Editoriale di Liliana Gorini, Presidente di MoviSol

Le immagini della scorsa settimana, dei tedeschi che accolgono i profughi dalla Siria con cartelli di benvenuto e doni, contrastano nettamente con quelle di oggi, del muro innalzato in Ungheria, che impedisce il passaggio a migliaia di disperati, inclusi donne incinte e bambini senza cibo ed acqua. La decisione tedesca di accogliere i profughi siriani ha dovuto fare i conti con l’impreparatezza della macchina dell’accoglienza, sopraffatta dall’affluenza di ventimila arrivi in due giorni solo a Monaco. Benché i fondi non manchino in un paese che ha registrato un attivo di bilancio di ottanta miliardi, i centri di accoglienza non si improvvisano in poche ore e così il governo tedesco è stato costretto a rallentare il flusso per poterlo gestire, istituendo controlli alle frontiere. La decisione è stata interpretata dai media internazionali come una marcia indietro, ma la stessa Merkel ha voluto precisare che non si tratta di ciò.

Il problema resta comunque irrisolto perché degli altri profughi i tedeschi non vogliono sentir parlare, e insistono perché rimangano le regole di Dublino, quelle che prevedono che i profughi rimangano nel paese di ingresso. Anche l’idea di distribuire i migranti secondo quote in ogni paese europeo è peregrina e non praticabile. E la richiesta della Merkel a Italia e Grecia (che finora hanno gestito gli sbarchi da sole) di istituire controlli alle frontiere suona come una beffa, che si aggiunge al danno.

L’UE ha fallito miseramente due volte: nella politica economica, che ha peggiorato il debito greco, ed ora anche nell’emergenza migranti.

Come ha dichiarato LaRouche durante un ricevimento in suo onore per i 93 anni compiuti l’8 settembre, l'”esodo biblico” di migranti dalla Libia e dalla Siria è stato causato dalle guerre illegittime di Bush e Blair in Iraq, e poi di Obama e Cameron in Libia e Siria, e dal sostegno aperto all’ISIS dato da costoro, e dai loro “alleati”, Arabia Saudita, Qatar e Turchia. Ed è parte di una consapevole strategia di genocidio nei confronti dell’Africa e del Mediterraneo.

Finora l’Europa era stata al gioco, lasciando la Grecia e l’Italia sole ad affrontare i flussi migratori in aumento, e soprattutto non denunciando la causa di questi flussi migratori: le guerre in Iraq, Libia e Siria. Ora il clima politico sta cambiando anche in questo senso: sulla stampa tedesca, francese e perfino in alcuni talk show della TV italiana si sente finalmente parlare delle responsabilità di Obama nel dilagare del terrorismo islamico in Libia e Siria, del grave “errore” commesso da Obama nel sostenere i “ribelli siriani” confluiti nell’ISIS in funzione anti Assad ed anti Russia. Il nuovo leader laburista inglese Corbyn, fautore in Inghilterra della legge Glass-Steagall, ha denunciato le menzogne di Blair, che hanno portato alla guerra in Iraq, come la prima causa del dramma dei migranti. Dopo mesi di provocazioni di guerra nei confronti di Russia e Cina, si ricomincia a discutere di collaborare con la Russia per debellare il fenomeno dell’ISIS in Siria e Libia, strettamente legato a quello degli scafisti e dei trafficanti di esseri umani.

Anche la decisione di Putin di intervenire in Siria contro l’ISIS ha cambiato le carte in tavola, e la mossa tedesca, di aprire i confini, va vista nel contesto di questo cambiamento. L’accoglienza riservata dalla popolazione tedesca e austriaca ai profughi siriani ha imposto una svolta anche nei rispettivi governi, ed era ora che arrivasse questa svolta. La signora Helga Zepp-LaRouche l’ha paragonata, giustamente, allo spirito del 1989, quando cadde il muro di Berlino e i tedeschi dell’ovest accolsero quelli dell’est con regali, e cantando l’Inno alla Gioia. Ricordo bene lo spirito di quel periodo, perché allora abitavo in Germania (ovest) e partecipai anche io, insiemi ai colleghi del MoviSol tedesco (BueSo), alle fiaccolate del lunedì a Lipsia, in cui ripetevamo lo slogan “wir sind das Volk” (noi siamo il popolo). Per parafrasare Schiller, un grande momento storico aveva finalmente trovato persone grandi, e non piccole come lo sono le vittime della propaganda di Marine Le Pen, che gioca sulla paura e fa appello agli istinti più bassi.

Anche oggi ci si presenta una grande occasione storica, come nel 1989, quando cadde il muro di Berlino. Molti cittadini in Europa cominciano a capire che la causa della crisi economica e della disoccupazione nei nostri paesi, e la causa dell'”esodo biblico” è la stessa: è un ordine economico sbagliato e ingiusto, fondato sulla speculazione finanziaria, sul colonialismo e sugli interessi di pochi, che va sostituito con urgenza da un ordine economico giusto, che rilanci invece l’economia reale, con la netta separazione tra banche ordinarie e banche d’affari (Glass-Steagall) e grandi progetti di sviluppo, a partire dai paesi da cui provengono i flussi migratori, in Africa e nel Mediterraneo. Non è possibile risolvere i “problemi di casa nostra” senza cambiare il quadro economico e strategico più generale; le due cose sono collegate, così come la bolla speculativa è la causa principale della spinta verso la guerra.

Lo Schiller Institute e MoviSol si battono da anni per questo nuovo ordine economico mondiale, e per i progetti di sviluppo in Africa (Africa Pass, Piano Oasi, Transaqua, Galleria sottomarina nel Canale di Sicilia) che potrebbero mettere fine all’esodo di massa. Ma sostengono anche l’obbligo di accoglienza, sancito dalla Convenzione di Ginevra, e dal senso di umanità che ha ispirato migliaia di tedeschi andati ad accogliere i profughi siriani alla stazione, o a prenderli al confine con carovane di auto private.

Per approfondire

L’occasione mancata del 1989: la caduta del Muro di Berlino

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