Contrariamente a tutte le previsioni, il 2 ottobre i cittadini colombiani hanno inferto una cocente sconfitta al Presidente Juan Manuel Santos (nella foto), respingendo il suo piano di “pace” coi narcoterroristi delle FARC, il cartello della cocaina più grande al mondo che da decenni commette atrocità in tutto il paese.

Santos ha cercato di far passare il suo accordo con le FARC come un modo per mettere fine ad anni di spargimenti di sangue, ma in realtà si tratta di un piano elaborato dai britannici per legalizzare la droga, piano che fin dall’inizio ha avuto il sostegno dell’amministrazione Obama. L’emissario del Dipartimento di Stato Bernard Aronson ha trascorso mesi all’Avana per negoziare personalmente coi narcoterroristi, quando ci si attendeva che avrebbe vinto il “sì” all’accordo.

Invece ha vinto il “no” col 50,21% dei voti, con grande sbigottimento e sorpresa dei media in tutto il mondo. Come ha commentato nervosamente il Washington Post il 3 ottobre, si è trattato di un “passo indietro in stile Brexit che ha smentito le previsioni dei sondaggisti e ha lasciato in lacrime i sostenitori dell’accordo”. Tra coloro che versano più calde lacrime ci sono l’ex Premier britannico Tony Blair, padrino politico di Santos, che ha rischiato il tutto per tutto per questo accordo di pace, e ha perso. Il voto è una sconfitta anche per l’amministrazione Obama, che era arrivata al punto di offrirsi di rimuovere le FARC dall’elenco di organizzazioni terroristiche del Dipartimento di Stato. Il segretario di Stato John Kerry aveva comunicato personalmente l’approvazione di Obama al piano quando aveva presenziato alla firma dell’accordo a Bogotà il 26 settembre.

In realtà è Wall Street che sperava da molto tempo di mettere così le mani su una fetta più grossa del traffico internazionale di droga. Già nel giugno 1999 l’allora presidente della Borsa di New York Richard Grasso si era incontrato nel territorio della giungla colombiana controllato dalle FARC con il responsabile finanziario delle stesse, Raul Reyes, per discutere “investimenti comuni.”

Oggi la Colombia è di gran lunga la principale fonte di cocaina, producendone più del Perù e della Bolivia messe insieme. Dal 2013, la produzione colombiana di coca è quasi raddoppiata, aumentando del 39% solo nel 2015, in gran parte nei territori sotto il controllo delle FARC.

Ora sono in corso tentativi disperati di salvare l’accordo. Il 7 ottobre la Commissione norvegese per il Premio Nobel ha annunciato di aver concesso a Santos il premio per la pace di quest’anno, il che può essere visto solo come un sostegno aperto agli sforzi del Presidente colombiano di tenere in piedi il suo fraudolento piano di pace. E l’8 ottobre il Washington Post ha rivelato il fatto interessante che la Norvegia “ha un interesse speciale nel premio per la pace di quest’anno” in quanto il suo governo funge da quattro anni da “garante” dei negoziati con le FARC.