Traduciamo per i lettori l’appello del 23 settembre 2013 firmato da oltre cinquanta ricercatori a livello internazionale (vedi) a cui ha fatto seguito la presentazione il 4 agosto 2015 da parte del deputato democratico americano Alan Grayson della H.R. 3440, una specifica proposta di legge per “indirizzare il Dipartimento dell’Energia nel sostegno dell’innovazione nella fusione nucleare”

Noi sottoscritti scienziati sollecitiamo gli Stati Uniti, l’Unione Europea e il Giappone a sostenere finanziariamente un più ampio sforzo di ricerca sull’energia da fusione nucleare, estendendo il programma fino a includere un vasto numero di promettenti metodi, macchine e sostanze reagenti per la fusione, al fine di massimizzare le possibilità di ottenere il più presto possibile il controllo della potenza della fusione nucleare a costi contenuti.

Lo sforzo internazionale è attualmente concentrato quasi esclusivamente su un singolo apparato, il tokamak, e su una singola versione dello stesso, quella di ITER. Crediamo che tale concentrazione quasi esclusiva sia un errore. Non sappiamo ancora se ITER porterà all’adozione di un generatore a fusione a basso costo. Non sappiamo ancora quale delle molte macchine per la fusione ora oggetto di ricerca funzionerà; quale entrerà in funzione prima o quale produrrà nel modo più efficiente l’energia. Così, concentrarsi su un singolo esperimento non costituisce la via più sicura e veloce verso la fusione termonucleare controllata.

Al momento sono in esame molte macchine per la fusione, sia simili al tokamak sia assolutamente differenti da questo, principalmente finanziate da società private, da università o da altri governi, che hanno portato a risultati assai promettenti. Tutte sono meno costose o di più rapida costruzione rispetto a ITER, oppure promettono una generazione più efficiente di energia, oppure tutte le caratteristiche messe assieme. Vi sono, inoltre, altre sostanze adatte alla fusione, oltre alla miscela di deuterio e trizio pensata per ITER. Vi sono sostanze aneutronichee, come la miscela di idrogeno e boro, che non producono neutroni e che potrebbero far produrre energia in modo più economico rispetto ad altre fonti di energia ora adoperate e che riservano altri vantaggi in termini di sicurezza e di specifiche sui materiali di costruzione. Queste miscele, è vero, per diversi motivi rappresentano sfide maggiori, ma non sappiamo ancora quali, se queste o la miscela di deuterio e trizio, rappresenteranno nel complesso la via più breve verso la definitiva produzione di macchine.

I benefici nel raggiungere la capacità di generare potenza per mezzo della fusione nucleare sarebbero immensi. Una fonte di energia del genere potrebbe eliminare la minaccia dei cambiamenti climatici e gli inconvenienti ambientali associati alle altre fonti. L’energia della fusione potrebbe far risparmiare migliaia di miliardi di dollari. D’altra parte, la ricerca sulla fusione con macchine e miscele alternative costerebbe soltanto circa 300 milioni di dollari in più all’anno, cioè 30 centesimi di dollaro procapite ogni anno. Questo contributo in denaro sarebbe davvero piccolo, se paragonato ai benefici raggiungibili.

Sollecitiamo dunque con forza il Congresso degli Stati Uniti e i Parlamenti europeo e giapponese affinché tengano immediatamente opportune audizioni sulla direzione assunta dal programma internazionale sulla fusione nucleare, mirando alla scelta di un programma assai più ampio nella sua base di lavoro. Tali audizioni potrebbero essere il primo passo per ottenere delle leggi di finanziamento di almeno 300 milioni di dollari all’anno alla ricerca di approcci alternativi alla fusione nucleare, di macchine e di miscele.

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Fusione nucleare: motore della ripresa economica

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