Nelle ultime settimane, a Washington sono aumentate le esortazioni all’amministrazione Trump affinché sferri un colpo di grazia all’Iran. Il 23 marzo, il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz ha minacciato Teheran dicendo che, se la Repubblica islamica non cambia politica estera e “abbandona completamente” il programma nucleare, “ci saranno conseguenze”. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe detto all’amministrazione Trump che l’Iran può essere “decapitato” senza una guerra su larga scala, come hanno fatto le forze di difesa israeliane con Hezbollah e come è stato rovesciato il governo di Assad in Siria.

La portaerei statunitense USS Carl Vinson è in viaggio verso il teatro dell’Asia sud-occidentale. Altre due portaerei statunitensi, la USS Nimitz e la USS Gerald R. Ford, si stanno preparando per schierarsi, anche se la loro destinazione non è stata resa nota. Allo stesso tempo, secondo alcuni media credibili, gli Stati Uniti avrebbero appena dispiegato da cinque a sette bombardieri stealth B-2 sull’isola di Diego Garcia, nel mezzo dell’Oceano Indiano, con le relative cisterne per il rifornimento aereo. Gli esperti militari hanno notato che si tratta di un dispiegamento molto grande e insolito, che sembra essere legato a un’imminente operazione militare.

Ora, la promessa di Trump di porre fine alle “guerre di cambio di regime senza fine e senza senso in tutto il mondo”, con cui ha vinto le elezioni, è messa alla prova.

Lanciare un attacco all’Iran, oltre a far esplodere l’intero Medio Oriente, comprometterebbe i colloqui in corso tra Stati Uniti e Russia che, non solo potrebbero mettere fine al conflitto in Ucraina, ma possono anche aprire la porta ad una nuova architettura di sicurezza e sviluppo, di cui c’è grande bisogno a livello globale.

Chi vorrebbe affossare i promettenti negoziati tra Trump e Putin? La risposta è: le forze che cercano di mantenere la moderna versione anglo-americana del famigerato Impero Britannico e il suo potere finanziario, ovvero quello che a volte viene chiamato complesso militare-industriale-finanziario.

Sebbene possa non essere evidente, lo scandalo del “Signalgate”, esploso sulla scena politica la scorsa settimana apparentemente dal nulla, deve essere visto in questo contesto. Infatti, i chiari bersagli dello scandalo sono la squadra di intelligence creata da Trump, principalmente il direttore della National Intelligence Tulsi Gabbard (foto), il direttore della CIA John Ratcliffe e il capo dell’FBI Kash Patel. Si vogliono eliminare le fonti di informazioni strategiche accurate per Trump, allo scopo di organizzare per lui una trappola strategica, come sarebbe un “attacco di decapitazione” contro l’Iran.

C’è un parallelo con il caso del generale Michael Flynn, costretto a dimettersi da Consigliere per la sicurezza nazionale nella prima amministrazione Trump, dopo essere stato in carica solo 22 giorni; un’operazione che aprì la strada ai neocon, come John Bolton e Mike Pompeo, che procedettero col sabotare la politica dichiarata da Trump