Michael Pettis, docente di finanza presso la Scuola di Management di Guanghua (Università di Pechino) e autore di un blog della Carnegie Endowment, ha ripubblicato un articolo del 2013 dal titolo “La Cina e la storia dei modelli di crescita degli Stati Uniti”. Pettis mostra in modo abbastanza esauriente che il “Sistema Americano” di Alexander Hamilton (nella foto, la sua statua di fronte al Ministero del Tesoro a Washington) ha generato nel mondo numerosi processi di sviluppo economico, compreso il recente miracolo economico cinese. Ricostruisce la scuola del Sistema Americano, ridicolizzando le idee economiche di Jefferson e Jackson, per mostrare come le idee di Hamilton influenzarono i periodi di sviluppo economico del Cile, del Messico, del Brasile, del Giappone, ecc. e, ora, della Cina. L’articolo è vecchio, ma il suo rilancio, nel contesto attuale, è significativo.

Un estratto:

“Ho spesso sostenuto che il modello di sviluppo cinese sia vecchio e possa esser fatto risalire al Sistema Americano del primo Ottocento. A sua volta, questo sistema si basava principalmente sulle opere del mirabile primo ministro del Tesoro degli Stati Uniti, Alexander Hamilton” (si legga in particolare i tre resoconti al Congresso: il “Primo Rapporto sul Credito Pubblico” del 14 gennaio 1790; il “Secondo Rapporto sul Credito Pubblico” del 13 dicembre 1790 e di massima importanza il suo brillante “Rapporto sulle Manifatture” del 5 dicembre 1791. il “Secondo Rapporto sul Credito Pubblico” talvolta è conosciuto come “Rapporto su una Banca Nazionale”).

“I principali fautori del Sistema Americano, oltre ad Alexander Hamilton, il suo padrino intellettuale e politico, furono personaggi come Henry Clay, Henry e Mathew Carey, John Calhoun, e perfino Abramo Lincoln stesso. La loro visione della pianificazione economica fu descritta dall’alto in basso come ingenua ed anche folle, da parte di molti economisti accademici che si erano formati nelle dottrine liberiste del laissez faire tanto in voga in Inghilterra. Ma penso che sia difficile per qualunque storico dell’economia ignorare il sentimento di sollievo a fronte del fatto che né gli accademici né le correnti jeffersoniana e jacksoniana influirono sullo sviluppo degli Stati Uniti con quella che ritenevano una buona politica economica. L’America è divenuta ricca in parte facendo cose sbagliate”.

Nell’articolo, Pettis parla anche di Friedrich List e E. Peshine Smith.