Tornato alla Casa Bianca dall’ospedale, Trump ha preso di mira coloro che egli accusa di essere i responsabili dei danni causati dal cosiddetto “Russiagate” nonché gli stessi membri della sua amministrazione, che incolpa della lentezza dell’inchiesta. Il Presidente è stato molto esplicito dicendo che è ormai tempo che i funzionari competenti intervengano contro coloro che hanno commesso “il più grande crimine politico della storia del nostro Paese”, tra cui l’ex presidente Obama e il suo vice presidente Joe Biden. Trump ha chiesto al Dipartimento di Giustizia di procedere ora con le incriminazioni, altrimenti, se non sarà rieletto, questi reati non saranno mai oggetto di inchiesta.
Per “Russiagate” si intende la campagna secondo cui il Presidente Trump dovrebbe la sua vittoria elettorale del novembre 2106 alla presunta interferenza russa e, in particolare, a Vladimir Putin. Sebbene questa accusa sia risultata chiaramente un’invenzione dei principali funzionari dell’intelligence durante l’amministrazione Obama, essa viene ancora citata ripetutamente nell’attuale campagna elettorale, con Joe Biden e i suoi sostenitori che accusano Putin di essere di nuovo al lavoro per favorire Trump.
Nel maggio 2019, il ministro della Giustizia William Barr aveva incaricato il procuratore John Durham di indagare su chi avesse dato il via a questa storia, ma a quanto pare non ci si aspetta alcun rinvio a giudizio prima delle elezioni del 3 novembre. Ciò ha portato il presidente Trump ad annunciare su Twitter il 6 ottobre la “desecretazione totale di tutti i documenti” relativi alla “bufala russa”. “E lo stesso vale per lo scandalo sulle email di Hillary. Nessun omissis!”. Questo in risposta all’affermazione di Barr secondo cui il Dipartimento di Giustizia avrebbe bisogno di ulteriori informazioni prima che possano essere mosse delle accuse.
Trump ha preso di mira anche l’attuale Segretario di Stato Mike Pompeo, dicendo che le famigerate email di Hillary Clinton “sono nel Dipartimento di Stato, ma Mike Pompeo non è riuscito a ottenerle, il che è molto triste, in realtà. Non sono contento di lui per questo motivo”.
È stato anche riferito che la direttrice della CIA Gina Haspel, che ha lavorato a stretto contatto con Pompeo come sua vice quando Pompeo era a Langley, poi succedutagli, sta bloccando la desecretazione e la pubblicazione di documenti rilevanti. La Haspel, che è stata capo stazione della CIA a Londra dal 2014 al 2017, aveva rapporti talmente stretti con i leader dell’MI6, che questi l’hanno definita “funzionario onorario del Regno Unito” e riferiva direttamente al direttore della CIA di Obama, John Brennan.
Tra gli ultimi documenti desecretati dal direttore dei servizi segreti nazionali Ratcliffe, vi sono appunti scritti a mano da Brennan, del luglio 2016, che dimostrano che lui e gli altri funzionari statunitensi sapevano che l’accusa di “collusione” tra membri della campagna elettorale di Trump e la Russia era stata lanciata dallo staff elettorale di Hillary Clinton. Brennan scrisse che la Clinton aveva approvato “la proposta di uno dei suoi consulenti di politica estera per diffamare Donald Trump alimentando uno scandalo sulla presunta interferenza dei servizi di sicurezza russi”. Un altro documento dalla CIA al direttore dell’FBI James Comey afferma che la Clinton intendeva usare la storia dell’ingerenza russa per “distrarre il pubblico dal suo uso di un server di posta elettronica privato”.