L’8 marzo, lo Stato del Missouri, insieme ad altri undici Stati, ha sporto denuncia in una corte federale per bloccare i decreti del presidente Biden che impongono politiche di “reset” verde a tappeto, denunciando i loro effetti dannosi e potenzialmente irreversibili. L’azione segue di poche settimane il catastrofico collasso della rete energetica nel Texas. Le argomentazioni legali sono logiche.

In primo luogo, gli undici Stati denunciano il fatto che le politiche verdi provocheranno gravi danni sia agli Stati coinvolti che all’economia nazionale, tagliando la produzione, sopprimendo l’agricoltura, diminuendo la fornitura e l’affidabilità dell’energia, impoverendo i lavoratori e via dicendo, ora e per i decenni a venire. In secondo luogo, affermano che solo il Congresso, e non la Casa Bianca, ha l’autorità di decidere la politica in queste aree.

La denuncia, presentata dal ministro della Giustizia (General Attorney) del Missouri Eric Schmitt e da undici suoi colleghi, contesta in particolare la costituzionalità della sezione 5 dell’ordine esecutivo 13990, che Biden ha emesso il primo giorno in carica con il titolo “Proteggere la salute pubblica e l’ambiente e ripristinare la scienza per affrontare la crisi climatica”. La sezione 5 di questo ordine esecutivo istituisce un gruppo di lavoro federale interministeriale incaricato di stimare il “costo sociale”, o i “danni monetizzati”, di un aumento delle emissioni di biossido di carbonio, protossido di azoto e metano. Il rapporto preliminare emesso da questo gruppo di lavoro è arrivato a stimare l’incredibile cifra di 9.500 miliardi di dollari all’anno in “costi sociali” da questi tre gas serra, ma ha avvertito che ulteriori calcoli potrebbero portare a cifre più alte. “Il potenziale impatto normativo di questi numeri è enorme”, sottolinea giustamente la denuncia. Essi giustificherebbero “massicci aumenti delle restrizioni normative sulle pratiche agricole, la produzione e l’uso di energia o qualsiasi altra attività economica che si traduca nell’emissione di tali gas”.

Inoltre, in pratica, gli enti federali sarebbero autorizzati a intromettersi in tutti gli aspetti della vita dei cittadini, “dalle automobili, ai frigoriferi, alle case, alle bollette alimentari ed elettriche”, oltre al danno a lungo termine per l’economia.

Per gli undici guardasigilli, il modo in cui i “costi sociali” dei gas serra sono calcolati è “arbitrario e capriccioso”, poiché ignora i benefici globali che derivano da “metodi accessibili e affidabili di produzione agricola ed energetica”. Questi “liberano milioni di persone dalla povertà, eliminano la fame, promuovono lo sviluppo economico e le opportunità, creano milioni di posti di lavoro, permettono l’innovazione e l’imprenditorialità, incoraggiano l’industria e la produzione, promuovono l’indipendenza energetica dell’America e creano le condizioni affinché fiorisca la libertà. Questi benefici arricchiscono il mondo intero, eppure l’amministrazione Biden ha dato loro poco o nessun peso nel calcolo del ‘costo sociale’ dell’anidride carbonica, del metano e del protossido di azoto”.

Si auspica che azioni legali simili vengano intraprese nell’UE, in quanto gli effetti del “Green Deal” e del “grande reset” non sono meno letali in Europa e nel resto del mondo. (Nella foto i parchi eolici del Texas, congelati dall’ondata di freddo che ha provocato blackout e decessi).