Mentre il potere del cosiddetto “mondo unipolare” si affievolisce e le regole del cosiddetto “ordine basato sulle regole” cessano di funzionare, la macchina della propaganda nei Paesi della NATO sforna allarmi di minacce imminenti da parte di presunti “nemici” che vogliono distruggere la democrazia e la libertà. Il “pericolo” principale, secondo questa narrazione, rimane la Russia, ma subito dopo vengono la Cina e l’Iran. E se i nemici esterni non bastano, si può sempre strumentalizzare la presunta ascesa di estremisti nazionalisti e neonazisti in Europa.
In questo spirito, il presidente del Comitato militare della NATO, l’ammiraglio Rob Bauer (foto), ha dichiarato il 17 gennaio che “le placche tettoniche del potere” nel mondo “si stanno spostando”. Siamo in una situazione di emergenza permanente, ha avvertito, e i Paesi della NATO devono essere “in allarme rosso per una guerra su larga scala”. Pertanto, gli Stati membri devono spendere ancora di più per la difesa, è stato il suo messaggio. Il Segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha ripetutamente avvertito che, se non sarà sconfitta in Ucraina, la Russia si sposterà ancora più ad ovest. Quindi, si continui a spendere armi!
In Germania, il tabloid Bild ha alimentato l’isteria, pubblicando un articolo su un documento segreto del Ministero della Difesa di Berlino che delinea il “percorso verso il conflitto” con la Russia, giudicato imminente. Secondo lo scenario descritto dalla Bild, Mosca effettuerebbe un massiccio rafforzamento militare in Ucraina, si sposterebbe nell’Europa orientale e infine lancerebbe attacchi, compresi seri attacchi informatici, contro i Paesi della NATO. Di escalation in escalation, conclude il documento, la guerra con la NATO potrebbe scoppiare nell’estate del 2025. Interrogata sul documento, la portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova lo ha definito “l’oroscopo dell’anno scorso per i Pesci ascendente Cancro”.
Ancora più allarmanti sono state le osservazioni fatte il 7 gennaio dal ministro della Protezione civile svedese, Carl-Oskar Bohlin, il quale ha affermato che dopo 210 anni di pace “potrebbe esserci una guerra in Svezia” e che dobbiamo prepararci, mentre il primo ministro Ulf Kristersson ha invitato i concittadini a essere pronti a morire in armi “in difesa dei valori”.
In altre parole, vengono impiegati i metodi tradizionali per condizionare la popolazione alle difficoltà e alle misure dello Stato di polizia. Ciò che non viene detto, in mezzo a tutta questa propaganda, è che l’Occidente, nonostante tutti i soldi spesi per la difesa e nonostante tutti i fondi speculativi, non ha le capacità produttive necessarie per condurre una guerra contro la Russia, anche se fosse minacciata.