Il 28 gennaio l’Atlantic Council, un pensatoio neocon, ha pubblicato un lungo articolo che esorta gli Stati Uniti ad imbastire un’operazione di cambiamento di regime contro il Presidente cinese Xi Jinping. Il documento, con una prefazione del capo dell’AC Frederick Kempe, è firmato “Anonymous”, e l’autore è presentato come “un ex alto funzionario di governo con grande esperienza e competenza riguardo alla Cina”. Il titolo è “Telegramma più lungo”, in riferimento al famoso “Telegramma lungo” scritto nel 1946, con uno pseudonimo, da George Kennan, che proponeva quella che divenne la “politica di contenimento” contro l’Unione Sovietica. (https://www.politico.com/news/magazine/2021/01/28/china-foreign-policy-long-telegram-anonymous-463120).
Non c’è niente di particolarmente nuovo nell’articolo, che riesuma la trita narrativa geopolitica a favore dell’“unilateralismo” statunitense, ma è significativo che venga pubblicato nel momento in cui l’amministrazione Biden sta formulando la propria politica estera e presumibilmente non si scosterà dalla linea di scontro seguita dal segretario di Trump Mike Pompeo.
“Anonymous” analizza la possibilità di fomentare un golpe contro Xi dall’interno del Partito Comunista Cinese, citando delle crepe dovute alla diplomazia politica ed economica del Presidente. Se questo dovesse fallire, il documento considera la possibilità di fargli cambiare direzione con pressioni esterne. Entrambe le opzioni poggiano su basi molto precarie. Anche se ci sono vedute differenti nel PCC, il sostegno a Xi nel partito e nel paese è grande, in misura del successo della politica economica e per il peso crescente nei rapporti internazionali.
L’orientamento politico raccomandato da “Anonymous” è classico British Empire: “L’obiettivo politico prevalente dovrebbe essere quello di far concludere collettivamente alla dirigenza cinese che sia nel migliore interesse del paese continuare ad operare nell’ambito dell’ordine internazionale liberista attuale, guidato dagli Stati Uniti – invece che costruire un ordine rivale – e che sia nell’interesse del partito, se esso intende rimanere al potere, non cercare di espandere i confini della Cina o di esportare il proprio modello oltremare. In altre parole, la Cina può diventare una grande potenza globale di tipo diverso da quello perseguito da Xi”.