Mentre la campagna presidenziale del 2020 negli Stati Uniti volge al termine – e si annuncia che lo spoglio dei voti possa protrarsi ben oltre il 3 novembre, a seconda di come vengono conteggiati e di quanti ricorsi vengano presentati – nessuno può dubitare che sia stato uno dei momenti più decisivi della storia recente. È stata sotto gli occhi di tutti la mobilitazione senza precedenti, quasi inimmaginabile, degli ultimi quattro anni, contro il Presidente eletto degli Stati Uniti da parte dell’intera schiera di forze che chiamiamo l’ “Impero britannico”.
E’ apparso subito chiaro sin dall’inizio da che parte stiano l’Impero e la sua oligarchia finanziaria. Basta rifarsi, per chiunque abbia perso il filo, a quanto ha pubblicato esplicitamente The Economist, il portavoce della City di Londra, nell’ editoriale del 29 ottobre intitolato “Elezioni americane – Perché deve essere Biden”.
Nel frattempo, data la palese mancanza di entusiasmo del suo elettorato la campagna elettorale di Biden si e’ basata principalmente sul “siamo stanchi di Trump” per catturare voti. Quindi, la strategia adottata è consistita nel nascondere il candidato, che raramente si avventurava fuori dalla tana per incontrare elettori o giornalisti; o nel contare sui media per censurare qualsiasi servizio negativo nei suoi confronti e, nel caso, tacciare tali notizie di “disinformazione russa”; -nel caso di una sconfitta, prepararsi a montare accuse di brogli, lanciando disordini qua e là a livello nazionale.
Il team Biden spera anche che gli scandali emersi intorno al candidato e al figlio Hunter-non influenzino il voto finale, confidando che milioni di americani avevano già votato quando sono uscite le rivelazioni. Le e-mail – trovate sul laptop di Hunter- sembrano confermare che Biden non solo era a conoscenza del coinvolgimento del figlio con una società energetica ucraina, Burisma, da lui negato, ma anche che il figlio gli girava parte del denaro- (cfr. SAS 44/20). Gli alleati di Biden, tra cui i massimi funzionari dell’ intelligence di Obama, come John Brennan e James Clapper, che erano al centro della bufala- del Russiagate contro – Trump, affermano che le e-mail siano un “classico caso di disinformazione russa”, anche se ammettono di non avere prove a sostegno.
In tale ottica, diventa più significativo l’utilizzo della censura per coprire lo scandalo. Non solo Twitter ha chiuso l’account del New York Post dopo che questo aveva pubblicato la notizia originale, ma anche Facebook e YouTube hanno chiuso – i siti web che pubblicano questa e altre notizie negative su Biden. Un caso -estremo di censura è quello che ha portato questa settimana alle dimissioni del noto giornalista investigativo Glenn Greenwald, di The Intercept, la cui direzione si è rifiutata di pubblicare un articolo sul caso del laptop dei Biden. Greenwald è uno dei fondatori di The Intercept, ed è diventato famoso grazie agli articoli pubblicati sul caso di Edward Snowden, che gli ha dato accesso esclusivo alle rivelazioni esplosive sulle intercettazioni ai danni dei cittadini americani come parte dello “stato di polizia” post 11 settembre. Greenwald crede che il suo stesso sito si sia allineato e lo abbia censurato per essersi espresso criticamente nei confronti di Biden!
J. Kirk Wiebe, ex esperto tecnico e specializzato in controspionaggio russo -presso la National Security Agency (NSA), poi diventato “whistleblower”, , ha dichiarato in una conferenza stampa del LaRouchePAC il 28 ottobre che le dimensioni dell’attività di spionaggio e di censura dispiegata al momento nel paese rappresenta una seria minaccia per la esistenza stessa della nazione come repubblica costituzionale.
Al di la’ dei risultati delle elezioni, anche se dovesse perdere, Donald Trump rimarrà comunque presidente fino a quando il -successore non presterà giuramento a fine gennaio. Fino a quel momento, sarebbe ancora in grado di chiedere la de-segretazione dei documenti che mostrano come sia stato organizzato e portato a termine il colpo di stato contro di lui. In questo senso, la battaglia continuerà anche dopo il 3 novembre.