Il rapporto Horowitz dimostra che l’FBI ha ingannato il tribunale. Il 9 dicembre, l’Ispettore Generale del Dipartimento della Giustizia statunitense, Michael Horowitz, ha presentato l’atteso rapporto sul comportamento dell’FBI nell’indagine sulla presunta collusione tra l’organizzazione elettorale di Trump e “i russi”. Il rapporto sostiene che manchino le prove di un atteggiamento prevenuto da parte dei federali, ma dalla lettura delle oltre quattrocento pagine emerge che il pregiudizio vi fu eccome. Sono stati rilevati ben 17 gravi “errori” commessi dall’FBI negli atti presentati al tribunale del FISA, che regola l’attività del controspionaggio estero, per ottenere il mandato di spiare sulla campagna di Trump. Questi rilievi non solo screditano completamente l’FBI e l’allora direttore James Comey, licenziato da Trump, ma saranno valorizzati dall’inchiesta attualmente condotta dal procuratore John Durham, per conto del Ministro della Giustizia William Barr. Durham ha poteri giudiziari, che Horowitz non aveva, e può istituire un gran giurì per interrogare testimoni e provare l’accusa di prevenzione.
La prova forse più schiacciante è che L’FBI usò il famoso dossier fabbricato dall'”ex” agente del MI6 Christopher Steele, ben sapendo che fosse un falso pagato dall’organizzazione elettorale di Hillary Clinton.
Il rapporto Horowitz è stato minimizzato o male interpretato deliberatamente, per ovvie ragioni, da coloro che avevano il compito di stilare i capi d’imputazione contro Trump, ma dimostra precisamente ciò che vuol dire Trump quando chiama “caccia alle streghe” gli attacchi contro di lui provenienti dalla comunità di intelligence di Obama. Mentre i dettagli vanno al di là dello scopo di questa newsletter, suggeriamo al lettore di studiare i commenti di due veri “whistleblower”, Bill Binney e Larry Johnson, che sono intervenuti nel “Colloquio davanti al Caminetto” del LaRouchePAC, il 12 dicembre scorso (https://larouchepac.com/20191212/helping-president-dismantle-empire-what-you-need-know-larouchepac-fireside-chat). Ricordiamo che Binney presentò la prova forense che i calcolatori del Partito Democratico, la base di tutto il Russiagate, non furono mai “hackerati” dall’esterno.
Aggiungiamo che Glenn Greenwald ha scritto su The Intercept di questo “scandalo di dimensioni storiche”, ponendo una domanda rilevante: “Se non si considera scandaloso che l’FBI menta, insabbi e manipoli documenti per fini di spionaggio ai danni di cittadini statunitensi nel pieno di una campagna presidenziale, che cosa lo è?” (https://theintercept.com/2019/12/12/the-inspector-generals-report-on-2016-fb-i-spying-reveals-a-scandal-of-historic-magnitude-not-only-for-the-fbi-but-also-the-u-s-media/)
Sconcertante confessione di Nancy Pelosi: mentire per entrare in guerra non è incriminabile. La speaker della Camera Nancy Pelosi ha fatto una sconcertante ammissione il 5 dicembre, quando le è stato chiesto perché non avesse sostenuto l’impeachment di George W. Bush ai tempi della guerra contro l’Iraq. La Pelosi ha risposto che, come membro anziano della Commissione sull’Intelligence della Camera, “sapevo che non v’erano armi nucleari in Iraq… sapevo che era un inganno nei confronti del pubblico… ma ciò non costituì una base per l’impeachment”. Data l’orribile distruzione provocata da quella guerra, con oltre un milione di vittime irachene e oltre ottomila americani morti, l’ascesa dell’ISIS dalle macerie dell’Iraq, la crisi dei profughi, ecc, come si fa a difendere le menzogne di Bush e, allo stesso tempo, sostenere che Donald Trump deve essere incriminato con false accuse di aver messo a repentaglio la sicurezza nazionale americana, sulla base di un “sentito dire” a proposito di una telefonata col Presidente ucraino, proveniente da avversari politici di Trump nel Dipartimento di Stato e negli enti di intelligence?
Nello stesso giorno, inoltre, quando le hanno chiesto come mai la leadership democratica abbia deciso di usare la storia dell’Ucraina per l’impeachment, ignorando i dettagli dell’inchiesta di Mueller sul Russiagate, se n’è uscita dicendo: “Non riguarda l’Ucraina, ma la Russia. Chi ha tratto beneficio dalla mancata assistenza militare [all’Ucraina]? La Russia!… Bene, il nostro avversario qui è la Russia. Tutte le strade portano a Putin”.
Dershowitz: gli Stati Uniti d’America sono una repubblica e questo impeachment è anticostituzionale. L’azione di impeachment contro Trump su vaghe accuse di “abuso di potere” e “ostruzione del Congresso” è anticostituzionale, secondo l’autorevole costituzionalista e democratico della prima ora, Alan Dershowitz. La Costituzione Americana stabilisce quattro criteri, e solo quattro, per incriminare un Presidente: corruzione, tradimento, reati e infrazioni gravi; a meno che non venga provata una di queste accuse, una procedura di impeachment costituisce “un totale abuso di potere da parte del Congresso”, ha ricordato Dershowitz.
Come fa notare Dershowitz, quasi ogni Presidente è stato prima o poi accusato dagli avversari di “abuso di potere” e di usare decisioni di politica estera per favorire la rielezione. “Se cominciamo a fare di ciò un capo di imputazione, faremo stragi di presidenti e ci ritroveremo col sistema inglese… [dove] il Primo ministro dipende dagli umori del Parlamento”. Ciò è esattamente quanto volevano evitare i padri fondatori degli Stati Uniti quando stilarono la Costituzione.
“Non vogliamo un sistema parlamentare britannico. Vogliamo una repubblica, e una repubblica richiede un presidente forte che debba cercare la rielezione ogni quattro anni. Questa è la protezione massima”.