Mark Carney, inviato speciale delle Nazioni Unite per l’azione e la finanza per il clima, nonché consigliere di Boris Johnson per la COP26, ha trascorso la scorsa settimana a Washington per raccogliere sostegni alla “finanza verde”. Il 14 ottobre, è stato uno dei principali relatori ad un incontro ai margini della sessione annuale del FMI e della Banca Mondiale incentrata sul cambiamento climatico. In quella sede si è vantato del fatto che “il meglio degli investitori privati” che è riuscito a radunare, tra cui gestori patrimoniali, banche, compagnie di assicurazione, fondi pensione, che rappresentano in totale “un bilancio di 90 mila miliardi di dollari”, sarebbero “super pronti” per progetti verdi.
Due giorni prima, Carney aveva presentato i suoi piani ad un pubblico più ampio, parlando in termini particolarmente spudorati durante un’intervista con Libby Casey del Washington Post Live. Per rendere il mondo “carbon neutral”, ha dichiarato, le banche private e il settore finanziario devono produrre un cambiamento radicale “nelle tubature” del sistema, per indirizzare i flussi finanziari solo verso la bolla speculativa verde, togliendoli agli investimenti nell’economia produttiva.
Interpellato sugli obiettivi della COP26, l’ex governatore della Banca d’Inghilterra ha dichiarato: “Fondamentalmente l’impianto del sistema finanziario deve essere messo in condizione tale che gli istituti finanziari, che siano banche o fondi pensione, assicuratori o gestori patrimoniali, abbiano le informazioni, gli strumenti di mercato per poter prendere in considerazione il cambiamento climatico. Quindi, in altre parole, sarà uno strumento fondamentale in ogni decisione di investimento o di prestito”. In secondo luogo, ha proseguito, abbiamo bisogno di molto denaro. “Verrà richiesto un enorme investimento in tutto il mondo. Qualcosa tra i 100 mila e i 150 mila miliardi di dollari di finanziamenti esterni nei prossimi tre decenni”.
Questo si traduce in circa tremila-cinquemila miliardi di dollari all’anno, ha sottolineato, che dovranno provenire dal settore privato – oltre al denaro che fornirà il settore pubblico. Quello che Carney ha omesso, ma che ha spiegato ripetutamente in passato, è che, come per tutte le altre bolle costruite sulla speculazione a spese dell’economia reale, i privati hanno bisogno di incentivi per poter estrarre profitti dagli investimenti “verdi”. Alla fine saranno i contribuenti a pagare il conto – e hanno già cominciato.