Gli agricoltori italiani, dopo i costi dell’energia e dei fertilizzanti, devono combattere con le conseguenze della siccità, che minaccia di compromettere un terzo dei raccolti. Benché i metereologi avessero previsto in anticipo un’ondata straordinaria di caldo, le amministrazioni locali e centrali poco o niente hanno fatto per prepararsi. Ora, non solo l’agricoltura, ma anche la produzione idroelettrica è minacciata dal basso livello dei bacini idrici.
Secondo la Coldiretti, la produzione di mangime animale è crollata del 45 per cento, quella di latte del 20%, di grano duro e di riso del 30%, di frutta del 15% e di vongole e cozze del 20%, a causa del mancato ricambio delle acque nel delta del Po. La CIA ha richiesto alcune misure urgenti, interventi di piccola portata, ma anche “la costruzione di nuovi bacini e invasi” e “grandi impianti di dissalazione”. Sfortunatamente anche queste buone idee sono viziate di “gretinismo climatico” e la CIA suggerisce di alimentare i dissalatori con pannelli solari.
L’ing. Andrea Mangano, esperto di idraulica e pioniere del famoso progetto Transaqua per l’Africa, punta il dito contro i mancati investimenti nelle infrastrutture idriche, che oggi avrebbero fatto la differenza. Ha fatto l’esempio di Firenze, che oggi non è minacciata dall’interruzione delle forniture idriche, grazie alla diga del Bilancino (foto), sul fiume Sieve, inaugurata nel 1999. Lanciata dopo la famosa alluvione del 1966, sono stati necessari trent’anni per la sua costruzione, ma oggi, grazie ad essa e al relativo bacino artificiale, Firenze sarà probabilmente risparmiata dalla mancanza d’acqua che affliggerà molte altre città italiane per tutta l’estate.
Gli Appennini offrono ancora molte opportunità per progetti simili, che sono stati finora bloccati dal fanatismo ambientalista. Nelle Alpi ce ne sono di meno, ma nel Canton Ticino ci sono potenzialità che potrebbero essere sfruttate con accordi transfrontalieri win-win.
La soluzione più semplice e naturale, tuttavia, sarebbe quella di sfruttare gli 8300 km di coste per installare alcuni dissalatori, alimentati da impianti nucleari, invece che da pannelli solari. Ma come sappiamo, il governo italiano decise di uscire dal nucleare nel 1986 e non ci sono prospettive a breve termine per un ritorno, a meno che non ci sia un terremoto politico. In quel caso, si potrebbero ordinare dalla Russia una decina di impianti nucleari galleggianti….