Una Monaco a due facce: forse possiamo così descrivere gli avvenimenti della scorsa settimana nel capoluogo bavarese. Da una parte, la Conferenza sulla Sicurezza (CSM), popolata da personaggi che sembravano fuggiti dal manicomio; dall’altra, l’impressionante manifestazione per la pace che si è svolta a pochi isolati di distanza il 19 febbraio (vedi foto).
La Vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris, ha annunciato che gli USA “hanno formalmente determinato che la Russia ha commesso dei crimini contro l’umanità”, seguita dal Primo ministro britannico Rishi Sunak (con una sala che si spopolava, secondo la rivista Politico), che rivendicava il primo posto del Regno Unito nella classifica dei sostenitori della guerra fino all’ultimo ucraino. Il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, reduce da un’esilarante esibizione di somaraggine aritmetica (“Putin deve fare una svolta a 360 gradi”), ha chiesto un cambiamento di regime a Mosca e, come previsto, Zelensky e il suo ministro degli Esteri Kuleba hanno elemosinato armi e denaro, rifiutando ogni negoziato.
Naturalmente, dietro la retorica, tutti sapevano che solo una piccola parte degli aiuti promessi sarà veramente consegnato. E gli esperti militari sanno che Kiev non potrebbe vincere la guerra, anche se venissero consegnati tutti gli armamenti richiesti.
L’unica voce ad offrire una proposta costruttiva per porre fine al conflitto è stata quella del diplomatico cinese Wang Yi. Blinken, che ha voluto incontrarlo a margine della conferenza, ha minacciato Pechino di gravi conseguenze se fornirà armi alla Russia, ma il cinese non si è fatto intimidire dalla retorica alla Rambo di chi lancia missili da 400 mila dollari per abbattere palloni aerostatici.
E nemmeno i rappresentanti dei paesi in via di sviluppo si sono lasciati impressionare. Secondo il Financial Times, hanno espresso “molte più preoccupazioni per temi come l’inflazione, il debito, i prezzi dell’energia e la sicurezza alimentare che per la guerra in Ucraina”. Alla faccia di chi, come Heusgen, aveva strombazzato come obiettivo della conferenza quello di tirare dalla parte della NATO i paesi non allineati.
Siccome “the show must go on”, il 20 febbraio Biden si è fatto vivo a Kiev, prima della prevista visita in Polonia.
Nel frattempo, al di fuori della bolla NATO, in tutto l’Occidente sta crescendo un movimento contro la guerra. La manifestazione di Monaco è andata oltre ogni previsione, dato che gli organizzatori contavano su due-tremila partecipanti. Se ne sono presentati dieci volte tanti, facendo ben sperare per le altre manifestazioni previste per il 25 febbraio in oltre cento città in Germania e nelle capitali di Francia, Italia e Regno Unito.
Il giorno dopo quella di Monaco, si è tenuta la manifestazione di Washington che, sebbene con numeri minori (Washington non è una metropoli e la gente viene da fuori) ha marcato un’importante passaggio politico.