dei BRICS, il cui capitale è appena stato raddoppiato e con i contratti che si faranno nelle valute dei Paesi interessati e non in dollari o in euro. Ecco la speranza, che si esprime lontano dal mondo transatlantico che procede verso la sua propria perdizione.

Usciamo dunque dal “mondo di prima” e battiamoci per il “mondo del dopo”. Immaginiamo l’associazione di gruppi di scienziati, sapienti, ingegneri, tecnici e operai qualificati, che uniscono le loro capacità alla scala eurasiatica e mondiale, dotati di mezzi per esercitarle ed estenderle costantemente. Immaginiamoli nell’atto di suscitare uno spirito nuovo di sviluppo mutuo e di partenariato “win-win”: è il “metodo dell’economia fisica” di Lyndon LaRouche. Immaginiamo gli Stati Uniti e noi stessi, europei, che ritroviamo il nostro senso di missione e i nostri princìpi costituzionali. Non si tratta dunque di ciò che porta L’inno alla gioia, oggi fin troppo banalizzato, e che noi dobbiamo riprendere di mano dai falsari dell’Unione Europea al fine di costruire una vera Europa di progetti e patrie e, oltre a ciò, un’intesa, una distensione e una cooperazione tra tutti i Paesi del mondo? È con questo genere di progetti di cui l’inno è ispirazione, che noi potremo ristabilire in ciascuno di noi quella stima in noi stessi che ci permetterà di porre fine all’ordine predatorio dominante.

La sfida di LaRouche è di riunire, nel XXI secolo, tutti i mezzi dell’economia fisica al servizio dell’uomo, per promuovere la pace attraverso il mutuo sviluppo ponendo fine al XX secolo imperiale che dal punto di vista finanziario e russelliano mobilitò per la guerra.

L’economia fisica può così diventare la più bella delle scienze, poiché produrrà e trasmetterà il bene. È questa la scienza dello spirito umano. LaRouche ci indica la via della speranza, un commino di battaglia, non adornato di rose. Siamo convinti insomma che l’uomo possa e debba diventare artista dell’universo, esplorando dei domini sconosciuti ma che potranno essere gestiti, poiché il principio della creazione è innato in noi.