L’infrangersi del “sogno americano” di libertà e progresso è dovuto, sul lungo periodo, principalmente all’opera di un pugno di cervelli malati, ideologhi dell’impero britannico, dal XVIII secolo al XX secolo: Thomas Malthus, Thomas Huxley e i suoi nipoti, Julien e Aldous, Darwin, Galton, H. G. Wells e Bertrand Russell.

Le rilevazioni statistiche dicono che negli Stati Uniti circa il 20% dei minori è affetto da disturbi mentali. Anche se spesso vengono prodotte diagnosi che non sono analitiche, ma in fin dei conti si rivelano mere etichette appioppate a situazioni di disagio non ben interpretato, il fenomeno è comunque diffuso e preoccupante. Una causa potrebbe essere proprio quella che qui sotto riportiamo in questo articolo.

1776-2016
La guerra culturale dell’Impero Britannico
contro la Rivoluzione Americana

Nel 1776 la neonata Repubblica Americana si dichiara indipendente dall’Impero Britannico, proclamando che tutti gli uomini nascono uguali e che la vita, la libertà e la ricerca della felicità fanno parte dei loro diritti inalienabili. Si tratta di un colpo di pugnale inferto al cuore di una delle oligarchie più nefaste e virulente della storia umana, di un sistema assolutamente disegualitario che anche oggi colpisce e per il quale deve regnare un piccola élite sulle masse mantenute in uno stato di massima arretratezza.

Dopo lo smacco della Guerra Civile Americana, nella quale Londra aveva scommesso sui sudisti per cercare di riprendere possesso con la forza dell’ex colonia, i britannici optano per una nuova strategia: corrompere la repubblica dall’interno, tramite una “relazione speciale” strategica tra i due Paesi, conducendo al contempo una guerra culturale contro gli ideali stessi che hanno fatto nascere gli Stati Uniti d’America e che in seguito si sono diffusi nel mondo.

Certi strumenti di questa guerra del tutto ideologica – l’ultraliberalismo, il maltusianesimo, l’eugenetica e l’ecologismo che pone l’animale al di sopra dell’uomo – furono elaborati tra il XVIII secolo e la fine del XIX secolo. A questi mancava soltanto la tecnica di manipolazione delle masse, esercitata tramite una cultura dell’irrazionale e dell’edonismo, e la diffusione del consumo di droga.

eugenetica

Il 22 gennaio scorso Jeffrey Steinberg, redattore dell’Executive Intelligence Review, fece luce su queste ideologie, nel corso di una videoconferenza trasmessa da New York.

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Confessioni rivelatrici

Permettetemi di citare qualche dichiarazione dei rappresentanti della corrente britannica che dimostrano esplicitamente questa intenzione. Alla fine vi domanderò se siate o no d’accordo con Lyndon LaRouche, nel pensare che questa ideologia sia alla radice del problema.

Nel 1951, nella sua opera “L’impatto della scienza sulla società”, Lord Bertrand Russell descrive le fondamenta di questo progetto:

La fisiologia e la psicologia aprono domini scientifici che devono ancora essere esplorati. Due grandi uomini, Pavlov e Freud, ne hanno gettato le fondamenta. Non accetto l’idea che questi due domini siano in profondo conflitto, benché la struttura che sarà eretta su tali fondamenta deve ancora essere definita. Penso che il tema che assumerà una grande importanza politica, è la psicologia delle masse, il cui ruolo è cresciuto enormemente da che i metodi moderni della propaganda si sono imposti maggiormente.

Di questi metodi, il più influente si chiama istruzione. Benché la religione svolga un proprio ruolo, è inferiore in termini di importanza. Ormai, sono la stampa, il cinema e la radio ad avere un ruolo di primo piano. Possiamo sperare che nel tempo, chiunque potrà convincere chiunque di qualunque cosa, a patto che possa lavorare con pazienza sin della sua giovane età e che lo Stato gli dia il denaro e i mezzi per farlo. La questione evolverà a lunghi passi allorché sarà posta in opera da scienziati sotto una dittatura scientifica.

I socio-psicologi del futuro avranno a loro disposizione un certo numero di classi di scolari, sui quali collauderanno differenti metodi per far insorgere nel loro animo la incrollabile convinzione che la neve sia nera. Si constaterà rapidamente qualche problema. In primo luogo, che l’influenza della famiglia è un ostacolo. In seguito, che non si andrà molto lontano se l’indottrinamento non sarà iniziato prima dell’età dei dieci anni. In terzo luogo, che dei versi messi in musica e eseguiti a intervalli regolari sono assai efficaci. In quarto luogo, che credere che la neve sia bianca dovrà essere visto come il segno di un gusto malato per l’eccentricità.

Russell-Asch

Nel 1931, egli scrisse in “Scientific Outlook”:

“I dirigenti scientifici offriranno un’istruzione agli uomini e le donne ordinari, ed un’altra ai futuri detentori del potere scientifico. Gli uomini e le donne ordinarie saranno, secondo le attese, docili, industriosi, puntuali, spensierati e contenti. Di queste qualità probabilmente il contegno sarà considerato la più importante. Per produrlo saranno chiamati in causa tutte le ricerche in psicoanalisi, comportamentismo e biochimica. Tutti i ragazzi e le ragazze impareranno in tenera età ad essere ciò che si dice ‘cooperativi’, cioè disposti a fare ciò che fanno tutti gli altri. L’iniziativa del singolo verrà scoraggiata in questi fanciulli ordinari, e l’insubordinazione sarà scientificamente abolita in essi, senza l’uso di punizioni”.

Gli Stati Uniti furono i primi ad essere bersagliati da questa strategia, che in seguito si estese all’insieme dei paesi industrializzati.

È precisamente l’universo descritto da Aldous Huxley nelle sue opere “Il mondo nuovo” (1932) e “Il ritorno al mondo nuovo” (1961): “La società organizzata integralmente, il sistema scientifico delle caste, l’abolizione del libero arbitrio tramite il condizionamento metodico, la servitù resa tollerabile da dosi regolari di felicità provocata chimicamente”.

Sbarcato in America nel 1920 per mettere in pratica le proprie idee, il nipote del darwinista Thomas Henry Huxley fu immediatamente accolto in un circolo influente di ideologi britannici che, dietro le quinte, controlla le produzioni cinematografiche di Hollywood. Questo circolo, soprannominato “British set”, comprende gente come Christopher Isherwood ma anche Igor Stravinskij, poiché l’attacco alla musica classica è al centro di questa offensiva per tutto il XX secolo.

Huxley fa parte del progetto MK-Ultra, il noto programma illegale e ultrasegreto della CIA durato dal 1953 al 1972, indicato dall’influente Allen Dulles con lo scopo di studiare gli effetti sulla popolazione di un’ampia gamma di droghe, in particolare l’acido lisergico (LSD), per assicurarne il controllo mentale. Durante un discorso alla radio pubblica Voice of America, pronunciato nel 1961 presso la Scuola di Medicina della California (a San Francisco), Huxley spiega in modo trasparente il tenore del progetto:

“Vi sarà, nel corso di circa una generazione, un metodo farmaceutico per far sì che la gente ami la propria servitù e produrre, per così dire, una dittatura senza lacrime. Creando una sorta di campi di concentramento senza dolore rivolti a intere società, in modo che la gente, in realtà, si vedrà spogliata della propria libertà ma ne sarà felice poiché ciò la priverà, per mezzo della propaganda, del lavaggio del cervello oppure del lavaggio del cervello ottenuto con metodi farmacologici, di qualunque desiderio di ribellione. Questa sembra essere davvero l’ultima rivoluzione”.

Uno di suoi più stretti collaboratori in questo progetto fu Timothy Leary, all’epoca professore di psicologia presso Harvard. Nel suo diario costui riconosce la sua partecipazione alla creazione di una “controcultura” della droga e riferisce di certe conversazioni con Aldous Huxley.

Il britannico gli avrebbe detto: “Questa droga del cervello, prodotta a larga scala nei laboratori, provocherà un ampio cambiamento nella società. Ciò accadrà senza il nostro intervento. La sola cosa che possiamo fare è diffondere il verbo. L’ostacolo a questa rivoluzione, Timmy, è la Bibbia”.

Uno dei temi di ricerca del progetto MK-Ultra consisterà nello studiare le condizioni alle quali si sottomette la gente, di propria volontà, a certe forme di lavaggio del cervello.

È con questo scopo che viene reclutato William Sargant, uno psichiatra britannico del londinese Istituto Tavistock con una notevole esperienza maturata durante la seconda guerra mondiale. Nella sua opera “La battaglia per la mente”, pubblicata nel 1957, nota come la rabbia, la collera o l’eccitazione indotte possano, indebolendo il giudizio dell’individuo e aumentandone la disposizione alla suggestione, provocare l'”istinto del gregario” necessario al lavaggio del cervello.

Il risultato di queste sperimentazioni fu la “fuga in avanti” della gioventù americana, precipitata nella controcultura del rock, della droga e del piacere sessuale senza progetti di vita, in un mondo sempre più violento, dominato nei primi anni dalla guerra del Vietnam (nella quale furono invitati a drogarsi anche i soldati), ma anche dal pessimismo indotto dall’assassinio di personaggi politici di primo piano, come i fratelli Kennedy e Martin Luther King. A ciò si aggiunsero gli effetti di una lunga campagna di svilimento dei risultati del Rinascimento, e dell’idea stessa della necessità del progresso scientifico e tecnologico per assicurare la sopravvivenza e lo sviluppo della specie umana. La cultura classica fu messa sul banco degli imputati in tutte le sue forme: era minacciata fin dall’inizio del XX secolo. A essa fu sostituita una subcultura della bruttezza, dell’esistenzialismo, della banalità e della perversione. Queste sostituirono la ricerca del bene, del bello e del vero, fondamento greco dei nostri valori.

Naturalmente, anche un’altra istituzione ebbe un ruolo in questo attacco inizialmente rivolto agli Stati Uniti: parliamo della “scuola di Francoforte”. Fondata in Germania nel 1923 da marxisti come György Lukács, essa attaccò l’arte classica, accusata di comunicare in modo nascosto i valori del “capitalismo”. Più tardi, usando in modo strumentale gli orrori del nazismo e dello stalinismo, la scuola estese i suoi attacchi alla matrice culturale “occidentale”, considerata responsabile della formazione delle personalità autoritarie che politicamente avevano condotto il mondo alle ore più buie del XX secolo.

Negli anni Trenta, uno dei suoi dirigenti, Theodor Adorno, fu assunto presso il Radio Research Project, un progetto dell’Università di Princeton finanziato dai Rockefeller, sotto gli auspici della “relazione speciale” anglo-americana, per studiare la manipolazione dei popoli tramite i nuovi mezzi di comunicazione di massa (il cinema, la radio e la televisione) appena comparsi sul mercato. Gli insegnamenti di questo progetto diedero i loro frutti nel dopoguerra, grazie al Congresso per la Libertà Culturale (CCF), diretto dalla CIA contro i Paesi comunisti, che avevano ancora conservato il gusto per le arti classiche.

Nel suo libro del 1948, “Filosofia della musica nuova”, l’allievo di Schoenberg scrisse che, contrariamente alla grande musica classica, quella contemporanea d’avanguardia non mira ad elevare l’animo né a renderlo creatore. Essa al contrario mira a far deliberatamente affiorare alla coscienza le forme tipiche della malattia mentale, con lo scopo di scindere completamente l’individuo dalle fondamenta della cultura in cui s’è formato. In pittura, disse d’altra parte, l’orientamento deve essere quello di Van Gogh, il quale dipinse degli oggetti in forma disintegrata, come un consumatore di droga, il cui occhio sia incitato a “staccare le cose dal loro mondo abituale”.

Quanto alla musica “non si suggerisce che si possa oggi comporre meglio” di Mozart e Beethoven. “Si deve comporre in modo atonale poiché l’atonalismo è patologico” e “la malattia, dal punto di vista dialettico, è anche la cura… Da qui la reazione violenta delle proteste provocate da questa musica, nelle nostre società”.

Adorno-Beethoven

Adorno redasse in seguito un elenco di malattie mentali che potrebbero insorgere nelle persone esposte alla musica contemporanea, in particolare a quella atonale di Schoenberg o a quella di Stravinskij, ma anche alla musica leggera (“Musak”) e alle “hit parade” che all’epoca cominciavano a prendere piede:

1. spersonalizzazione, o perdita del nesso con il proprio corpo;

2. ebefrenia, o indifferenza totale al mondo esterno;

3. catatonia, o disconnessione dal temporale;

4. necrofilia, o “perversione elevatissima dello stile”.

Si trattò dunque di una deriva o di un’evoluzione programmata? Le citazioni che vi abbiamo presentato mostrano che in effetti al destino fu data una certa piega.

Si può tornare indietro? Sì, a condizione di comprendere appieno e bene che l’essere umano è creatore e produttore!

Prometeo-Leonardo

Chi decide della nostra cultura? Chi possiede la tua cultura? (2011)

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